L’Oasi Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone ridotta a un recinto per il “tiro al cinghiale”?

Wwf e Legambiente alla Provincia di Pistoia: perché non lo fate nella vicina Azienda Faunistico-Venatoria di Castelmartini?

[3 Giugno 2013]

Il Comitato di Pistoia  del Wwf e i circoli Legambiente della Valdinievole e dell’Empolese–Valdelsa hanno scritto una lettera aperta all’assessore all’Ambiente, alla caccia ed alle aree protette della Provincia di Pistoia, ai consiglieri provinciali pistoiesi ed all’assessore regionale all’ambiente per sottoporre loro la situazione dell’area del Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone, «Che rappresenta una delle aree naturali di maggiore pregio ambientale non solo a livello locale, ma anche a livello regionale ed oltre. In essa sono ancora presenti due tipologie di ambienti naturali molto rari: la foresta semiallagata delle aree planiziali interne e alcune piccole torbiere relitte, dove trovano rifugio comunità animali e vegetali di notevole valore. Per tale motivo quest’area è stata perimetrata come Sito di importanza comunitaria (Sic) e Zona di protezione speciale (Zps), sulla base delle due Direttive della Comunità Europea che hanno per oggetto la conservazione della natura».

Wwf e Legambiente sottolineano che notizie dettagliate sul sito possono essere trovare in una  pubblicazione scaricabile su internet  curata dal Centro di ricerca e documentazione del Padule di Fucecchio, dove sono accuratamente descritte le attività di studio e gli interventi di ripristino ambientale promosse e realizzate negli ultimi 10 anni dalla Provincia di Pistoia con il finanziamento della Regione Toscana. Nella pubblicazione si legge che «Il Sito Natura 2000 “Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone” è costituito da due porzioni di territorio situate nella parte sud-orientale della Valdinievole, fra il Padule di Fucecchio e la catena collinare del Montalbano. Il nucleo principale, costituito dai boschi di Chiusi e di Brugnana e dalla Paduletta di Ramone, si trova in Provincia di Pistoia, nel territorio del Comune di Larciano, mentre il Bosco ed il Lago di Poggioni, anche se distanti solo mille metri in linea d’aria, ricadono in Provincia di Firenze, nel Comune di Cerreto Guidi.

Il sito si estende complessivamente su circa 418 ettari di superficie, 301,5 in provincia di Pistoia e 116,5 in Provincia di Firenze. La parte pistoiese del sito è formata da una fascia di territorio boscato che si interpone per circa 3 chilometri fra il Padule (ad ovest) e una fascia di aree agricole, oggi in parte ritirate dalla produzione, sul lato orientale. Queste ultime sono delimitate dalla Strada Regionale n. 436 Francesca Nord, che per un breve tratto rappresenta anche il confine occidentale del settore fiorentino del sito». La pubblicazione evidenzia anche che sotto il profilo giuridico l’area «E’ un Sic (Sito di importanza comunitaria), ai sensi della Direttiva 92/43 CEE, nota come “Direttiva Habitat”, e una Zps (Zona di protezione speciale) ai sensi della Direttiva 79/409 CEE, nota come “Direttiva Uccelli”. Le due perimetrazioni sono coincidenti e coincidono anche con quella del Sir (Sito di importanza regionale) istituito ai sensi della L.R. 56/2000, in quanto la Regione Toscana ha inserito fra i propri Sir tutte le aree cosiddette “Natura 2000” (Sic e Zps), cioè facenti parte della rete di aree che l’Unione Europea ritiene maggiormente importanti a livello continentale per la tutela della biodiversità».

La associazioni ambientaliste sottolineano: «Non nascondiamo la sorpresa, e perfino la difficoltà a credere che dopo aver lavorato per anni nella direzione della tutela e della valorizzazione di una parte di questo importante sito (ci riferiamo in particolare ala porzione che ricade all’interno dell’omonima Oasi di Protezione), programmandone anche l’inserimento nell’adiacente Riserva Naturale del Padule di Fucecchio, la Provincia di Pistoia preveda nel nuovo Piano Faunistico Venatorio (in fase di adozione) di ridurre in maniera consistente la superficie dell’oasi per realizzare un recinto dove consentire un’attività di “tiro al cinghiale” (con animali appositamente immessi all’interno).

Tralasciando ogni considerazione di merito circa la natura di questa pratica (che rimettiamo alla valutazione di ciascuno di voi), ci chiediamo per quale motivo essa non possa collocarsi all’interno dell’adiacente Azienda Faunistico-Venatoria di Castelmartini che risulta già circa il doppio più ampia dell’oasi di protezione e al cui interno è presente una porzione di bosco del tutto analoga a quella che si vorrebbe scorporare dall’oasi. Occorre però considerare che un’attività di questo tipo all’interno di un Sic necessita di una preliminare procedura di valutazione d’incidenza ambientale (come previsto dalla Direttiva 92/43), e dubitiamo che essa, se condotta correttamente, possa portare ad un esito favorevole».

Secondo Legambiente e Wwf l’operazione «E’ stata condotta nella più assoluta assenza di trasparenza». Il Cigno Verde e il Panda ricordano che dopo aver ricevuto dalla Provincia una bozza del nuovo Piano faunistico venatorio provinciale per le consultazioni previste dalla normativa, avevano rilevato che «Sia per l’Oasi di Protezione che per l’Azienda Faunistico Venatoria, era prevista una non meglio precisata “revisione dei confini”» e quindi avevano chiesto agli uffici competenti «Di essere informati sulla natura e le motivazioni di questa modifica, senza ricevere da oltre tre mesi a questa parte alcuna risposta!».

Il comitato pistoiese del Wwf ed i due circoli di Legambiente ricordano che «Sono molti anni che le associazioni ambientaliste, e del resto da qualche tempo anche una parte del mondo venatorio locale, stanno adoperandosi con atteggiamento responsabile e collaborativo affinché il Padule di Fucecchio e gli ambienti naturali ad esso collegati trovino una tutela ed una valorizzazione turistica consone alla grande ricchezza di natura e testimonianze storiche di quest’area. Sono state avanzate proposte relative allo sviluppo della sentieristica e dell’accoglienza diffusa ed alla realizzazione nei fertili terreni della bonifica di coltivazioni di qualità in filiera corta. E’ su queste direttrici che la politica e le istituzioni dovrebbero orientare la crescita delle comunità locali, perché crediamo che senza un modello di sviluppo fondato sulla qualità e sulla salubrità dell’ambiente l’economia è destinata al collasso».

La lettera aperta conclude: «Continueremo ad offrire il nostro contributo di idee, sperando di incontrare nella Provincia e nelle comunità locali interlocutori sensibili, ma non mancheremo di perseguire tutte le forme democratiche di opposizione ad operazioni spregiudicate prive di ogni consequenzialità rispetto ad un quadro di azioni e di impegni già assunti, sulla base dei quali è già stata investita una importante quantità di denaro pubblico (oltre 600.000 Euro)».

Per maggiori informazioni:

http://www.zoneumidetoscane.it/sites/default/files/u4/quaderni_pdf_07.pdf