Massa, scoperta oasi per il tritone alpestre apuano in una cava di marmo [FOTOGALLERY]
Nel periodo in cui la Cava Valsora è rimasta inattiva (fino al 2010) si è formato al suo interno un laghetto che è stato colonizzato
[22 Dicembre 2014]
Andrea Ribolini, dottore in scienze forestali e ambientali e guida ambientale escursionistica, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook il testo di una interessante proposta di istituzione di una “Oasi del tritone alpestre apuano nel Comune di Massa”, corredata dalle belle foto che pubblichiamo, che ha inviato a Sindaco, assessori e consiglieri del Comune di Massa ed al Parco regionale delle Apuane.
Ribolini, dopo aver ringraziato Franca Leverotti per la puntuale segnalazione, rilancia con quella che definisce «una provocazione che vuole essere, in realtà, una proposta tecnico-operativa» e ricorda che «come già scritto dalla professoressa Leverotti, nel periodo in cui la Cava Valsora è rimasta inattiva (fino al 2010), grazie all’apporto di acqua meteorica e all’impermeabilizzazione del fondo causata dal depositarsi della marmettola, si è formato al suo interno un laghetto che è stato colonizzato da un ingente numero di individui di Ichthyosaura alpestris apuana (Tritone alpestre apuano)».
Un anfibio urodelo che è compreso tra le specie segnalate dal Repertorio natiralistico toscano (RE.NA.TO.), nelle schede Bioitaly dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana – Sistema informativo regionale ambientale e nelle schede del Ministero dell’Ambiente, «insieme a dati che ne chiariscono l’importanza e la rarità – scrive Ribolini – , come potete evincere anche dalla “Relazione di incidenza delle previsioni di piano relativa ai Siti di Importanza Regionale presenti nel territorio comunale”, realizzata nel 2009 dalla Dott.ssa Paola Lanese per conto del Comune di Massa (…) In tale relazione vi è il rimando alla “Direttiva Habitat, che mira alla conservazione di tutti gli habitat naturali e seminaturali della flora e fauna selvatiche e con la quale viene predisposta una rete ecologica europea di Zone Speciali di Conservazione (ZSC) chiamata Rete Natura 2000”.
Al riguardo, viene specificato che “è prevista l’adozione di misure di conservazione per prevenire nelle ZSC (Zone speciali di conservazione, ndr) il degrado degli habitat naturali e seminaturali e degli habitat di specie e qualsiasi elemento di perturbazione delle specie. Tali misure mirano al mantenimento o al ripristino di habitat naturali e di specie vegetali e animali selvatiche in uno stato di conservazione soddisfacente”».
Dopo diversi anni di inattività, nel 2010 la Cava Valsora è stata ridata in concessione dal Comune di Massa e il Parco delle Apuane ha dato nulla osta «Senza essersi accorto che il laghetto, nel frattempo, era stato colonizzato da questa specie protetta – fa notare Ribolini – Dopo un anno dalla ripresa dell’attività estrattiva la situazione era drasticamente peggiorata – con scarico di marmettola, terre e detriti nel laghetto, con conseguente intorbidimento dell’acqua e parziale interramento – e solo a seguito di segnalazione i guardaparco hanno effettuato un sopralluogo inserendo delle prescrizioni volte alla tutela dei tritoni. Prescrizioni – è bene riportarlo – che non sono state mai attuate dalla ditta avente in concessione la cava, ed è quindi una fortuna avere ancora con noi la colonia di tritoni in buono stato di salute. Perderla sarebbe stato un vero peccato poiché, data la natura calcarea delle rocce delle Alpi Apuane, gli ambienti umidi utili alla vita e alla riproduzione di questi anfibi sono molto rari in altitudine, in quanto l’acqua meteorica si infiltra in profondità nel sottosuolo a causa del diffuso carsismo».
Nella sua lettera a Comune e Parco Ribolini sottolinea che «Il laghetto, in presenza di un Parco diligente (nei controlli) e di un Amministrazione lungimirante (nelle scelte territoriali), potrebbe rappresentare un’attrattiva naturalistica della montagna massese a seguito dell’istituzione dell’ “Oasi del tritone alpestre apuano del Comune di Massa”. Oggi, consci dell’importanza che assume la conservazione di una specie protetta quale Ichthyosaura alpestris apuana, l’inattività perdurata della cava rende di nuovo attuale questa possibilità che l’amministrazione comunale non dovrebbe lasciarsi sfuggire: abbiamo la possibilità concreta di farci promotori attivi di una riconversione sostenibile del nostro territorio montano.
L’istituzione dell’ “Oasi del Tritone alpestre apuano nel Comune di Massa” consentirebbe di restituire alla collettività un pezzetto della propria terra in maniera durevole, tramandandolo anche alle generazioni future e sarebbe un’attuazione concreta della prima versione di quel Piano Paesaggistico che è stata poi affossata dagli industriali e da alcuni politici. Sarebbe inoltre, per quanto riguarda il Comune di Massa, un anticipo del Regolamento Urbanistico attualmente in via di adozione, nel quale è stato inserito il divieto di aprire nuove cave o riaprire cave dismesse, se non per motivi ludici o culturali».
