Pesca a strascico consentita nel 97% delle aree marine protette del Regno Unito

E il governo britannico autorizza più di 1.000 pescherecci. Oceana: al ritmo attuale la pesca a strascico nelle AMP UK finirà solo nel 2050

[6 Giugno 2022]

Il governo conservatore britannico sta per rilasciare oltre 1.000 licenze di pesca per il 2022 per i pescherecci dell’Unione europea e del Regno Unito, consentendo loro di praticare la pesca a strascico nelle aree marine protette (AMP) del Regno Unito.  Oceana e Global Fishing Watch ricordano che «Questo viola le normative sugli Habitat e le leggi sul mare e potrebbe renderlo illegale ai sensi della legge britannica».

La rete di parchi marini del Regno Unito, istituita per salvaguardare le aree vulnerabili dei fondali marini e la vita marina, è una pietra miliare dell’obiettivo del governo di proteggere il 30% della biodiversità oceanica entro il 2030. Eppure dal dossier presentato dalle due organizzazioni e rilanciato da The Guardian emerge che «La pesca a strascico e con le draghe sono attualmente ancora consentiti in oltre il 97% – 62 su un totale di 64 – delle AMP offshore del Regno Unito».

Nell’aprile 2021, dopo azioni legali intentate da Oceana UK, il governo britannico si è impegnato ad adottare la gestione controllata della pesca per tutte le sue AMP entro il 2024, ma l’ONG ambientalista fa notare  che «Tuttavia, al ritmo attuale di progresso – solo 4 AMP in 2 anni – il metodo di pesca più distruttivo e non selettivo potrebbe continuare a essere autorizzato nelle aree protette britanniche fino al 2050».

Melissa Moore, responsabile UK Policy di Oceana in Europe, evidenzia che «Abbiamo bisogno di un divieto immediato della pesca a strascico e con le draghe in tutte le aree marine protette offshore, nonché nella zona costiera. Continuare a concedere in licenza questa attività distruttiva, quando sappiamo i danni che provoca e che è illegale secondo varie leggi ambientali, è una cosa da non credere. Una semplice condizione per le licenze dovrebbe vietare la pesca nelle AMP. Dobbiamo proteggere i nostri habitat marini e in cambio molti di loro ci aiuteranno anche a proteggerci dai cambiamenti climatici sequestrando e immagazzinando carbonio».

L’analisi di Oceana e Global Fishing Watch ha rilevato che «Delle 68.000 ore di pesca con attrezzi per la pesca a strascico  dannosi che hanno avuto luogo nel 2020 nelle AMP bentoniche offshore del Regno Unito, il 39% è stato effettuato da navi britanniche, in particolare al largo della Scozia, il 35% da francesi e il resto da altri stati dell’Ue» .

Un’analisi dei dati di localizzazione dei pescherecci di Global Fishing Watch e Oceana, ha rilevato che nel 2021 la pesca a strascico  è stata attuata in 58 delle 64 AMP “bentoniche” offshore, che mirano a proteggere le specie che vivono su il fondale. Un totale di 1.604 pescherecci, compresi quelli industriali, hanno trascorso 132.267 ore di pesca in queste AMP nel Regno Unito.

Nel 2021, i pescherecci con attrezzi trainati sul fondale – il tipo di pesca più distruttivo, che prevede il trascinamento di reti zavorrate sugli habitat dei fondali marini – hanno trascorso almeno 31.854 ore nelle AMP e Oceana fa notare che «E’ probabile che questa sia una sottostima, poiché potrebbe aver identificato  solo gli attrezzi di 837 barche, poco più della metà di quelle rilevate, per mancanza di dati pubblicamente disponibili. La stragrande maggioranza erano navi industriali».

