Mamma e cucciolo di capodoglio morti a Ponza: l’intervento delle università di Siena e di Roma La Sapienza (FOTOGALLERY)

Non è detto che siano morti a causa delle reti, il killer potrebbe essere ancora una volta il morbillivirus

[27 Giugno 2019]

Durante una campagna di ricerca congiunta sui cetacei in Mar Tirreno, Il team di ricercatori del Dipartimento di scienze fisiche terra e ambiente dell’università degli studi di Siena, coordinati dalla professoressa Letizia Marsili, e della Sapienza università di Roma, coordinati dalla dottoressa Daniela Silvia Pace, è intervenuto per effettuare prelievi biologici sulle carcasse dei due capodogli (un piccolo di circa 3.5 metri e un adulto di circa 11 metri di lunghezza) segnalati dalla Capitaneria di Porto di Ponza a largo dell’ Isola Di Palmarola, nell’Arcipelago delle Isole Ponziane, per individuare le probabili cause del decesso dei due cetacei.

Alla campagna partecipavano anche: Giancarlo Giacomini, Guia Consales, Lalla Carletti e Maurizio Gambini e il team di ricercatori spiega che «Gli animali, deceduti ormai da almeno 2 settimane secondo le stime, risultavano imbrigliati in una rete da pesca: l’adulto presentava la mascella circondata dalla rete, mentre il piccolo ne era completamente avvolto». Ma la Pace invita alla cautela (anche rispetto a quanto asserito nel comunicato stampa di Marevivo, ndr) e sottolinea che è «Impossibile stabilire oggi cosa abbia determinato la morte di questi due esemplari, è necessario attendere i risultati delle analisi che effettueremo in sinergia con il CERT Cetaceans’ strandings Emergency Team di Padova (Prof. Sandro Mazzariol) e con tutti gli operatori della rete nazionale spiaggiamenti sui materiali biologici recuperati” dichiara la Prof.ssa Marsili, membro del Tavolo di Lavoro sugli spiaggiamenti del ministero dell’ambiente (MATTM) e del ministero della salute, e della Consulta della biodiversità della Regione Toscana. Nelle ultime settimane sono stati rinvenute numerose carcasse di capodoglio e, in almeno 3 casi, sembra che sia stato isolato il morbillivirus, causa di altri decessi di cetacei in Mediterraneo fin dalla fine degli anni ‘80».

Il capodoglio è regolarmente presente nel bacino del Mediterraneo; la sua popolazione ha però subito negli scorsi decenni un importante declino a causa dell’impatto dei ‘prodotti’ delle attività umane (rumore, contaminanti, plastiche, collisioni con imbarcazioni, catture accidentali in attrezzi da pesca, etc) e oggi è classificato come ‘minacciato’ nella lista rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). La sua biologia, ecologia e comportamento sono solo parzialmente note in Mediterraneo, e le sue peculiarità in termini di adattamenti (può fare apnee di quasi 2 ore a grandi profondità per cacciare i cefalopodi di cui si nutre), di socialità (forma strutture sociali particolarmente complesse basate su gruppi stabili di femmine) e di abilità acustiche (è in grado di produrre i suoni più intensi che esitano in natura e di arrangiarli differentemente a seconda della funzione e del contesto), lo rendono una delle specie più interessanti che popolano i nostri mari. Azioni immediate di conservazione e di gestione del capodoglio in Mediterraneo, in particolare nell’Arcipelago Pontino, designato dall’Iucn come un’Area importante per i mammiferi marini (IMMA), risultano indispensabili per garantire la sopravvivenza di questa specie nel bacino.

Marsili e Pace concludono: «Per riuscire in questa ‘missione’ è fondamentale avere i finanziamenti necessari e operare in maniera multidisciplinare: andare per mare e studiare gli impatti antropici su questa specie, non è solo costoso in termini di tempo, ma richiede anche un importante impegno di risorse economiche e di personale specializzato. Auspichiamo interventi nazionali ed europei a sostegno della nostra biodiversità cetologica, e in particolare del capodoglio, che possano colmare i numerosi gap conoscitivi ancora presenti».