Pnrr, Greenpeace a Draghi: «Whatever it takes per il pianeta»

La Next generation in 10 passi. Sit-in davanti al ministero dell’economia

[15 Aprile 2021]

Stamattina con un sit-in promosso a Roma davanti al Ministero dell’economia e delle finanze ala quale hanno partecipato anche movimenti come Fridays for Future, Scomodo ed Extinction Rebellion, Greenpeace ha  presentato “Next generation in dieci passi”, 10 punti per una vera transizione ecologica.

Ecco come dovrebbe essere la transizione ecologica secondo Greenpeace Italia:

Le regole del gioco: La procedura per l’elaborazione del PNRR deve essere trasparente e soggetta a consultazione pubblica. I piani e programmi in esso contenuti devono essere soggetti a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) ed i singoli progetti alle verifiche di impatto ambientale (VIA).

1 Rivoluzione energetica con maggiore spazio alle rinnovabili ed elettrificazione dei trasporti. Superare il PNIEC intervenendo in modo più incisivo sulla elettrificazione dei trasporti e definendo obiettivi più sfidanti sul fronte delle rinnovabili, anche attraverso riforme che ne favoriscano lo sviluppo: la quota di rinnovabili sui consumi finali lordi al 2030 deve salire dal 55% del vecchio piano a circa il 70% del mix produttivo. Sbloccare il settore delle rinnovabili, la cui velocità di espansione deve crescere di cinque sei volte rispetto alla situazione attuale, con investimenti crescenti e procedure di autorizzazione semplificate. Introdurre semplificazioni sia ai rifacimenti di impianti solari ed eolici a fine vita che alla costruzione di impianti a fonti rinnovabili di grandi dimensioni (ad esempio il solare). Ampliare la non assoggettabilità a VIA nelle aree industriali (10 MW) e a maggior ragione in quelle dismesse. Promuovere in modo ambizioso l’agrivoltaico compatibile con le tipologie produttive agricole, l’installazione di impianti solari galleggianti (ad es. sui bacini delle centrali idroelettriche) e lo sviluppo dell’eolico offshore e galleggiante.

2 Interventi nelle infrastrutture di rete e di accumulo dell’energia, a partire dalle batterie. Affrontare in modo strutturale, e prioritario, il tema degli accumuli e delle batterie per la rete elettrica. Ripianificare gli interventi previsti sulla rete elettrica che sono al momento tarati su un obiettivo insufficiente legato al vecchio PNIEC.

3 Stop a prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi e niente fondi per impianti di cattura CO2, bioraffinerie o produzione di carburanti da plastiche. Non usare i fondi europei per progetti di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), bioraffinerie o impianti di produzione di carburanti da plastiche non riciclabili. Introdurre immediatamente un divieto permanente a ogni nuova attività di prospezione, ricerca e estrazione di idrocarburi a terra e a mare, e una legge che stabilisca un termine ultimo alla validità delle concessioni in essere , al massimo entro il 2040, come fatto in Francia, per fermare definitivamente le trivellazioni nel nostro Paese.

4 Riconversione degli allevamenti intensivi, con riduzione del 50% degli animali allevati e degli impatti ambientali. Ridurre del 50% il numero di animali allevati al 2050, usando i fondi pubblici già destinati al settore zootecnico per apposite misure che accompagnino gli allevatori in questa transizione. Non destinare più sussidi agli allevamenti intensivi a meno che questi non siano vincolati a efficaci misure di riduzione degli impatti ambientali, a partire dalla riduzione delle consistenze zootecniche. Non destinare più fondi pubblici a campagne promozionali che incoraggino il consumo di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti intensivi.

5 Promozione dell’agricoltura biologica e tutela della biodiversità agricola. Drastico incremento di pratiche biologiche e agroecologiche per arrivare ad avere almeno il 40% di superficie agricola dedicata all’agricoltura biologica entro il 2030. Raggiungere e superare l’obiettivo del 10% delle aree agricole da destinare alla tutela della biodiversità indicato dalla Strategia Europea Biodiversità 2030.

