Platani, olmi, bagolari e querce sono i migliori alberi da piantare nelle città inquinate

Le specie più capaci di assorbire anidride carbonica e sostanze inquinanti, secondo uno studio condotto a Milano e Bologna

[24 Febbraio 2023]

Lo studio “Species-Specific Contribution to Atmospheric Carbon and Pollutant Removal: Case Studies in Two Italian Municipalities”, pubblicato su Atmosphere da Ilaria Zappitelli e Alessandro Alivernini del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), Adriano Conte e Silvano Fares del CNR e Sandro Finardi di ARIANET , hanno utilizzato il modello AIRTREE, sviluppato dal CNR e dal CREA per prevedere come le foglie degli alberi scambiano CO2 acqua, ozono e particelle fini con l’atmosfera, applicandolo per la prima volta a due grandi aree urbane. Milano e Bologna.

Come spiega Nature Italy, «Gli autori hanno creato mappe della vegetazione delle due città, integrando le immagini a 10 metri di risoluzione dei satelliti Sentinel 2 dell’Agenzia Spaziale Europea con i censimenti del verde urbano forniti dai comuni di Milano e Bologna».

La Zappitelli evidenzia che «Di solito questi censimenti includono solo circa il 20% della vegetazione urbana, quindi non sono completi. Grazie all’integrazione di queste due fonti di dati, abbiamo ottenuto una migliore comprensione della copertura vegetale in questi Comuni».  Mappe e dati sulla qualità dell’aria sono stati poi inseriti nel modello AIRTREE.

Prima, ipotizzando una totale assenza di alberi, i ricercatori hanno simulato il livello massimo di inquinamento possibile a Milano e Bologna, nelle due città, poi hanno calcolato la capacità di assorbimento delle varie specie arboree rispetto a inquinanti come CO2, particolato e biossido di azoto, e scrivono che «Abbiamo identificato le specie arboree con la più alta capacità di assorbimento del carbonio con valori fino a 1025,47 g CO 2 m 2 y −1 per Celtis australisPlatanus x acerifolia , Ulmus pumila e Quercus rubra».  Cioè il bagolaro, il platano comune, l’olmo siberiano e la quercia rossa.

Fares  conclude: «Il contributo principale di questo lavoro è stato sottolineare l’importanza della specificità biometrica di ogni specie vegetale, in particolare il numero di foglie per metro quadro. Caratteristiche come la fotosintesi e la capacità di traspirazione della pianta sono state verificate in situ per ogni specie, al fine di ottenere dati più precisi. Il modello può essere utilizzato per pianificare la riforestazione urbana, basandosi su dati specifici sul clima di ogni luogo e su come le diverse specie arboree interagiscono con esso. Sarà reso disponibile a tutti attraverso uno strumento open-source, nell’ambito delle attività del nuovo National Biodiversity Future Center».