Nature-positive entro il 2030: il grande obiettivo globale per la natura

L’Italia aderisce a tutti gli impegni delle coalizioni internazionali sulla biodiversità, ma poi non li attua

[7 Luglio 2021]

La perdita di biodiversità e il cambiamento climatico sono due minacce esistenziali legate indissolubilmente. Dal 2015 la comunità internazionale si è data l’obiettivo climatico universale di fermare il riscaldamento globale a meno di 1,5 gradi centigradi, ora un crescente movimento chiede l’introduzione di nature-positive; un obiettivo globale per la natura.

Come ricorda Melanie Heath, direttrice scienza, politica e informazione, di BirdLife International, «Il declino pericoloso e in peggioramento della biodiversità è ben documentato: sappiamo che stiamo distruggendo i sistemi naturali più velocemente di quanto possano ricostituirsi. Tuttavia, dipendiamo completamente dalla natura per la salute umana, il benessere e la prosperità».

La recente “Dasgupta Review” sull’economia globale della biodiversità, commissionata dal monistero del Tesoro del Regno Unito, ha fornito ulteriori prove che abbiamo globalmente  fallito nella tutela del mondo naturale, chiedendo alla natura risorse in quantità che superano di gran lunga la sua capacità di fornirci beni e servizi. Secondo la Heath. «La prosperità e la salute delle generazioni attuali e future sono a rischio. Con oltre la metà del prodotto interno lordo globale (PIL) che risulta essere moderatamente o fortemente dipendente dalla natura, la perdita di biodiversità è tra i primi 5 rischi per l’economia globale. In confronto, il Covid è quasi un “piccolo cambiamento”… E’ chiaro che il nostro pianeta è in rosso e che, per evitare conseguenze pericolose per la stabilità del nostro pianeta, dobbiamo reimpostare la bussola globale per proteggere e conservare la natura che abbiamo oggi e per fermare e invertire la perdita della natura».

BirdLife ricorda l’allarme più volte lanciato negli ultimi mesi dal segretario generale dell’Onu António Guterres: «Il mondo affronta tre crisi interconnesse: perdita di biodiversità, cambiamento climatico e disuguaglianze nello sviluppo umano. Ma mentre l’ Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici può essere riassunto dall’obiettivo attuabile della carbon neutrality per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi, nessun obiettivo minimo equivalente guida le ambizioni e azioni per la natura, le varie dimensioni della biodiversità e gli accordi in vigore per proteggerla. Da anni siamo in prima linea nel nesso tra lotta al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, sapendo come le due crisi siano indissolubilmente legate. Non risolveremo nessuno delle due senza affrontarle insieme (come ha affermato chiaramente il recente rapporto congiunto IPBES e IPCC). Nature-positive e carbon-neutral vanno di pari passo ».

Attraverso la campagna 1Planet1Right 90 organizzazioni ambientaliste, tra le quali la Lipu, chiedono chiediamo all’Onu di «Riconoscere il diritto universale a un ambiente sano e di mettere in atto leggi e azioni per raggiungere questo obiettivo, per contribuire a garantire che il prossimo decennio sia quello nel quale trasformiamo il nostro rapporto con la natura, per il bene di tutte le persone e del pianeta».

Nel 2020, in occasione dell’dell’Assemblea generale dell’Onu e del Biodiversity Summit, un folto gruppo di ONG globali per la natura e lo sviluppo e organizzazioni imprenditoriali hanno chiesto un Global Goal for Nature chiaro, che possa integrarsi con gli altri obiettivi globali per creare un «futuro equo, rispettoso della natura e carbon-neutral ». Un obiettivo che può essere riassunto in una frase: «Nature-positive entro il 2030 e vivere in armonia con la natura entro il 2050».

BirdLife, in qualità di co-fondatore di questo gruppo, si occupa di dare concretezza scientifica e politica a questo nuovo obiettivo globale. La Heath  sottolinea che «Attingendo a 78 articoli accademici pubblicati, è stato scritto un persuasivo articolo di 20 pagine – co-autrici una dozzina di organizzazioni della conservazione e imprenditoriali – che evidenzia il consenso senza precedenti che sta dietro l’obiettivo. Come vi dirà qualsiasi consulente di gestione, tutti gli obiettivi devono essere misurabili. Il documento indica anche l’approccio necessario per misurare l’inversione della perdita della natura, raccomandando di concentrarsi su abbondanza, diversità e resilienza delle specie e degli ecosistemi a livello globale. Inoltre. consiglia di utilizzare un approccio di mitigazione e conservazione gerarchico che eviti le aree significative per la biodiversità, limiti altre perdite alla natura e compensi le perdite inevitabili attraverso il ripristino ecologico».

