Nuova eruzione del Nyiragongo: quasi 400.000 persone potrebbero essere sfollate

Situazione sempre più difficile a Goma, nella Repubblica democratica del Congo. Si teme un’epidemia di colare. I bambini sono i più a rischio

[28 Maggio 2021]

Le persone che erano tornate a casa dopo essere fuggite di fronte alla recente violenta – ma breve – eruzione del Monte Nyiragongo », uno dei vulcani più attivi del mondo, stanno di nuovo scappando e potrebbero essere molte di più.

L’Unicef ha avvertito che, dell’attuale esodo continua, nell’area di Goma, nella Repubblica democratica del Congo (Rdc) «Quasi 400.000 persone, compresi 280.000 bambini, potrebbero essere sfollate e necessitano di protezione o sostegno».

Il 22 maggio la lava è iniziata a fuoriuscire dopo un’eruzione esplosiva dall’enorme cratere del Nyiragongo, facendo già fuggire migliaia di persone da Goma, una città con circa 2 milioni di abitanti e almeno 32 persone sono morte come conseguenza diretta dell’eruzione, inclusi 3 bambini, mentre 40 persone sono disperse.

L’Unicef  ha accolto con favore gli sforzi del governo della Rdc per proteggere le persone che vivono nella “zona rossa” di Goma orientale dai rischi associati a ulteriori eruzioni e ha avvertito che, v< in caso di una nuova evacuazione di massa, i bambini corrono un rischio maggiore.

Il rappresentante dell’Unicef nella Rdc, Edouard Beigbeder, spiega che «Ogni volta che grandi gruppi di persone vengono sfollati in un breve periodo di tempo, i pericoli per i bambini aumentano. Dobbiamo stare attenti ai rischi immediati per i bambini che si spostano, compresi problemi di protezione, i rischi nutrizionali e per la salute, comprese le malattie di origine idrica e in particolare la diffusione del colera».

Migliaia di persone minacciate dall’eruzione del Nyiragongo si stanno dirigendo da Goma verso la vicina città di Sake – 25 chilometri a nord-ovest – un’area soggetta a focolai di colera dove nelle ultime due settimane sono stati registrati almeno 19 casi sospetti.

Beigbeder  è molto preoccupato: «Con un aumento del rischio di un’epidemia di colera, chiediamo urgente assistenza internazionale per prevenire ciò che minaccia di essere un disastro per i bambini. Migliaia di persone sono fuggite da Goma dopo l’eruzione del 22 maggio e molte si sono dirette verso Sake».

Ieri le autorità congolesi hanno ordinato ai residenti di  10 quartieri nella parte orientale di Goma, la “zona rossa”, di lasciare immediatamente le loro case, innescando un altro esodo di massa. Si ritiene che l’area sia la parte più esposta della città.

Molti di coloro che sono fuggiti stanno spostandosi a piedi, portandosi dietro materassi e utensili da cucina, mentre altri sono scappati in auto o in moto.

Nel caos dell’esodo causato dall’eruzione, quasi 1.000 bambini sono rimasti separati dai loro genitori e sono stati identificati dall’Unicef che sta aiutando quasi 700 bambini a ritrovare le loro famiglie. Altri 142 bambini sono stati collocati in famiglie affidatarie di transizione, mentre 78 sono ospitati in centri di accoglienza di transito.

In un comunicato l’agenzia Onu per l’infanzia sottolinea che «Purtroppo, più di 170 famiglie stanno ancora cercando bambini smarriti. L’Unicef ora teme che il caos delle ultime evacuazioni porterà alla separazione di più bambini dalle loro famiglie» e, in risposta alla crisi, sta organizzando la consegna di articoli non alimentari essenziali, come taniche e teloni, oltre a fornire acqua vitale e attrezzature igienico-sanitarie. Sono state inoltre adottate misure per creare un Centre d’information sur les volcans, accessibile tramite un sistema SMS gratuito, che ha svolto un ruolo cruciale nel contrastare la disinformazione che circonda l’eruzione ed è stato finora utilizzato da oltre 5.200 persone.

Le valutazioni dei bisogni sono state condotte anche in tutte le principali aree del programma dell’Unicef, compreso l’ambito igienico-sanitario, la protezione dei bambini, Istruzione, l’assistenza sanitaria, le comunità per lo sviluppo e la nutrizione: tutti contributi di aiuto di vitale importanza nella Rdc che rimangono criticamente sotto finanziati. Intanto l’Unicef lavora a stretto contatto con il governo della Rdc, in particolare per quanto riguarda salute e nutrizione.