Operazione Bora Bora a Montecristo: recuperato il relitto del peschereccio affondato nel 2019

Un modello da proporre al legislatore per la bonifica del mare

[29 Novembre 2021]

Nella notte del 12 giugno 2019 nel mare di Montecristo, nella Zona 1 di protezione integrale del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, il motopesca Bora Bora naufragò sulla costa dell’isola, infrangendosi sulle sue pareti rocciose, nel cuore del Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos. Le operazioni di recupero del Bora Bora avrebbero dovuto concludersi entro l’ottobre del 2020, ma imprevisti e la pandemia di Covid-19 le hanno ritardate.

Oggia, nella sede del Parco Nazionale dell’Enfola, a Portoferraio, durante una conferenza stampa i protagonisti dell’operazione di recupero del relitto del Bora Bora, che per la prima volta in Italia è stata effettuata grazie al contributo di soggetti privati, hanno ricostruito l’intera operazione.

In una nota il Parco Nazionale ricorda che «Nel corso dell’intervento, suddiviso in tre fasi e iniziato a marzo 2021 e concluso a settembre 2021, è stata bonificata l’area marina protetta da un relitto di circa 90 tonnellate  Sui fondali giacevano complessivamente circa 67.800 kg di rifiuti tra legno di fasciame (30.000 la quantità stimata), acciaio inox (10.360), ferro e acciaio (25.640), cime con anima in metallo (600), pneumatici fuori uso (1.200) e reti e cime in plastica (200).  I lavori sono stati eseguiti da tre ditte, Sales di Roma, Stmp e Pim di Piombino grazie al finanziamento privato. Le componenti sono state affidate alla società PIM (Piombino Industrie Marittime) per il riciclo dei materiali recuperati e lo smaltimento. L’intera impresa è costata circa 80 mila euro, messi a disposizione da una cordata di imprenditori oltre alle istituzioni pubbliche coordinate dal Reparto Ambientale Marino (RAM) del Corpo delle Capitanerie di Porto guidato dall’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore che ha seguito le operazioni in tutte le fasi, sia sul piano tecnico sia sul piano amministrativo. Insieme al RAM si sono attivati , ciascuno per le proprie competenze, anche il Parco Nazionale Arcipelago Toscano, il Comune di Portoferraio, la Capitaneria di Porto di Portoferraio e Piombino, la Direzione Marittima di Livorno, l’Autorità di Sistema Portuale di Livorno, il Comando Carabinieri per la tutela della biodiversità, e le società e gli imprenditori coinvolti. Per conseguire pienamente le finalità di tutela ambientale  è risultato importante anche l’impegno della società Sales spa di Campiglia Marittima e della società Piombino Industrie Marittime (Pim), senza dimenticare la partecipazione della società Servizi Tecnici Marittimi Portuali (Stmp) srl del porto di Piombino, che hanno garantito la necessaria cornice di sicurezza durante tutte le fasi operative. Anche l’Autorità di Sistema portuale di Livorno, Ufficio territoriale portuale di Piombino, ha fornito il necessario supporto nella predisposizione delle complesse operazioni nell’ambito portuale».

Durante la conferenza stampa di oggi, l’Ammiraglio Caligiore, il presidente del Parco Giampiero Sammuri e il sindaco di Portoferraio Angelo Zini hanno sottolineato come «Le operazioni di bonifica affrontate per il recupero del relitto possano diventare  un modello da seguire per bonificare i numerosi relitti abbandonati nel nostro mare».

Caligiore ha evidenziato che «Senza la copertura finanziaria dei privati,  il mare dell’Isola piu preziosa e tutelata dell’Arcipelago Toscano, in pieno Santuario dei Cetacei, sarebbe rimasto inquinato dai materiali del motopeschereccio Bora Bora senza possibilità di bonifica. Infatti il Codice della navigazione vigente, scritto dal legislatore 80 anni fa, non contempla la possibilità di interventi da parte di amministrazioni dello Stato. L’idea di raccogliere i finanziamenti di alcune aziende private sensibili all’ambiente, nacque durante una conversazione all’Isola d’Elba in occasione della presenza dell’allora Ministro dell’Ambiente Sergio Costa: Mario Lanera, imprenditore locale, si offrì di coivolgere altri privati oltre a lui nel finanziamento della operazione di recupero». Una volta raccolta la cifra necessaria è potuta  partire un ‘operazione imponente.

Per Caligiore, «L’attività di recupero svolta costituisce un intervento pilota, realizzato per la prima volta in Italia» e ha fatto  fatto un appello al legislatore affinchè «Da un lato voglia provvedere ad innovare l’attuale quadro normativo e dall’altro lato voglia promuovere altre iniziative analoghe in cui le Istituzioni dello Stato, sostenute economicamente dall’imprenditoria, possano interagire per la soluzione di problematiche a carattere ambientale». L’Ammiraglio ha tenuto a sottolineare anche «Il ruolo importante del PNAT che si è reso disponibile a svolgere tutta la parte amministrativa indispensabile alla gestione corretta delle operazioni molto articolate».
Sammuri ha ringraziato  Caligiore per «La determinazione con cui ha portato a temine nella complessità  il coordinamento delle operazioni», raccogliendo l’appello di stimolare a sua volta come Federparchi  il legislatore affinchè aggiorni la normativa sulla base di questo modello virtuoso.
Zini, che è anche sindaco di Montecristo, ha ringraziato l’Ammiraglio Caligiore per «Aver portato a compimento un intervento che credevo non fosse realizzabile», auspicando che «questo modello di collaborazione tra pubblico e privato nella tutela del mare diventi un esempio per altri».