Lupo ucciso e decapitato in Valchiavenna. Wwf: un macabro atto criminale

Il sindaco: gesto inammissibile e da condannare, ma spia di un'esasperazione diffusa

[7 Settembre 2022]

La testa di un lupo è stata appesa come trofeo ad un cartello stradale all’ingresso della frazione di Era, nel Comune di Samolaco (SO) in Lombardia, insieme ad un lenzuolo sopra il quale è stato scritto: “I professori parlano, gli ignoranti sparano”.

Il Wwf denuncia «Un atto criminale e macabro che vede, oltre all’ennesimo delinquenziale episodio di bracconaggio verso il lupo, la triste esibizione della sua testa e un chiaro messaggio contro la presenza del predatore e contro chi cerca di favorire una pacifica coesistenza con le attività umane».

L’associazione ambientalista «Auspica che le indagini portino ad individuare i responsabili dell’atto criminale, e che finalmente si arrivi a condanne esemplari verso gli autori. Nonostante ancora oggi centinaia di lupi in Italia ogni anno siano vittime di atti di bracconaggio, le condanne ai bracconieri negli ultimi decenni si contano sulle dita di una mano. E l’impunità e la cattiva informazione alimentano questo fenomeno, purtroppo in aumento soprattutto nelle aree di recente ricolonizzazione, dove il lupo è tornato stabilmente solo negli ultimi anni».

Il sindaco di Samolaco, Michele Rossi, ha detto a La Repubblica che «Si tratta di un gesto inammissibile e da condannare senza se e senza ma, da cui però traspare la condizione di profondo disagio che sta vivendo da tempo non solo Samolaco, ma l’intera Valchiavenna Negli ultimi mesi ci siamo ritrovati questi predatori anche in centro paese e durante il giorno. C’è preoccupazione per la sicurezza delle persone e per quella del bestiame. In Valchiavenna molte persone hanno fortunatamente mantenuto l’usanza di allevare qualche animale a margine delle loro attività professionali. Si dedicano alle capre, alle pecore o agli asini nel tempo libero, coinvolgendo anche i bambini, che quindi ovviamente poi si affezionano agli animali. Parliamo di un investimento emotivo, di tempo e di energie, che spesso viene però completamente vanificato dai predatori. Nulla può giustificare la decapitazione di un lupo, lo ripeto, ma è innegabile che quel gesto sia la spia di un’esasperazione diffusa. Ribadisco la totale solidarietà mia e di tutti gli amministratori locali del territorio nei confronti degli allevatori. Servono soluzioni reali per regolamentare la convivenza con i predatori, non è pensabile limitarsi a proporre risarcimenti per ogni capo di bestiame ucciso o l’installazione di recinzioni a duemila o tremila metri di quota per proteggere i pascoli».

Il monitoraggio nazionale, conclusosi nella primavera del 2021, dimostra che l’emergenza lupi della quale parlano in molti – compresi sindaci e assessori regionali – non esiste: in tutto il territorio nazionale ci sarebbero circa 3.300 lupi. E il Wwf fa notare che «Nonostante un trend demografico positivo e l’espansione spaziale degli ultimi decenni, con la specie che è tornata a rioccupare in maniera naturale numerosi contesti dai quali era stata eradicata dalla persecuzione umana, ancora oggi lacci, trappole, esche avvelenate, colpi da arma da fuoco rallentano il processo di naturale ricolonizzazione in atto in buona parte del Paese».

Inoltre, il Wwf ribadisce che «Le uccisioni non favoriscono la risoluzione della problematica delle predazioni a danno del bestiame domestico, come dimostrato da numerosi studi scientifici internazionali. Uccidere un lupo dunque è, oltre che un atto criminale, anche inutile per risolvere i conflitti con il settore zootecnico. La strada da seguire è chiara ed occorre un impegno costante da parte di tutti gli attori in gioco (istituzioni locali e nazionali, forze dell’ordine e associazioni di categoria) per liberare completamente il campo dall’illegalità e ottenere così risultati concreti e positivi. Per arrivare ad una pacifica coesistenza occorre lavorare su più fronti. Indagini rapide ed efficaci, punizioni esemplari per gli autori di tali crimini e diffusione di corrette informazioni sulle buone pratiche di convivenza sono i passi fondamentali per combattere l’illegalità e permettere a lupo e comunità umane di coesistere sugli stessi territori».