Oceana mette sotto accusa il governo conservatore britannici che, di  fronte alla crisi climatica ed ecologica e dopo che Unito che ha appena ospitato la COP 26 Unfccc, dovrebbe mostrare davvero la leadership promessa in campo ambientale e agire immediatamente per gestire questa attività dannosa in tutte le AMP: «La pesca a strascico e quella con le draghe  comportano il traino di attrezzi molto pesanti lungo il fondale marino, il che spesso distrugge gli habitat e le specie che vi vivono, dalle barriere biogene e rocciose agli habitat di fango profondo. Uno studio recente ha anche scoperto che i pescherecci che pescano a strascico sul fondo dell’oceano rilasciano nella colonna d’acqua tanto carbonio quanto ne invia ogni anno nell’atmosfera l’industria aeronautica globale e che le acque del Regno Unito sono il quarto più grande emettitore di carbonio globale dalla pesca a strascico».

Oceana ha pubblicato anche un video che dimostra l’impatto positivo che un divieto di pesca a strascico può avere per l’ecosistema marino. Il filmato è girato al largo del Sussex, dove il governo ha approvato un regolamento introdotto dalla Sussex Inshore Fisheries & Conservation Authority (IFCA) nel febbraio di quest’anno, che vieta la pesca a strascico in oltre 170 km2 di area costiera lungo la costa del Sussex. Oceana ricorda che «Anni di pesca a strascico nel Sussex avevano distrutto le foreste di alghe sottomarine, che fornivano gli habitat necessari per una vasta gamma di specie. Il kelp funge sia da casa per una moltitudine di animali, dalle aragoste alle foche, rafforzando gli ecosistemi marini, sia come difesa vitale contro i cambiamenti climatici catturando e immagazzinando anidride carbonica».

L’apneista e attivista oceanico, Steve Allnutt, si immerge al largo della costa del West Sussex dagli anni ’90 e ha documentato i cambiamenti degli habitat marini e della fauna selvatica dovuti alla pesca a strascico e ad altri fattori ambientali. Le riprese subacquee realizzate da Allnutt al largo della costa di mostrano come le praterie di alghe, la vita marina e le specie di pesci tra cui orate, spigole e labridi abbiano iniziato a tornare e prosperare dope che l’area è stata vietata alla pesca a strascico.

Allnutt ha dichiarato: «Spero che il Sussex sia l’inizio di un massiccio effetto domino nel resto del Regno Unito. Ho visto di persona quanto velocemente le alghe e altre forme di vita marina possono riprendersi quando vengono lasciate in pace dai pescherecci a strascico. Sebbene sia davvero incoraggiante, è anche devastante pensare alla distruzione che sta ancora avvenendo nel resto degli oceani e della vita marina del Regno Unito. Il governo deve seguire l’esempio del Sussex e vietare la pesca a strascico da 0 a 3 miglia nautiche al largo del resto della costa e in tutte le aree marine protette».

Anche Clive Mills, un pescatore professionista della Bognor Fishermen’s Association che pesca dal 1976  ha sostenuto con forza il divieto nella zona costiera del Sussex. Mills, che pesca con attrezzi sostenibili a basso impatto come tramagli o reti da posta che non danneggiano o danneggiano minimamente il fondale marino, ha notato che <, dall’entrata in vigore del regolamento, la qualità del pescato è notevolmente migliorata per lui e per altri piccoli pescatori a basso impatto e, commentando la minaccia rappresentata dalla pesca a strascico per l’oceano, gli stock ittici e i mezzi di sussistenza dei pescatori, ha detto: «Dobbiamo iniziare a prenderci cura di ciò che ci resta, perché se no, non ci sarà più niente. Se continuiamo a utilizzare l’ingranaggio che sta decimando tutto, non saremo in grado di farlo. Se non lo facciamo ora, quando lo faremo? Tra 10 anni? 20 anni? Ogni giorno che lo lasciamo, o ogni anno che lo lasciamo, ci avviciniamo all’abisso».

Oceana chiede «Divieti simili a 3 miglia costiere per la pesca a strascico nel resto del Regno Unito, nonché un divieto in tutte le aree marine protette, soprattutto le AMP offshore che sono completamente non gestite. Lasciando l’area costiera ai pescatori a basso impatto come i pescatori di granchi e aragoste e vietando il dragaggio delle capesante e la pesca a strascico che danneggiano gli habitat costieri, questa zona fornirà un importante vivaio per i pesci che li aiuterà a ripopolarsi più al largo. Vedrà anche il recupero degli habitat di blue carbon di alghe, scogliere e fanerogame marine».