I lupi della Majella in Piazza San Pietro

#salviamofratellolupo, una campagna per sfatare le dicerie sui lupi

[9 Giugno 2016]

Nella Roma del Giubileo e che si prepara al ballottaggio per il Sindaco, nella notte sono comparsi tre lupi a Piazza San Pietro, un lupo solitario in pieno giorno su Via della Conciliazione e uno che si nasconde nel Colonnato del Bernini. «Perché i lupi scendono dai boschi e assediano il Vaticano? È impazzita la natura? O forse sono lì per chiedere protezione a Papa Francesco, il Pontefice da sempre più attento ai temi dell’ambiente e della tutela del Creato?» si chiedono al Parco Nazionale della Majella, ma poi spiegano che «Ovviamente sono solo fotomontaggi un po’ provocatori», ma aggiungono che «Le motivazioni che hanno spinto il Parco della Majella a lanciare la web campaign #Salviamofratellolupo sono molto reali e urgenti. Obiettivo della campagna, infatti, è sfatare le tante dicerie che aleggiano intorno a questi animali e fare finalmente corretta opera di informazione e sensibilizzazione». La campagna #salviamofratellolupo viaggerà su internet, sul sito e sui profili social (Facebook e Twitter) del Parco Nazionale della Majella, dove sarà possibile conoscere non solo tutte le dicerie, ma anche i rischi che corre il lupo appenninico».

Il lupo, da sempre, è oggetto di persecuzione e, nella mitologia popolare, incarnazione vivente di perfidia e cattiveria.  A causa di questa sua fama – e perché ritenuto principale responsabile della predazione a danno delle greggi – il lupo è stato cacciato in modo indiscriminato fino a portare la specie alla soglia dell’estinzione. Dagli anni 70 in poi, grazie alle politiche portate avanti dai parchi, alla grande capacità di adattamento e resistenza di questa specie, all’aumento delle prede, allo spopolamento di molte aree pedemontane, i lupi sono tornati a popolare i nostri boschi e la popolazione italiana sta uscendo dalla soglia di crisi.

Purtroppo, nonostante l’innegabile fascino di questo animale, proprio a causa del ritorno della specie il lupo continua ad essere braccato e ucciso così come continua una campagna di disinformazione ai suoi danni.

Scopo della campagna #salviamofratellolupo sarà, dunque, fare corretta informazione sul lupo diffondendo sul web un vero proprio vademecum divulgativo sui lupi e con foto e vignette far conoscere meglio questo meraviglioso carnivoro e anche tutte le falsità che persistono. Tra le dicerie più diffuse ma anche più dannose, per esempio, c’è quella che i lupi siano stati reintrodotti artificialmente in Italia, o quella che i lupi attaccano l’uomo o ancora che, se non cacciati, i lupi invaderanno il Paese. Affermazioni del tutto sbagliate, che però hanno contribuito a determinare fenomeni odiosi come il bracconaggio, l’avvelenamento e l’uccisione con i lacci di numerosi esemplari ogni anno.

Franco Iezzi, Presidente del Parco della Majella, spiega che «Con questa campagna siamo voluti uscire dagli schemi della comunicazione convenzionale e puntare al paradossale. E’ intollerabile che ancora oggi, dopo tanto lavoro svolto dalla comunità scientifica e dai parchi per recuperare questa specie a rischio estinzione, in alcune culture molto radicate nel nostro paese i lupi siano considerati incarnazione vivente di perfidia e cattiveria e come tali animali da sterminare. Questa cultura sbagliata e retrograda, inoltre, è molto spesso condita da dicerie del tutto false. Con la campagna che lanciamo oggi #salviamofratellolupo, abbiamo voluto recuperare l’idea francescana del lupo come parte integrante e indispensabile dell’ecosistema, che per avere giustizia non vede altra strada se non quella di rivolgersi proprio a Papa Francesco per porre fine alla persecuzione ai danni della sua specie.  Inoltre, è di questi ultimi tempi, una nuova minaccia: nel “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” all’esame della Conferenza Stato regioni, c’è l’ipotesi di un abbattimento selettivo di lupi nelle zone dove il conflitto con l’uomo è più problematico. Un’ipotesi fortemente contestata da gran parte degli esperti».

La Majella, Montagna Madre è nota non solo per la sua affascinante natura, ma anche per la sua autentica ricchezza culturale, e per la testimonianza di pastori, santi ed eremiti, si pone oggi, a livello internazionale, come luogo unico per la ricerca e per la proposta di modelli di gestione del lupo.

Pochi sanno, infatti, che in questi 75000 ettari di natura protetta, ricca ancora delle attività dell’uomo, di borghi, attività agricole, zootecniche e turistiche, si nasconde uno dei casi di conservazione del lupo più interessanti al mondo.

Il Parco della Majella può vantare un numero di lupi che, in proporzione al territorio, è ben superiore, per esempio a quello del famoso Parco di Yellowstone e può soprattutto offrire un modello di gestione della presenza del lupo compatibile con le attività dell’uomo: i danni recati dal carnivoro al bestiame domestico sono tra i più bassi mai registrati, le misure di prevenzione e mitigazione tra le più innovative nel contesto europeo e grazie al Progetto Life Wolfnet, anche gli studi condotti sui branchi di lupo della Majella risultano essere tra i più dettagliati ed approfonditi nel contesto internazionale.

Basti pensare che nei primi anni ’70, sulla Majella venivano studiati gli ultimi lupi rimasti in Appennino, e proprio da qui si avviarono le prime, per allora quasi fantascientifiche, ricerche sulla specie in Italia: 40 anni fa, proprio nella Majella, fu sperimentato il primo radiocollare ad un lupo.

Ancora oggi, con le ricerche innovative condotte dallo staff del Parco e con l’attuale stato di salute di questa specie, si possa ancora, dalla Majella, scrivere il futuro di questa specie e della sua sempre complessa convivenza con l’uomo.