6 Prevenzione e riduzione dei rifiuti prodotti, secondo il modello europeo, con interventi prioritari contro il monouso. Introdurre misure urgenti che seguano i principi base indicati dall’Europa: la prevenzione e la riduzione dei rifiuti prodotti, intervenendo in via prioritaria sulla frazione monouso. Introdurre rigidi meccanismi di responsabilità estesa del produttore, soprattutto per le frazioni non riciclabili, che coprano i costi connessi all’intero ciclo di vita di un prodotto e gli impatti ambientali e sanitari che ne derivano. Sulla Plastic Tax non c’è più tempo da perdere ed è opportuno impedire il ricorso ad altri materiali che consentano di mantenere una modello di business basato sulla logica del monouso. Non servono nuovi inceneritori.

7 Investimenti per il design ecologico dei prodotti e sviluppo filiere del riciclo nei settori chiave del made in Italy, a partire dal tessile. Per favorire la riduzione dei rifiuti, sono necessari investimenti su riuso, durabilità, riparabilità ed ecodesign. Introdurre regimi di fiscalità agevolata per le aziende che ricorrono a sistemi basati sullo sfuso e sulla ricarica in modo da portare la quantità di beni venduti con tali modalità al 50% entro il 2030. Nel tessile, uno dei settori chiave del Made in Italy, è necessario promuovere ed agevolare fiscalmente approcci come quello del Consorzio Italiano Detox per l’eliminazione delle sostanze chimiche pericolose e lo sviluppo di filiere per il riciclo partendo dalle competenze presenti nei distretti italiani.

8 Città sostenibili, con investimenti per la mobilità alternativa, aree verdi e il recupero delle periferie per superare le diseguaglianze. Promuovere un cambiamento sistemico nelle città, a partire dalla mobilità alternativa pubblica e accessibile a tutti, elettrificando i trasporti e con la creazione (o la riqualifica) di aree verdi, fino agli investimenti nelle periferie per abbattere le disuguaglianze sociali ed economiche e allo sviluppo delle reti di trasporto su rotaie locali e regionali.

9 Tutela del patrimonio forestale italiano e della biodiversità marina, con ampliamento dell’attuale rete di Aree protette. Tutelare e irrobustire il patrimonio forestale del Paese garantendone il contributo in termini di assorbimento di carbonio con modelli di gestione prossimi alla natura, azioni di prevenzione degli incendi, monitoraggio delle quantità di legno prelevate e denunciando le false soluzioni (biomasse forestali per produzione energetica; rimboschimenti compensativi; piantumazione di alberi). Mantenere e garantire con gli investimenti necessari l’impegno di tutelare il 30 per cento del nostro territorio e dei nostri mari entro il 2030, partendo dal rafforzamento e ampliamento dell’attuale rete di Parchi Nazionali e Regionali e Aree Marine Protette.

10 Obiettivo di riconversione dell’industria militare, a favore di salute e benessere dei cittadini. Inserire come obiettivo del PNRR la riconversione dell’industria militare, vincolando i fondi alla transizione verso la human security e lo sviluppo del sistema sanitario. Un’economia disarmata e sostenibile che metta al centro la salute e il benessere dei cittadini.

L’organizzazione ambientalista in questi giorni ha lanciato inoltre la maratona social #IlPianetaSiSalvaAdAprile, chiedendo a cittadine e cittadini di far sentire la propria voce al governo Draghi. La portavoce della campagna, Chiara Campione, ha ricordato che «Mancano meno di venti giorni alla scadenza per la presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano a Bruxelles. Abbiamo bisogno di progetti concreti per un futuro verde, sostenibile ed equo, ma le bozze del piano attualmente in circolazione sono vaghe, deludenti e non garantirebbero al nostro Paese una vera transizione ecologica, né una reale speranza alle nuove generazioni».