Matteo Renzi e gli Ogm. Task Force in azione: «Il PD chiarisca la sua posizione»

[17 Gennaio 2014]

Nel 2013 in Friuli Venezia Giulia ci sono state semine illegali di mais Ogm e poi ad ottobre l’altrettanto illegale raccolto delle piante geneticamente modificate, ora la stessa regione, presieduta dalla democratica Debora Serracchiani, propone ora una bozza di documento sulla regolamentazione della coesistenza tra agricoltura biologica, convenzionale e geneticamente modificata che, secondo ambientalisti e agricoltori,  apre le porte alla contaminazione e quindi alla diffusione incontrollata degli Ogm in agricoltura, mettendo a rischio tutto il comparto agricolo italiano, finora votato alla qualità, alla tipicità e al biologico.

La Task Force per un’Italia Libera da Ogm ha deciso quindi di scrivere una lettera al segretario del Partito Democratico Matteo Renzi per chiedergli di chiarire la posizione del Pd nei confronti degli Ogm.

La Task Force scrive a Renzi: «Pensiamo sia giunto il momento che il primo partito italiano si pronunci in maniera inequivoca sulle proprie visioni in materia di agroalimentare». E Sloe Food Italia e Legambiente, che fanno parte della Task Force anti-ogm, ricordano che «Proprio il Pd ha ribadito più volte la sua attenzione per agricoltura, ambiente e contrarietà all’uso di Ogm, che limitano il diritto degli agricoltori alla sovranità alimentare».

La lettera al Segretario Pd continua quindi chiedendo risposte sull’imbarazzante caso del Friuli Venezia Giulia: «Ci chiediamo come si concilia con questi assunti quanto avvenuto negli ultimi mesi in Friuli, regione governata da un’alleanza Pd-Sel. […] In un percorso scellerato, la regione Friuli si accinge ad elaborare regole di coesistenza tra colture Gm, convenzionali e biologiche, si direbbe ignorando le difficoltà che questa elaborazione ha comportato a livello nazionale ed europeo e senza tenere in alcuna considerazione la necessità di procedere su percorsi condivisi con le regioni vicine».

La Task Force conclude con una richiesta precisa: «Fare chiarezza in Parlamento sull’argomento prima della prossima stagione di semina. «Dichiarare la propria posizione sugli Ogm significa chiarire cosa si intende per sviluppo, benessere, democrazia, salute, ambiente, cultura, ricerca, economia. Per questo, ci aspettiamo provvedimenti governativi chiari e immediati a partire dall’attuazione del decreto interministeriale che vieta sul suolo nazionale il MON 810, con la messa in campo di idonee sanzioni che possano anche facilitare il lavoro delle amministrazioni locali, per scongiurare in tempo utile e quindi prima della prossima semina, irreparabili rischi di contaminazione».

Si avvicinano le elezioni europee e forse Renzi dovrebbe tenere anche conto di quanto successo ieri al Parlamento Ue con il voto che ha chiesto alla Commissione europea di vietare il mais geneticamente modificato “Pioneer 1507” nel mercato europeo. La relatrice, la socialdemocratica tedesca Dagmar Roth-Behrendt, è un’eurodeputata del gruppo di cu fa parte anche il Pd di Renzi, i socialisti e democratici, e  chiedendo di non approvare l’autorizzazione al “Pioneer 1507”  aveva detto in aula: «Posso dire con certezza che mancano le prove sulla sicurezza di questo Ogm perché sia venduto liberamente sui mercati europei». Oggi la Roth-Behrendt in un’intervista diffusa dall’ufficio stampa del Parlamento europeo (che forse farebbero bene a leggere anche Serracchiani e Renzi) chiarisce ancora meglio il perché del no al mais geneticamente modificato.

Va anche detto che Renzi già il 18 novembre 2012, in occasione delle primarie del centro-sinistra, rispondendo ad una domanda di Le Scienze su quali politiche intendesse  adottare per la sperimentazione pubblica in pieno campo di Ogm e per l’etichettatura anche di latte, carni e formaggi derivati da animali nutriti con mangimi Ogm, fu abbastanza chiaro: «Se è vero che molti dei prodotti agricoli che finiscono nelle nostre tavole sono varietà figlie di incroci e selezioni avvenute nei secoli, e che la ricerca in campo agroalimentare è comunque un fattore positivo e una strada da perseguire, altra cosa è aprire l’Italia a produzioni transgeniche che non hanno nulla a che fare con la qualità e la forza economica dei nostri prodotti agricoli. Il futuro dell’agricoltura italiana non credo possa essere legato agli Ogm.  I nostri agricoltori sono da guinnes, con i 239 prodotti tipici italiani, il più alto numero europeo di produzioni di qualità e prodotti riconosciuti tra Dop, Igt e Stg, un fatturato al consumo di quasi 10 miliardi di euro e oltre un milione di ettari oggi condotti con metodo biologico. Un settore che è cresciuto e sta crescendo soprattutto con i giovani agricoltori nel segno della qualità e del presidio ambientale e garantisce parte dell’attrattività del Made in Italy nel mondo.

Va scelta quindi la via dell’eccellenza, della salvaguardia delle nostre eccellenze agroalimentari e della sicurezza alimentare. Credo che occorra studiare bene tutti gli effetti dell’utilizzo in agricoltura di organismi geneticamente modificati e dell’impiego nell’allevamento animale di mangimi Ogm e gli effetti sulla salute pubblica. Se è giusto, insomma, che la ricerca esplori più campi rispetto a quelli messi in pratica, si tratta di evitare quello che tutte le nostre associazioni agricole temono e cioè il Far West italiano, che qualcuno possa seminare campi di mais Ogm in grado di contaminare i territori circostanti con i pollini Ogm. Il nostro Paese finora ha avuto un comportamento esemplare su tutta la partita Ogm, mettendo sempre al centro il principio di precauzione e la necessità di non mettere a repentaglio l’immagine e la sostanza del nostro made in Italy. Infine, piena trasparenza per cittadini consumatori è la nostra scelta di fondo peretichettatura e corretta informazione rispetto a ciò che viene messo in vendita». Ora dovrà dire le stesse cose anche alla presidente Pd e renziana del Friuli Venezia Giulia.