Quanto costa la perdita di biodiversità

Quanto vale una lince morta o fuggita in un incendio boschivo? E un’aquila imperiale?

[19 Luglio 2019]

Lo studio “The role of flagship species in the economic valuation of wildfire impacts: An application to two Mediterranean protected area”, pubblicato su Science of The Total Environment da Ricardo Zamora, Juan Ramón Molina e Francisco Rodríguez Silva del Departamento de Ingeniería Forestal dell’Universidad de Córdoba ha calcolato il costo dell’impatto sulle specie autoctone degli incendio boschivi che nel 2017 hanno interessato le aree protette spagnole di Doñana e della Sierra de Segura.

Secondo il team di ricerca, il costo immediato dell’incendio che ha distrutto 8.500 ettari nel  Parque Natural de Doñana, dove vivono molte specie simbolo della biodiversità spagnola ed europea, può essere valutato in 300.000 euro. I ricercatori spiegano che «Il fuoco ha distrutto l’habitat di un gruppo di linci iberiche, una delle specie minacciate più simboliche della Penisola Iberica, che sono state obbligate a scappare e spostarsi in un altro luogo». Anche il Centro de cría de lince ibérico de El Acebuche fu costretto a evacuare i suoi esemplari e uno di questi, una femmina, è morta a causa dello stress subito durante la cattura e il trasporto.

Zamora sottolinea che «Quando si tratta di calcolare le perdite economiche di un incendio, nessuno tiene conto del costo dell’impatto sulle specie che vivono lì. Per questo era necessario dare valore alla biodiversità e per questo era importante mettere le cifre».

I ricercatori spagnoli hanno voluto rivendicare l’importanza della biodiversità calcolando il costo economico degli effetti degli incendio boschivi sulle specie più note, una cosa che non era mai stata fatta prima in Europa. Lo studio si è incentrato su due diversi incendi  del 2017: quello di Doñana e quello scoppiato a Segura, che ha incenerito 830 ettari, e dicono che «E’ complicato dare un valore alla biodiversità di un bosco nel suo insieme, per questo abbiamo deciso di selezionare alcune specie emblematiche dell’area mediterranea, come la lince iberica e l’aquila imperiale.

Lo studio è stato realizzato seguendo due filoni di ricerca: il primo ha tenuto conto del denaro investito nei programmi di conservazione e protezione di queste due specie; il secondo ha realizzato sondaggi per stimare quanti spagnoli sarebbero disposti a pagare per proteggere le specie emblematiche. Molina evidenzia che «La società è sempre disposta a pagare di più per conservare le sue specie simbolo anche se la differenza è molto maggiore, per esempio, nel caso dell’aquila imperiale che in quello della lince iberica».

I risultati finali dello studio forniscono dati in euro di perdita per ettaro incendiato in relazione ai due incendi : «In quello di Doñana, dove è morta una lince iberica e un loro gruppo ha perso completamente il suo habitat, le perdite economiche si stimano tra i  209.619 € e i 295.838 €, se si tiene conto del denaro investito nel programma di conservazione, e  tra 295.838 € e 322.733 € in relazione alla quantità che è disposta a pagare la cittadinanza per la conservazione delle specie. Dall’altra parte, per l’incendio di  Segura, molto più piccolo e senza mortalità di specie emblematiche, le cifre si stimano tra i 634 e i 777 euro nel primo caso e tra i 3.116 € e i 3.258 € nel secondo».

All’Universidad de Córdoba ricordano che «questo studio fa parte di Visual Seveif, un progetto per creare un set di strumenti di valutazione economica degli incendi boschivi. Teniamo conto delle risorse tangibili – quelle che hanno un prezzo di mercato. Però anche delle risorse intangibili come lo stoccaggio del carbonio o, come in questo caso, la biodiversità- Il team di ricerca ha inoltre lavorato per incorporare nella valutazione economica la variabile del tempo libero e del turismo, cioè il valore paesaggistico della foresta e il suo valore come luogo ricreativo.

Il progetto, iniziato nel 2010, si conclude con l’inclusione delle variabili di biodiversità e del tempo libero e turismo nello strumento, sebbene non impediscano lo studio di nuove variabili».

Molina conclude: «Stiamo pensando di migliorare lo strumento inserendo altre variabili come l’edilizia e l’erosione del suolo».