Secondo la guida ambientale si tratta di un progetto è tutt’altro che irrealizzabile: «Il laghetto di Cava Valsora è facilmente raggiungibile grazie al breve tratto di strada marmifera che si stacca dalla Strada Provinciale Massa-Arni, poche centinaia di metri prima del Passo del Vestito, in prossimità di uno slargo (utile come parcheggio); l’Oasi sarebbe inoltre prossima al Pian della Fioba, e quindi al Rifugio “Città di Massa” e all’Orto Botanico “Pietro Pellegrini”, così da realizzare una vera e propria rete di strutture vicine e interconnesse tra loro. Gli interventi da realizzare sarebbero pochi e, soprattutto, non eccessivamente costosi: messa in sicurezza della strada marmifera; messa in sicurezza della cava e del laghetto con ringhiere e parapetti; – rimozione del ravaneto formatosi a seguito della ripresa dell’attività estrattiva e che rende attualmente difficoltoso l’accesso al laghetto (potrebbe/dovrebbe essere a carico del concessionario?); realizzazione di un percorso didattico tramite pannelli che riportino informazioni sull’ecologia degli anfibi che popolano le Alpi Apuane (tritoni, salamandre, geotritoni etc.) e che illustrino la necessità di proteggere queste specie e i loro habitat, sempre più minacciati e in via di rarefazione».
Inoltre, l’istituzione dell’Oasi, «invoglierebbe i tanti turisti che transitano per Pian della Fioba a sostare nella zona per più tempo, giovando in termini di ricaduta economica sulle vicine strutture ricettive: Albergo-Ristorante “Le Gobbie”, Rifugio “Città di Massa” e il nuovo albergo che aprirà a primavera in Località Campareccia. L’Oasi diventerebbe infine meta di gite scolastiche e gruppo di studiosi, dove le Guide Ambientali Escursionistiche porterebbero bambini e ragazzi educandoli sull’importanza di conservare le specie animali e vegetali nei loro habitat all’interno delle aree protette, e non solo. Anche questa sarebbe una fonte di lavoro, oltre che di istruzione. Si potrebbe inoltre ipotizzare la realizzazione di un piccolo “Museo del marmo” nel piazzale di cava soprastante il laghetto allestendo, ad esempio, una lizza ed esponendo i macchinari atti all’estrazione del marmo del presente e del passato. Anche qui, con l’aggiunta di pannelli che raccontino la storia delle cave e spieghino le tecniche di escavazione. A ciò potrebbe collegarsi la risistemazione della “Lizza di Renara”, che parte appunto da Renara per giungere a Cava Valsora, dove il tratto terminale è stato in parte sommerso dal ravaneto».
Ribolini è uno pratico e non gli sfugge certo che la domanda che si fanno gli amministratori pubblici è: «I soldi per realizzare questo progetto chi ce li mette?» e risponde: «Se saremo pronti e capaci c’è da sapere che la Regione Toscana ha stanziato due milioni e 358 mila euro per infrastrutture, in aree montane, nel turismo e commercio. Lo ha reso noto l’Assessore Sara Nocentini, prendendo atto che da pochi giorni fondi comunitari di pari importo sono stati trasferiti nel bilancio regionale con l’obbligo di pagamenti da effettuare entro il 31 dicembre 2015 su lavori da realizzare entro il 30 giugno 2015. “A fronte di scadenze così ravvicinate e con la evidente necessità di non perdere tempi preziosi – ha riferito l’assessore regionale con delega a cultura, turismo e commercio – proponiamo agli enti locali interessati di farsi avanti con una raccolta di progetti. Presto uscirà il bando. Visti i tempi, i progetti dovranno avere un livello almeno esecutivo e prevedere, in ogni caso, premialità per fasi realizzative via via più avanzate”. Potenzialmente, un progetto di istituzione dell’Oasi può rientrare tra i progetti che verrebbero presi in considerazione in quanto gli interventi, che dovranno essere localizzati in territori di montagna, vedranno come beneficiari enti pubblici (Comuni e Province, Unioni e consorzi di Comuni) e altri soggetti di diritto pubblico. Tra le tipologie di progetti ammissibili vi è infatti la “riqualificazione di infrastrutture che permettano una maggiore fruizione turistica in armonia con lo sviluppo sostenibile del territorio».
La lettera conclude che «E’ evidente che, per realizzare il progetto, sarebbe opportuna una collaborazione tra Parco e Comune, così da coinvolgere le competenze di entrambi gli enti, tenendo conto della possibilità di coinvolgere altre realtà (Università, CAI, Guide e associazioni). Mi rendo disponibile, in quanto Guida Ambientale Escursionistica, ad effettuare un sopralluogo assieme a voi, al fine di valutare lo stato attuale e rimango a disposizione per ulteriori informazioni e chiarimenti. Non lasciamoci sfuggire questa opportunità».