Recuperato per la prima volta il Rna della tigre della Tasmania
E’ il primo RNA a essere recuperato da un animale estinto e fornisce nuovi indizi sulla fisiologia dei tilacini
[21 Settembre 2023]
Il nuovo studio “Historical RNA expression profiles from the extinct Tasmanian tiger”, pubblicato su Genome Resarch da un team di ricercatori svedesi illustra l’isolamento e il sequenziamento di molecole di RNA risalenti a oltre un secolo fa e provenienti da un esemplare di tigre della Tasmania o tilacino (Thylacinus cynocephalus) conservato a temperatura ambiente nella collezione di un museo. I ricercatori evidenziano che «questo ha portato per la prima volta alla ricostruzione dei trascrittomi della pelle e dei muscoli scheletrici di una specie estinta» e sottolineano che «le nostre scoperte hanno implicazioni rilevanti per gli sforzi internazionali volti a resuscitare specie estinte, tra cui sia la tigre della Tasmania che il mammut lanoso, nonché per lo studio dei virus pandemici a RNA».
La tigre della Tasmania era un grosso marsupiale al vertice della catena alimentare che viveva in tutta l’Australia e in Tasmania. Come ricordano alla Stockholms universitet, «questa straordinaria specie trovò la sua scomparsa definitiva dopo la colonizzazione europea, quando fu dichiarata un parassita agricolo e nel 1888 fu fissata una taglia di 1 sterlina per ogni animale adulto ucciso. L’ultima tigre della Tasmania vivente conosciuta morì in cattività nel 1936 Zoo di Beaumaris a Hobart, Tasmania».
I recenti sforzi per la de-estinzione si sono concentrati sulla tigre della Tasmania perché il suo habitat naturale in Tasmania è ancora in gran parte preservato, e la sua reintroduzione potrebbe aiutare a ripristinare gli equilibri ecosistemici del passato, andati persi dopo la sua scomparsa definitiva.
Ma i ricercatori fanno presente che «ricostruire una tigre della Tasmania vivente e funzionale non richiede solo una conoscenza completa del suo genoma (DNA), ma anche delle dinamiche di espressione genetica tessuto-specifiche e del modo in cui funzionava la regolazione genetica, ottenibili solo studiando il suo trascrittoma (RNA)».
Il principale autore dello studio, Emilio Mármol della Stockholms universitet, conferma che «resuscitare la tigre della Tasmania o il mammut lanoso non è un compito banale, e richiederà una profonda conoscenza sia del genoma che della regolazione del trascrittoma di specie così rinomate, qualcosa che solo ora comincia a essere rivelato». E i ricercatori hanno sequenziato, per la prima volta, il trascrittoma della pelle e dei tessuti muscolari scheletrici di un esemplare essiccato di tigre della Tasmania di 130 anni fa e conservato a temperatura ambiente nel Naturhistoriska riksmuseet di Stoccolma, il che «ha portato all’identificazione di firme di espressione genica tessuto-specifiche che assomigliano a quelle dei mammiferi marsupiali e placentari esistenti». Gli scienziati sottolineano che «i trascrittomi recuperati erano di qualità così buona che è stato possibile identificare RNA codificanti proteine specifiche del muscolo e della pelle e hanno portato all’annotazione dei geni mancanti dell’RNA ribosomiale e dei microRNA, questi ultimi seguendo le raccomandazioni di MirGeneDB».
Un altro autore dello studio, Marc Friedländer, dell’Institutionen för molekylär biovetenskap Wenner-Grens institut della Stockholms universitet e dello SciLifeLab, evidenzia che «questa è la prima volta che riusciamo a intravedere l’esistenza di geni regolatori specifici del tilacino, come i microRNA, che si estinsero più di un secolo fa».
Questo studio pionieristico apre nuove entusiasmanti opportunità e implicazioni per l’esplorazione delle vaste collezioni di campioni e tessuti conservati nei musei di tutto il mondo, dove le molecole di RNA potrebbero attendere di essere scoperte e sequenziate.
Love Dalén, professore di genomica evolutiva alla Stockholms universitet e al Centrum för paleogenetik, fa notare che «in futuro, potremmo essere in grado di recuperare l’RNA non solo da animali estinti, ma anche genomi di virus a RNA come SARS-CoV2 e i loro precursori evolutivi dalla pelle di pipistrelli e altri organismi ospiti conservati nelle collezioni dei musei».
Gli autori dello studio si dicono entusiasti «per i futuri sviluppi della ricerca olistica che integrino sia la genomica che la trascrittomica verso una nuova era nella paleogenetica oltre il DNA».