Preapertura della caccia, Wwf: doveva essere una deroga è la consuetudine

Lipu: Italia a serio rischio infrazione europea per la caccia alla tortora selvatica e ad altre specie

[1 Settembre 2020]

Il Wwf come ogni anno parte all’attacco della preapertura della caccia: «Da domani, mercoledì 2 settembre, le campagne e i boschi italiani subiranno l’invasione armata dei cacciatori a cui molte Regioni hanno concesso l’avvio della nuova stagione venatoria in “preapertura”: numerose giornate di caccia in più rispetto all’apertura “ordinaria” della caccia che dovrebbe avvenire, secondo la legge nazionale n. 157/1992, la terza domenica di settembre».  Il Panda ricorda che  «Quella che dovrebbe essere una deroga concessa solo in presenza di rigorose e determinate condizioni scientifiche, è ormai una consuetudine. Le “deroghe” sono quasi sempre autorizzate in violazione delle leggi italiane ed europee poste a tutela degli animali selvatici e delle aree dove vivono, si nutrono e si riproducono. Praticamente tutte le regioni hanno consentito la preapertura ricorrendo, in alcuni casi, a tecniche dilatorie pubblicando le delibere che disciplinano i calendari venatori sempre più tardi rispetto alla data del 15 giugno stabilita dalla legge: alcune Regioni stanno pubblicando tra il 25 e il 31 agosto delibere che autorizzano l’apertura anticipata dal 2 settembre! Il motivo è da cercare nel tentativo, maldestro e odioso, al limite del lecito, di rendere difficile, se non impossibile, per il Wwf e le altre associazioni ambientaliste, impugnare i provvedimenti dinanzi ai tribunali amministrativi regionali e bloccare questi provvedimenti illegittimi,  in tempo».

Nonostante questo il WWF, da solo o insieme ad altre associazioni, sta impugnando una serie di provvedimenti in una vera e propria corsa contro il tempo. «Così è accaduto in Toscana  – spiega il Wwf – dove si è riusciti a impugnare la delibera della Regione del 25 agosto sulle preaperture ottenendo dal TAR, con decreto monocratico del 31 agosto, la riduzione del carniere giornaliero da 12 a 5 “capi” per cacciatore: un risultato al di sotto delle aspettative, ma che comunque ridurrà la carneficina che i cacciatori stanno per compiere».

In Veneto non si potrà sparare in preapertura: il Tar ha accolto il ricorso di Lipu, Wwf, Enpa, Lav e Lac e non si potranno cacciare le 7 specie previste dal calendario: ghiandaia, tortora selvatica, merlo, cornacchia nera, cornacchia grigia, gazza e colombaccio.

Nelle altre regioni la caccia anticipata, che in molti casi è persino autorizzata per specie “vulnerabili” o “in precario stato di conservazione”. La Lipu avverte che «E’ molto concreto il rischio che l’Italia diventi oggetto di una procedura di infrazione europea per la caccia alla tortora selvatica, come accaduto per Francia e Spagna. La caccia alla tortora selvatica è autorizzata nonostante le richieste internazionali di moratoria, l’opposizione del ministero dell’Ambiente italiano, il Piano di gestione nazionale della specie (che sconsiglia le preaperture) e il parere negativo da parte dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Un’incredibile serie di divieti che le regioni hanno inteso disattendere, a dimostrazione della totale sudditanza culturale e politica nei confronti del mondo venatorio. Si tratta di una situazione che mette a ulteriore rischio una specie classificata come “Spec 1’” (ossia minacciata a livello globale) e come “Vulnerabile’” dalla Lista rossa, e che versa in un cattivo stato di conservazione».

La Lipu evidenzia che «Non è solo la tortora ad essere colpita dalle preaperture. Sono infatti 12 le specie che da domani verranno cacciate: troviamo anche cornacchia grigia, cornacchia nera, gazza, ghiandaia, colombaccio, merlo, alzavola, beccaccino, marzaiola, quaglia e germano reale. Piemonte e Basilicata le regioni con il maggior numero di giornate di caccia in preapertura, ben 8, seguite dalle Marche (7) ed Emilia-Romagna (5)».

Aldo Verner, presidente della Lipu-BirdLife Italia, evidenzia che «La persistente caccia alla tortora selvatica espone l’Italia alla concreta ipotesi di procedura di infrazione da parte della Commissione europea, che sulla materia ha già proceduto contro la Francia e la Spagna. Gran parte dell’Europa è impegnata a far sì che la tortora selvatica possa essere salvata, ma non le regioni italiane, che tra stratagemmi e scorrettezze ancora una volta hanno favorito i cacciatori, mancando al ruolo primario di protezione della natura. Un atteggiamento grave, al limite del costituzionale, che stiamo valutando attentamente per agire di conseguenza».

Il Wwf denuncia che «Come se non bastasse, molte delle Regioni che stanno autorizzando l’anticipo della caccia hanno anche deciso il posticipo della chiusura al 10 febbraio, anziché al 31 gennaio per alcune specie. Una tendenza filovenatoria delle Regioni resa ancor più evidente dall’adozione di numerosi provvedimenti che tendono ad allargare le maglie delle norme vigenti».

Dante Caserta, vice presidente  Wwf Italia, conclude: «Ancora una volta siamo costretti ad impegnare energie e risorse solo per far rispettare la legge e bloccare così stragi illegali di animali Per le Regioni italiane la fauna non è, come dice la legge, un patrimonio di tutti, ma “selvaggina” da sacrificare alla lobby dei cacciatori per avere qualche voto in più alle elezioni. E né il Governo nazionale, né l’Unione Europea riescono a mettere in campo misure idonee a contrastare questa deregulation. La mancanza di controlli fa il resto. Su territori molto estesi vigilano limitati nuclei delle Forze dell’Ordine dedicati a questo servizio a cui si affiancano le guardie volontarie del Wwf e di altre associazioni ambientaliste: insieme cercheranno di salvare la biodiversità italiana».