Dall’inizio, lo slancio alla base del concetto “nature-positive” è cresciuto molto, sia all’interno delle ONG che nel business e, ora unisce diverse iniziative. C’è un forte interesse anche da parte di alcuni governi; nel settembre 2020, i capi di oltre 80 Paesi (Italia compresa) hanno firmato il Leaders’ Pledge for Nature, impegnandosi a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030. »In particolare – ricorda ancora la Heath – esiste un significativo sostegno politico per la conservazione e la protezione di almeno il 30% della terra e degli oceani del mondo entro il 2030 (“30×30”), come evidenziato dai 53 Paesi che sostengono la High Ambition Coalition (alla quale partecipa l’Italia, ndr), che è stato lanciato formalmente all’One Planet Summit for Biodiversity nel gennaio 2021. Questo è stato nuovamente ripreso nel recente comunicato della riunione del G7 di giugno, che ha pubblicato il “Nature Compact 2030” affermando: “Il nostro mondo non deve solo diventare net zero, ma anche nature-positive”». Se uno legge la denuncia di Federparchi sul taglio di 80 milioni di euro alle aree protette per passarli al contenimento delle bollette aumentate a causa dei combustibili fossili e la confronta con i recentissimi impegni internazionali sottoscritti recentemente dall’Italia, cascano le braccia.

Anche il World Economic Forum sostiene l’obiettivo nature-positive, così come le coalizioni leader del business. La Heath  fa notare che «Tutti questi players capiscono che una società che sia nature-positive  entro il 2030 è un imperativo per la nostra sopravvivenza e che, nonostante i timori contrari, possiamo farlo con un’economia fiorente. Entro il 2030, dobbiamo avere più natura attraverso miglioramenti in termini di salute, abbondanza, diversità e resilienza delle specie, popolazioni ed ecosistemi. Abbiamo bisogno che tutti i futuri sviluppi e infrastrutture siano pianificati e implementati attraverso una lente positiva per la natura. Entro il 2050 dobbiamo vivere in armonia con la natura. Non si possono realizzare azioni per la natura senza affrontare sia l’emergenza climatica che la giustizia sociale. Un mondo equo, a emissioni zero e rispettoso della natura deve essere l’obiettivo di tutti, a partire da oggi. Non è niente che non sia stato detto prima, ma ora è tutto unito sotto un’unica visione globale: dobbiamo fermare la perdita di specie, salvaguardare i sistemi naturali intatti, conservare efficacemente le Key Biodiversity Areas e altri importanti siti per la biodiversità, ripristinare i territorii antropizzati, i sistemi di acqua dolce e territori  marini e ridurre i fattori di consumo e produzione della perdita di biodiversità».

L’esponente di BirdLife International non si nasconde le difficoltà e sa che questo «Richiederà un’azione di tutte le parti della società per proteggere gli ecosistemi e fermare e quindi invertire la perdita di natura attraverso il ripristino. Affrontare l’erosione del mondo naturale richiede un’azione non solo per proteggere le specie e i loro habitat, ma anche per fermare le pratiche commerciali e di sviluppo eccessive e distruttive, affrontando i fattori diretti e indiretti della perdita della natura».

Il fallimento degli obiettivi globali fissati nel 2010 per il Decennio delle Nazioni Unite per la biodiversità pesa come un macigno e la Heath ammette che «C’è stata molta preoccupazione per l’incapacità del mondo di raggiungere gli obiettivi di Aichi per salvare la natura, e BirdLife è stata in prima linea per comprendere il perché. Il nostro ultimo rapporto “Birds & Biodiversity Targets” utilizza la nostra vasta ricerca e competenza per delineare le esatte carenze degli obiettivi. Fondamentalmente, fornisce anche una road map e un messaggio di speranza al mondo, utilizzando i successi nella conservazione degli uccelli per dimostrare che esistono soluzioni per i problemi che affliggono la biosfera e che la natura può riprendersi rapidamente quando queste vengono messe in atto».

La 15esima conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd), prevista per ottobre 2021 a Kunming, in Cina ha l’obiettivo di adottare un Global Biodiversity Framework post-2020 come base essenziale per la visione 2050 di “vivere in armonia con la natura”. Come sostenitore del Global Goal for Nature, BirdLife invita i governi a «Negoziare utilizzando un ambizioso obiettivo “nature-positive entro il 2030″».

La Heath conclude: «L’aggiunta di un chiaro obiettivo globale positivo per la natura che può essere combinato con gli obiettivi climatici e di sviluppo umano darebbe all’umanità una “Stella polare/Croce del sud” che sia da guida per i percorsi di sviluppo in tutto il mondo, per realizzare un futuro equo e carbon-neutral nel quale la biodiversità prosperi. Per me questo suona nature-positive».