Non è vero che tutta la fauna selvatica si è ripresa durante i lockdown
I lockdown per il COvid-19 hanno cambiato le abitudini di diverse specie di uccelli
[30 Settembre 2022]
Quando è iniziata la pandemia di Covid-19, si è trasformata rapidamente in una crisi globale per gli esseri umani, ma quando gli esseri umani si sono chiusi nelle loro case per il lockdowns sono cominciate a circolare segnalazioni e foto di animali selvatici che si riprendevano quelli che un tempo erano i loro territori e che l’uomo aveva temporaneamente abbandonato. Ma i biologi stanno notando che gli schemi non si sono ripetuti in tutto il mondo.
Lo studio “Reduced human activity during COVID-19 alters avian land use across North America”, pubblicato nel 2021 su Science Advance da un team di ricercatori guidato dalla biologa conservazionista Nicola Koper dell’università del Manitoba, ha scoperto che durante i lockdowns, in Canada e negli Usa la maggior parte delle specie di uccelli era aumentata nelle aree dominate dall’uomo, come le città o vicino alle strade. Ma, un anno dopo, lo studio “Avian behaviour changes in response to human activity during the COVID-19 lockdown in the United Kingdom”, pubblicato recentemente su Proceedings of the Royal Society B da un team di ricerca guidato da Miyako Warrington dell’università del Manitoba – e del quale faceva parte anche la Koper – racconta che in altre parti del mondo è successo qualcosa di diverso.
Sorprendentemente, il nuovo studio ha dimostrato che «Mentre alcuni uccelli britannici hanno aumentato il loro utilizzo di spazi che condividono con gli umani, molte specie non lo hanno fatto. Sembra che alcune delle attività all’aperto preferite dagli inglesi, come visitare i parchi e uscire nei loro cortili, abbiano disturbato gli uccelli che condividono i nostri spazi».
Per capire come un lockdown Covid-19 abbia avuto un impatto sulle abitudini degli uccelli nel Regno Unito, Warrington e i suoi colleghi hanno contato gli avvistamenti dei 25 uccelli più comuni tra marzo e luglio 2020, durante il primo lockdown del Paese, e hanno confrontato il loro dataset con i dati degli anni precedenti. In totale, lo studio ha incluso circa 870.000 osservazioni. Il team ha quindi confrontato queste informazioni con i dati che mostrano come le persone dividevano il loro tempo tra casa, negozi di prima necessità e parchi: tre luoghi che i britannici potevano frequentare durante il lockdown. Dato che le persone trascorrevano più tempo a casa e nei parchi rispetto a prima di marzo 2020, l’analisi ha rilevato che 20 delle 25 specie di uccelli esaminate si sono comportate in modo diverso durante il lockdown. I parchi sono stati inondati di visitatori e hanno visto un aumento del numero di corvidi e gabbiani, mentre uccelli più piccoli, come la cinciarella (Cyanistes caeruleus) e il passero domestico (Passer domesticus), sono stati avvistati meno frequentemente rispetto agli anni precedenti. Dato che le persone trascorrevano più tempo a casa, anche il numero di specie di uccelli che visitavano i giardini delle abitazioni è diminuito di circa un quarto rispetto agli anni precedenti.
Altre specie, compresi i piccioni selvatici (Columba livia), non hanno reagito in alcun modo al lockdown. La Warrington lo ha trovato sorprendente, perché i piccioni sono abitanti delle città, quindi pensava che sarebbero stati influenzati dai cambiamenti nel comportamento delle persone. E ora ammette: «Ma a loro non gliene frega nulla di quello che facciamo».
La Warrington ricorda che «Sebbene fossi felice di vedere le persone uscire e godersi la natura, ero anche preoccupata che alcuni spazi naturali sarebbero stati inondati di persone e che potessimo accidentalmente “soffocare la natura con il nostro amore”. Potremmo aver creato un po’ troppa pressione umana sui luoghi stessi che ci portano gioia e conforto. Anche specie comuni come il merlo, la cinciarella e il pettirosso europeo hanno cambiato i loro comportamenti di fronte al cambiamento dell’attività umana. Ad esempio, cinciarelle, pettirossi e merli sono stati tutti rilevati in minor numero quando gli esseri umani trascorrevano più tempo a casa, forse perché le persone trascorrevano più tempo nei loro giardini, rendendo questi spazi verdi meno accoglienti per gli uccelli. Tuttavia, alcune specie che frequantano le mangiatoie per giardini sembrano aver beneficiato del lockdown, in particolare specie “esuberanti” come i cardellini europei, ai quali potrebbero non dispiacere condividere i loro cortili con gli umani e i loro animali domestici (almeno quelli amichevoli)».
La Koper evidenzia che «Questi risultati sono molto diversi dai risultati della nostra ricerca in Nord America, dove i lockdown hanno avuto effetti per lo più positivi sugli uccelli. Ed è diverso da ciò che la maggior parte delle persone pensava fino ad ora: che la fauna selvatica avesse la possibilità di riprendersi durante il lockdown. E’ successo solo in alcune parti del mondo. La fauna selvatica si è adattata agli esseri umani in modo diverso in diverse parti del mondo e potrebbero aver bisogno di diversi tipi di aiuto in luoghi diversi».
Il nostro rapporto con la fauna selvatica è complicato. La nostra presenza e le azioni umane influenzano la natura, anche durante un lockdown. Questo significa che dobbiamo riconsiderare come i nostri comportamenti influenzano la fauna selvatica. Commentando lo studio su Nature, lo zoologo Raoul Manenti del Dipartimento di scienze e politiche ambientali dell’università di Milano, ha detto che «Se combinato con i risultati di altri studi, il comportamento degli uccelli britannici rivela i modi complessi in cui la fauna selvatica è stata colpita dai blocchi e sottolinea l’importanza di ridurre il disturbo degli animali da parte delle persone».
Per la Warrington «Gli uccelli che hanno alterato le loro abitudini durante il lockdown stavano probabilmente rispondendo ai cambiamenti nel comportamento umano, afferma. Le cince e altri uccelli il cui numero è diminuito potrebbero essere fuggiti quando le persone e i loro animali domestici hanno iniziato a trascorrere più tempo nei parchi e nei giardini. Il contrario potrebbe essere vero per gli spazzini, come gabbiani e corvidi, che avrebbero potuto trarre vantaggio dal fatto che i visitatori del parco lasciassero spazzatura per nutrirsi.
Ma, concludendo, la Warrington ci ricorda che «Anche questa è una buona cosa. Il comportamento degli uccelli è cambiato molto velocemente durante il lockdown. Questo significa che se gli esseri umani cambiano il modo in cui facciamo le cose, possiamo invertire molto rapidamente alcuni dei danni che abbiamo fatto alla fauna selvatica. Il nostro rapporto con la natura è complicato. Sviluppando una migliore comprensione di questa relazione, sappiamo che possiamo influenzare un cambiamento positivo purché lo facciamo in modo ponderato».