Parco del Sirente-Velino: i costruttori tornano alla carica per edificare 13 villette

Stazione Ornitologica Abruzzese: «La procedura è errata. Area di enorme valore naturalistico, basta cemento, stop al consumo di suolo!»

[14 Dicembre 2021]

La Stazione Ornitologica Abruzzese (SOA) lancia un nuovo allarme: «Non c’è pace per il Parco regionale del Sirente-Velino. I costruttori che vogliono realizzare ben 13 edifici in località Prato della Madonna a Rocca di Mezzo (AQ) tornano infatti alla carica per ottenere nuove autorizzazioni per la lottizzazione nonostante due sonore bocciature rimediate al Consiglio di Stato».

Infatti, il 3 dicembre la società Biocasa di San Severo (Fg) ha depositato al Comitato VIA della Regione Abruzzo un’istanza, che verrà discussa il 16 dicembre, per ottenere un nuovo parere favorevole sulla procedura di Valutazione di incidenza ambientale necessaria per i Siti di interesse comunitario (Sic) per flora e fauna. «Solo che per farlo – dicono alla SOA – richiamano una norma introdotta con il famigerato Decreto Semplificazioni del 2020 che però riguarda la diversa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (normata invece dal D.lgs.152/2006)».

Per questo oggi, nonostante i tempi ristretti, la SOA, ha inviato una nota alla Regione f nella quale evidenzia che «Il riferimento normativo è del tutto errato» chiedendo quindi di respingere l’istanza.
Il Consiglio di Stato, dopo la vittoria al Tribunale Amministrativo Regionale di LIPU – Lega Italiana Protezione Uccelli, Italia Nostra Onlus e Mountain Wilderness Italia che avevano fatto ricorso con il supporto della SOA contro il parere favorevole della regione del 2014, ha rigettato per ben due volte i ricorsi della Biocasa  (sentenze n.8424 del 20 dicembre 2020 e n. 6634 del 3 ottobre 2019. «Ora  – denuncia la Stazione Ornitologica Abruzzese  – i costruttori pretendono il via libera su ben 13 edifici “sacrificandone” uno sul bordo per lasciare qualche centinaio di mq ad una specie rarissima e tutelata a livello comunitario presente nell’area, la Klasea lycopifolia. Praticamente in un’area protetta alle specie rare si lascerebbero gli “strapuntini” ai bordi del nuovo cemento! Ovviamente riteniamo che la Regione debba dire chiaramente che in un parco (e non solo lì) bisogna finirla con il cemento imponendo il consumo di suolo zero. Tra l’altro i paesi dell’area sono stracolmi di villette e altri edifici vuoti degli anni ’70 e sarebbe folle sacrificare aree di enorme valore naturalistico».