L’introduzione del gambero di fiume nel crinale tosco-emiliano. Un progetto europeo al femminile

Life Claw per salvare i gamberi autoctoni dagli impatti antropici e dai gamberi alloctoni invasivi

[31 Ottobre 2022]

Il progetto Life Claw in corso nel Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano punta alla tutela del gambero di fiume (Austropotamobius pallipes), un crostaceo  preziosissimo e a rischio estinzione. E’ un progetto al femminile e giovane che racconta della tutela dell’ambiente.

Il progetto Life Claw, sostenuto dall’Unione Europea attraverso lo strumento finanziario LIFE e coordinato dal Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, ha l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione delle popolazioni di gambero di fiume italiano nell’area dell’Appennino nord-occidentale di Emilia-Romagna e Liguria, attraverso un programma a lungo termine che coinvolge diversi partner in entrambe le regioni.
I partner del progetto Life Claw che affiancano il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano sono: l’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, il Parco Naturale Regionale dell’Antola, il Consorzio di Bonifica di Piacenza, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Università degli Studi di Pavia, Acquario di Genova-Costa Edutainment, il Comune di Ottone e il Comune di Fontanigorda.

La responsabile del progetto, Francesca Moretti, laurea in scienze delle produzioni animali. Spiega che « Per la prima volta i piccoli gamberi di fiume italiano, nati a luglio, sono stati introdotti dai ricercatori del progetto Life Claw risultati idonei del Comune di Ventasso e dell’alto parmense, dopo aver svolto le opportune indagini sanitarie per verificare il loro stato di salute. Questa fondamentale fase del progetto segue la riproduzione avvenuta con successo presso i centri in Emilia, nei comuni di Monchio delle Corti e Corniglio, provincia di Parma, e in Liguria, nel comune di Fontanigorda in provincia di Genova. Sono 1.538 i giovani esemplari che complessivamente sono stati raccolti e rilasciati: 100 nell’allevamento di Fontanigorda; 148 in quello di Monchio delle Corti e 1.290 in quello di Corniglio».
L’attività riproduttiva era stata avviata nel 2021 e, , grazie alle indagini bio-ecologiche, genetiche e veterinarie condotte dall’Università degli Studi di Pavia, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, era stata preceduta dall’individuazione di popolazioni donatrici sufficientemente abbondanti, geneticamente idonee e prive di patologie. A differenza della maggior parte dei crostacei, e dei loro “cugini” di mare, i gamberi di acqua dolce non hanno una fase larvale, ma alla schiusa i piccoli si presentano già con il medesimo aspetto degli adulti.

Le ricercatrici del Parco nazionale dell’Appennino, Arianna Garofolin e Maria Chiara Contini, laureate con lode in ecologia e conservazione della natura, sottolineano che «I gamberi di fiume hanno un ruolo fondamentale all’interno degli ecosistemi acquatici in cui vivono, perchè sono in grado di regolare in termini di abbondanza molte specie, essendo onnivoro, ed è a sua volta fonte di cibo per pesci e uccelli».
Il gambero di fiume italiano è una specie autoctona la cui sopravvivenza è gravemente compromessa a causa di diverse minacce legate soprattutto alla crescente antropizzazione degli ecosistemi acquatici e all’introduzione di specie alloctone invasive. In particolare, i gamberi alloctoni invasivi che costituiscono una forte minaccia perché portatori asintomatici della peste di gambero, una malattia responsabile della rapida estinzione delle popolazioni autoctone. Garofolin e Contini evidenziano che «A causa di questi fattori, nel corso degli ultimi 50 anni, le popolazioni di gambero di fiume autoctono hanno subito un forte e diffuso declino in tutta Europa e attualmente, in Italia, la loro presenza è principalmente limitata a piccoli corsi d’acqua in cui i gamberi alloctoni invasivi non si sono ancora espansi e l’antropizzazione dell’habitat è limitata o assente. I gamberi di fiume sono infatti identificati come bioindicatori degli habitat per la loro fragilità e sensibilità ai cambienti ambientali. Sono riconosciuti come specie bandiera, per simboleggiare un problema ambientale ad esempio un ecosistema con necessità di essere preservato».
Tra le attività svolte nell’ambito del progetto Life Claw hanno grande rilevanza anche le azioni per contrastare e limitare la diffusione delle specie di gamberi alloctoni, che costituiscono una seria minaccia per la specie autoctona.
Al Parco Nazionale concludono: «Ora, terminate le attuali operazioni di rilascio, i ricercatori del progetto Life Claw riavvieranno l’attività di riproduzione. Saranno recuperati i gamberi riproduttori (maschi e femmine) da introdurre nelle vasche dei centri emiliani e ligure. L’accoppiamento dovrebbe avvenire a fine ottobre e successivamente le femmine emetteranno le uova. Ai centri di Fontanigorda, in provincia di Genova, e di Monchio e Corniglio, in provincia di Parma, si aggiungerà il nuovo centro dei “Frignoli”, realizzato dall’unione dei Comuni Montana della Lunigiana, in provincia di Massa Carrara, che sarà gestito direttamente dal personale di progetto del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano».