Lo sciacallo dorato alla conquista dell’Italia centrale: è arrivato nel Lazio

Prima segnalazione in provincia di Latina. A dicembre un esemplare era stato segnalato in Toscana (VIDEO)

[3 Febbraio 2022]

Lo sciacallo dorato (Canis aureus) sta espandendo il suo areale in Italia: negli ultimi decenni, proveniente dall’Europa orientale, si è stabilito in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino, ma segnalazion i di questo canide arrivano anche dal Piemonte e dall’Emilia Romagna, mentre lo scorso dicembre era stato segnalato uno sciacallo dorato in Toscana, ripreso molte volte dalle foto-trappole tese da Francesco Bacci della Fondazione Parsec, in una zona del Comune di Montemurlo, in provincia di Prato, piena di tane di tasso e allevamenti di animali da cortile, nei dintorni di un Centro recupero fauna selvatica e vicino a un’area umida.

Ma a quanto pare lo sciacallo dorato si è spinto molto più a sud: sul Forum dell’Associazione studi ornitologici e ricerche ecologiche del Friuli Venezia Giulia (ASTORE FVG), Luca Lapini, uno dei maggiori esperti della specie, conferma il primo esemplare di sciacallo dorato fototrappolato nel Lazio.

Lapini racconta come è andata: «Vaghi rumors senza dettagli riferiti da colleghi dell’Associazione PLI di Tarvisio sembravano indicare presenze di sciacallo in Lazio. Così, grazie al Colonnello P. Fedele – Carabinieri Forestali di Parma – che da più di un anno collabora con noi per ricerche sull’espansione di Canis aureus in Italia abbiamo potuto avviare prime verifiche di archivio. Grazie ai suoi uffici, il luogotenente dr Giuseppe Stolfa, Comandante del distaccamento CC biodiversità di Sabaudia, oggi ci ha inviato alcune ottime immagini registrate dalle foto trappole tese al monitoraggio dei lupi nella zona del Circeo (Latina). Alcune di esse sembravano poter essere riferite allo sciacallo dorato ma attendevano determinazione certa.
In effetti in almeno cinque di queste immagini si vede con certezza uno sciacallo dorato eurasiatico, forse lo stesso ripreso più volte nello stesso periodo».

Lapini evidenzia l’interesse della scoperta, visto che per ora la specie sembrava essere giunta con certezza a Sud soltanto fino alla Provincia di Prato: «Da questa località alla zona del Circeo (Latina) ci sono più di 250 km in linea d’aria verso Sud. Si tratta di una distanza superiore alla massima dispersal rate certamente nota per la specie. I maschi giovani in dispersione possono infatti fare certamente 220 km (dati da radiotracking), forse 400 (ipotizzati misurando la distanza tra gruppi noti e stazioni più periferiche raggiunte da maschi in dispersione).Questo primo pioniere laziale ripreso ad una così grande distanza dalla località toscana più vicina potrebbe essere spiegato con quest’ultima ipotesi, oppure supponendo che fra la stazione toscana in parola e la zona del Circeo ci siano altri gruppi familiari finora sfuggiti alle indagini»

Ma come è possibile che un canide di dimensioni medi riesca a fare un “salto” così lungo tra l’appennino Toscano e la pianura del Lazio?

Lapini risponde che «Dalla nostra esperienza sembra più verosimile spiegare la cosa con un gap di conoscenze di base. Essendo regolarmente confuso con cane, volpe e lupo il piccolo canide passa facilmente inosservato, come già verificato in gran parte dell’Emilia Romagna e in tutte le altre regioni già raggiunte dalla sua espansione in Italia. Grazie davvero ai Carabinieri Forestali, la cui speciale attenzione ha già prodotto molte altre novità faunistiche. Proseguiremo le verifiche, ed esortiamo tutti gli interessati a riguardare con attenzione le immagini di lupi raccolte dalle foto trappole in Italia centrale.
Ormai è chiaro che hanno compagnia orientale anche in Lazio»

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