Quando gli uccelli migratori si smarriscono. La colpa può essere dei disturbi del campo magnetico terrestre

Uno studio potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere meglio le minacce per gli animali migratori e la loro capacità di adattamento

[20 Gennaio 2023]

Come dimostra il recente episodio delle numerose segnalazion i di gazze marine nel Mar Tirreno, sembra abbastanza logico che il maltempo a volte possa causare il disorientamento degli uccelli durante le loro migrazioni autunnali annuali, facendoli finire in un territorio Al quale  non sono abituati. Ma perché, anche quando il tempo è buono, gli uccelli si spostano lontano dalle loro rotte abituali?

Secondo lo studio “Geomagnetic disturbance associated with increased vagrancy in migratory landbirds”, pubblicato recentemente su Scientific Reports dai biologi  Benjamin Tonelli e Morgan Tingley dell’università della California – Los Angeles (UCLA) e Casey Youngflesh dell’università del Michigan una delle ragioni potrebbero essere i disturbi del campo magnetico terrestre che possono portare gli uccelli fuori strada – un fenomeno che gli scienziati chiamano “vagabondaggio” – anche con tempo perfetto, soprattutto durante la migrazione autunnale. .

All’UCLA sottolineano che «Con le popolazioni di uccelli del Nord America in costante calo, la valutazione delle cause del vagabondaggio potrebbe aiutare gli scienziati a comprendere meglio le minacce che gli uccelli devono affrontare e i modi in cui si adattano a tali minacce. Ad esempio, è probabile che gli uccelli che finiscono in un territorio sconosciuto debbano affrontare difficoltà nel trovare cibo e habitat adatti a loro e, di conseguenza, potrebbero morire. Ma potrebbe anche essere vantaggioso per gli uccelli i cui habitat tradizionali stanno diventando inabitabili a causa del cambiamento climatico, introducendo “accidentalmente” gli animali in regioni geografiche che ora sono più adatte a loro».

Il campo magnetico terrestre è generato da diversi fattori, sia sopra che sotto la superficie del pianeta. Decenni di ricerche suggeriscono che gli uccelli possono percepire i campi magnetici usando i magnetorecettori presenti nei loro occhi. Il nuovo studio  supporta questi risultati da una prospettiva ecologica.

Tingley, che insegna ecologia e biologia evolutiva dell’UCLA, evidenzia che «Ci sono prove crescenti che gli uccelli possono effettivamente vedere i campi geomagnetici. Nelle aree a loro familiari, gli uccelli possono orientarsi in base alla geografia, ma in alcune situazioni è più facile usare il geomagnetismo».

Ma la capacità degli uccelli di orientarsi utilizzando i campi geomagnetici può essere compromessa quando questi campi magnetici vengono disturbati. Ad esempio, questi  disturbi possono provenire dal campo magnetico del Sole, in particolare durante i periodi di intensa attività solare, come macchie solari e brillamenti solari, ma anche da altre fonti. Tingley spiega: «Se il campo geomagnetico subisce disturbi, è come usare una mappa distorta che manda gli uccelli fuori rotta».

Tonelli, Tingley e Youngflesh hanno confrontato i dati di 2,2 milioni di uccelli di 152 specie, catturati e rilasciati tra il 1960 e il 2019 nell’ambito di un programma di monitoraggio del Geological Survey Usa che rappresentano, con i dati storici di disturbi geomagnetici e dell’attività solare. Mentre altri fattori come il tempo giocano probabilmente un ruolo più importante nel causare il vagabondaggio, i ricercatori hanno scoperto «Una forte correlazione tra gli uccelli che sono stati catturati molto al di fuori del loro range previsto  e i disturbi geomagnetici che si sono verificati durante le migrazioni autunnali e primaverili. Ma la relazione è stata particolarmente pronunciata durante la migrazione autunnale».

I disturbi geomagnetici hanno influenzato l’orientamento sia degli uccelli giov ani che di quelli più anziani, suggerendo che «Gli uccelli si affidano in modo simile al geomagnetismo indipendentemente dal loro livello di esperienza migratoria».

I ricercatori si aspettavano che i disturbi geomagnetici associati all’intensificata attività solare sarebbero stati associati a un maggiore vagabondaggio ma, con loro sorpresa, in realtà l’attività solare ha ridotto l’incidenza del vagabondaggio. «Una possibile ragione  – dicono – è che l’attività a radiofrequenza generata dai disturbi solari potrebbe rendere inutilizzabili i magnetorecettori degli uccelli, lasciando invece che gli uccelli si orientino in base ad altri segnali».

Tonelli aggiunge: «Pensiamo che la combinazione di elevata attività solare e disturbo geomagnetico porti a una pausa nella migrazione o al passaggio ad altri segnali durante la migrazione autunnale. E’ interessante notare che gli uccelli che migrano durante il giorno erano generalmente un’eccezione rispetto a questa regola: erano più colpiti dall’attività solare». Per rendere la ricerca più accessibile al pubblico del birdwatching, Tonelli ha sviluppato uno strumento basato sul web  che tiene traccia delle condizioni geomagnetiche e prevede il vagabondaggio in tempo reale. Il tracker è offline durante l’inverno, ma tornerà attivo in primavera, quando ricomincerà la migrazione.

Sebbene i ricercatori abbiano studiato solo gli uccelli, i loro metodi e le loro scoperte potrebbero aiutare gli scienziati a capire perché altre specie migratrici, comprese le balene, si disorientano o si arenano lontano dal loro range abituale. Tingley conferma: «Questa ricerca è stata in realtà ispirata dagli spiaggiamenti di cetaci e speriamo che il nostro lavoro possa aiutare altri scienziati che studiano l’orientamento animale».