L’ornitorinco che viveva in Patagonia quando c’erano i dinosauri

Una “figurina rara” scoperta da un team di paleontologi in rocce di 70 milioni di anni fa e che rivoluziona le ipotesi evolutive sugli ornitorinchi

[2 Marzo 2023]

Lo studio “First monotreme from the Late Cretaceous of South America”, pubblicato su Communications Biology  da un team di paleontologi argentini, giapponesi e australiani, illustra il ritrovamento dei resti fossili di un parente dell’attuale ornitorinco australiano (Ornithorhynchus anatinus) nella Patagonia argentina meridionale . La scoperta del piccolo mammifero è avvenuta analizzando rocce cretacee di 70 milioni di anni fa della Formazione Chorrillo, a circa 30 chilometri a sud-est di El Calafate, nella provincia argentina di Santa Cruz.

La “nuova” specie è stata chiamata  Patagorhynchus pascuali  e i ricercatori dicono che «E’ il primo parente stretto dell’ornitorinco conosciuto dall’era mesozoica, conosciuta anche come “l’età dei dinosauri”, e il più antico conosciuto fino ad oggi». Un tratto caratteristico dell’ornitorinco è la presenza di un muso largo e morbido, che rappresenta un derivato evolutivo del naso carnoso e umido che hanno altri mammiferi. Questo muso o naso ipertrofico, espanso verso l’esterno e all’indietro, costituisce un organo elettrorecettore e meccanorecettore molto sensibile, con il quale gli ornitorinchi rilevano larve di insetti e lumache acquatiche che servono da cibo. Il nome  Patagorhynchus  significa “muso patagonico” in latino, alludendo al muso appiattito, simile ad un’anatra, degli ornitorinchi viventi e fossili, mentre la parola “pascuali” onora il grande paleontologo argentino Rosendo Pascual, che fu il primo a trovare resti di ornitorinchi in Patagonia, anche se in siti più recentii.

La spedizione che ha scoperto i resti di  Patagorhynchus  è stata co-diretta da Fernando Novas, a capo del Laboratorio de Anatomía Comparada y Evolución de los Vertebrados (LACEV) del Museo Argentino de Ciencias Naturales “Bernardino Rivadavia” del Consejo Nacional de Investigaciones Científicas y Técnicas (MACNBR, CONICET), re da Makoto Manabe, del National Museum of Nature and Science di Tokyo. Ma ad aver trovato il fossile è stato Nicolás Chimento, un ricercatore CONICET del MACNBR, che partecipava a un laboratorio diretto da Novas e che ha trovato un piccolo dente di cinque millimetri di diametro sulla superficie del terreno esplorato. Chimento spiega che «La complessa forma della corona e delle radici ha reso facile determinare che il dente appartiene a un parente degli odierni ornitorinchi. I denti degli ornitorinchi viventi, così come quelli di un fossile trovato in Australia, si distinguono per avere due corte strutture a forma di ‘V’. Così, quando ho trovato il dente di Patagorhynchus  e ho visto che aveva la stessa forma, che è unica per questi animali, ho subito capito che si trattava di un ornitorinco».

Al CONICET  ricordano che «Gli ornitorinchi sono monotremi, un gruppo di mammiferi caratterizzati da tratti molto primitivi, come il fatto che i loro piccoli nascono da uova che vengono incubate in modo simile a come fanno gli uccelli. Questo comportamento riproduttivo li differenzia dalla stragrande maggioranza dei mammiferi viventi, che danno alla luce i loro piccoli direttamente dall’utero. Per questo motivo, la stirpe di questi animali primitivi ha sempre attirato l’interesse dei ricercatori, poiché rappresentano qualcosa come gli “anelli mancanti” di una fase molto antica. Patagorhynchus  è il primo monotrema del tardo Cretaceo (ultimo periodo dell’era mesozoica) conosciuto dal Sud America».

Secondo il team di ricercatori, «La scoperta dei resti di un antenato dell’ornitorinco australiano nel sud dell’Argentina evidenzia l’importanza che il territorio meridionale dell’America ha avuto nell’evoluzione dei mammiferi».

Uno degli autori dello studio, Federico Agnolín, ricercatore CONICET – MACNBR e della Fundación de Historia Natural Félix de Azara, aggiunge: «Si è sempre pensato che questi lignaggi primitivi di mammiferi fossero ristretti all’Australia. Negli anni ’90, un parente dell’ornitorinco dell’era cenozoica è apparso in Patagonia ed è stato considerato corrispondente a una migrazione successiva e non ha messo in dubbio il fatto che tutti questi gruppi si fossero evoluti nel continente australiano. La presente scoperta dimostra che i parenti dell’ornitorinco abitavano già il Sud America molto prima di quanto si pensasse e che il gruppo ha avuto una lunga storia evolutiva nel nostro continente, e in Patagonia in particolare, sulla quale abbiamo ancora molta strada da fare»,

Secondo i paleontologiI il ritrovamento di  Patagorhynchus  avvalora l’ipotesi che alla fine del Cretaceo la stessa fauna composta da mammiferi e dinosauri si estendesse dalla Patagonia meridionale fino all’Australia, comprendendo anche l’Antartide, che a quel tempo era incastonata tra i due continenti. 70 milioni di anni fa, la Patagonia meridionale e l’Australia erano territori con climi che andavano dal temperato al freddo, che riparavano foreste lussureggianti in ambienti umidi».

Nello stesso sito del tardo Cretaceo, il team di paleontologi aveva già scoperto altri piccoli mammiferi di stirpi estinte, come il  Magallanodon, un erbivoro delle dimensioni di una lontra.

Chimento evidenzia che «A causa delle loro piccole dimensioni e scarsità, i fossili di mammiferi che vivevano con i dinosauri sono ‘figurine rare’ ed è per questo che ogni fossile che troviamo di questi animali ci riempie di gioia».

L’autore senior dello studio, Fernando Novas del MACNBR, CONICET, conclude: «Per coincidenza, nelle stesse rocce della Formazione Chorrilo che abbiamo trovato Patagorhynchus , abbiamo scoperto resti degli organismi con cui si nutre l’attuale ornitorinco, che ci permette di ricostruire l’ecosistema dei laghi preistorici dalla fine dell’era dei dinosauri. Il team ha svolto un ottimo lavoro, individuando non solo i caratteri che permettevano di riferirsi al dente come parente deglii ornitorinchi viventi, ma anche di riconoscere tratti che appartengono a una specie estinta».