Problemi e prospettive dei parchi toscani

[12 Ottobre 2015]

Data  la situazione  generale dei  parchi in Italia è bene che anche la nostra Regione riprenda una riflessione e soprattutto una concreta iniziativa per dare seguito anche alla recente approvazione della nuova legge regionale sulle aree protette. Tanto più opportuna perché con la nuova legge  è stata approvata anche quella sul paesaggio, che da tempo è stato sottratto alla pianificazione dei parchi, il tutto reso più complicato dalla abrogazione delle province e quindi dei relativi parchi provinciali presenti in Toscana unitamente alle Anpil.

Quando si parla di parchi toscani deve essere chiaro innanzitutto che essi non sono riducibili ai soli 3 parchi regionali – come spesso è avvenuto e avviene -, ma ad essi vanno aggiunti i 3 nazionali di cui ben due interregionali. Tanto più importante perché quello dell’Arcipelago Toscano, al pari della riserva marina della Meloria affidata alla gestione del parco di San Rossore, riguardano il Santuario dei cetacei e il nostro rapporto con Liguria, Sardegna e Francia.

Che vi siano problemi anche molto delicati lo abbiamo visto peraltro proprio nel corso del dibattito sulle due nuove leggi. Mi riferisco alle Apuane ma anche alla costa, sia sul versante livornese-maremmano ma anche alla Versilia e al carrarino. Che il clima non sia sempre dei migliori lo abbiamo visto appena si è discusso del disastro della  laguna di Orbetello, dove è bastato che il parco della Maremma avanzasse qualche ragionevole ipotesi di gestione per suscitare reazioni nel comune interessato degne d’altri tempi. Non migliore la situazione in Val di Cornia, dove continua una guerriglia tra comuni ma anche all’interno delle forze politiche. A novembre è stata approvata la Carta di Livorno,  ma finora non sembra abbia prodotto effetti positivi nel senso di rafforzare quella collaborazione istituzionale a cui non ha certo giovato l’abrogazione delle province, che ha lasciato orfani i parchi provinciali e anche le Anpil che avrebbero dovuto passare a una gestione sovracomunale.

San Rossore ha riconoscimenti europei importanti e sta estendendo i suoi rapporti anche ai comuni esterni al parco, ma resta impigliato in condizionamenti non solo di bilancio che deve risolvere da tempo  la Regione. Anche il versante a confine con la Liguria presenta più d’un problema rimasto finora in frigo.

Come in altre regioni, si avvertono spinte a regionalizzare ruoli e compiti che invece devono restare ancorati alle comunità locali. Non avere a suo tempo svolto una conferenza nazionale sui parchi ha sicuramente contribuito alla crisi in atto e alle troppe latitanze ministeriali. La Regione non deve commettere lo stesso errore e deve pertanto riportare una approfondita riflessione in sede regionale coinvolgendo i parchi e le altre aree protette, i comuni e gli altri soggetti istituzionali, culturali a partire dalle associazioni ambientaliste. Se non troveremo il modo e la via per una riflessione non sbrindellata, politica culturale e istituzionale, dei parchi molto presto resterà ben poco.  Riflessione che parta dalla necessità di un esercizio convincente e sostanziale della competenza primaria in materia ambientale, con tutte le implicazioni non solo sul governo del territorio ma anche sul paesaggio; aspetto quest’ultimo che non viene affrontato operativamente quasi mai in maniera convincente: vedi, in Toscana, il caso della Alpi Apuane, dove attraverso la delega in materia di autorizzazione paesaggistica il parco potrebbe riconquistare di fatto una responsabilità diretta in materia.

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