Levante Pela Terra: più di 700 indios a Brasilia per difendere le loro terre dalla devastazione autorizzata

La protesta contro una serie di disegni di legge anti-indigeni in esame al Congresso Nacional brasiliano

[17 Giugno 2021]

Più di 700 indios di 25 popoli provenienti da tutte le regioni del Brasile hamnno partecipato a Brasilia alla mobilitazione Levante Pela Terra, una manifestazione contro il rinvio della demarcazione delle Terras Indígenas (TI) e progetti anti-indigeni che sono all’esame del Congresso Nacional.

Le manifestazioni sono iniziate la scorsa settimana durante il voto sul disegno di legge 490/2007 e la protesta pacifica ha continuato a rafforzarsi con l’arrivo di altri leader indigeni nella capitale federale del Brasile.

La Coordenação das Organizações Indígenas da Amazônia Brasileira (COIAB) denuncia che «Il disegno di legge 490 apre le TI allo sfruttamento predatorio e, in pratica, pone fine alla demarcazione di queste terre, che oggi sono già paralizzate dal governo federale. Dall’8 luglio la PL è stata inserita nell’ordine del giorno della seduta della Commissione Costituzione, Giustizia e Cittadinanza (CCJC) della Camera, e questo martedì (15 giugno), è stata nuovamente inserita e questa volta aperta al voto, tuttavia è stato interrotto per l’apertura dell’ordine del giorno dei deputati in plenaria, come previsto dallo statuto. In previsione è che il PL riprenda l’agenda questo mercoledì (16), alle 9:00 (ora di Brasilia). I leader indigeni chiedono la rimozione definitiva del PL dall’agenda e finché ciò non accadrà, la mobilitazione continuerà».

Il cosiddetto Temporal Marco è un’azione del Supremo Tribunal Federal (STF)  che difende che le popolazioni indigene che possono rivendicare solo le terre dove si trovavano già il 5 ottobre 1988, data in cui è entrata in vigore la Costituzione brasiliana.

La deputata federale Joenia Wapishana, la prima donna indigena eletta nel Parlamento federale brasiliano, ha detto che «Al momento, questa è la principale lotta dei popoli indigeni: respingere l’approvazione del PL 490, che nel suo testo già affronta la tempistica. Questo PL porterà cambiamenti significativi nelle procedure per la delimitazione delle terre indigene. Non solo il testo originale del progetto, ma il sostituto che è stato presentato dal relatore (il deputato liberista Arthur Oliveira Maia dei Democratas), pone una serie di nuove domande, compresa la tempistica. Oggi la nostra priorità è quella di rifiutare questo progetto, che era all’ordine del giorno da tempo. Ritengo che vi siano molti argomenti contro il testo del relatore per incostituzionalità e per il fatto che intenda modificare la Costituzione in relazione al diritto di usufrutto esclusivo della terra nei confronti delle popolazioni indigene».

Gli indigeni hanno marciato verso il Congresso Nacional in difesa dei loro diritti e i loro leader chiedono che la PL 490 venga definitivamente rimossa dall’ordine del giorno del voto della CCJ della Câmara dos Deputados. Chiedono anche il ritiro dei progetti di legge 2633, 984, 191 e 177 che autorizza il Presidente della Repubblica, il neofascista Jair Bolsonaro, ad uscire dalla Convenzione 169 dell’International labour organization (ILO).

Per Nara Baré, coordinatrice esecutiva del Coiab, «La mobilitazione Levante Pela Terra è l’unione dei popoli indigeni, della società civile, dei popoli tradizionali e di tutti coloro che sono colpiti da questa malgoverno e che sono alla ricerca dei loro diritti in quanto cittadini. Ci stiamo mobilitando a Brasilia dalla scorsa settimana, con delegazioni che si sono unite alle delegazioni del Sul e del Centro-Oeste che erano già lì. Levante Pela Terra è importante non solo per richiamare l’attenzione di tutti gli ambiti (federale, statale e comunale), ma soprattutto sul governo di quel Paese che sta cercando in ogni modo di legalizzare l’illegalità. Siamo qui a dire no alla PL 490, no alla tempistica, no all’estrazione illegale nelle terras indígenas e non a tutte le battute d’arresto sui  diritti che si sono verificate durante questo malgoverno dell’attuale presidente, soprattutto in questo momento di pandemia».

Alle manifestazioni partecipano popoli come i Kayapós del Pará e del Mato Grosso, così come i leader indigeni e gli studenti degli Stati dell’Amazonas e Roraima. Per Brasilia sono partiti in autobus anche gli  indios Munduruku di Jacareacanga una città dove la comunità indigena è stata attaccata con le armi dai minatori illegali che operano nella regione.  Altri indios non hanno potuto essere a Brasilia perché non sono stati ancora vaccinati contro il covid-19 e la Baré sottolinea «Questa lotta è anche per il diritto al vaccino, che deve essere per tutti, indipendentemente da dove siamo, perché siamo ancora autoctoni».

Il PL 490/2017 era già stato il bersaglio di un’intensa mobilitazione delle popolazioni indigene brasiliane che si erano schierate contro gli emendamenti alla legge n. 6001 del 1973, nota come Estatuto do Índio. Con le modifiche previste dalla PL, sarà consentita, tra le altre cose, la realizzazione di impianti idroelettrici, minerari, strade e concessioni, eliminando la libera consultazione preventiva e informata alle comunità interessate. La proposta di legge consente di annullare l’«usufrutto esclusivo dei popoli indigeni in qualsiasi area la cui occupazione risponda al rilevante interesse pubblico dell’Unione». Renderà inoltre possibile la legalizzazione automatica di centinaia di miniere nelle TI, responsabili della diffusione del Covid-19, della contaminazione da mercurio, della distruzione di sorgenti e di interi fiumi e della deforestazione.

Già a maggio, la  Coiab e l’Observatório dos Direitos Humanos dos Povos Indígenas Isolados e de Recente Contato (Opi) avevano denunciato pubblicamente che a- la PL 490  prevedeva la possibilità di contatti forzati con popolazioni indigene isolate, consentendo l’attività di sette missionarie religiose estremiste  e l’apertura delle TI a attività economiche distruttive.

In un documento congiunto, Coia e Opi considerano «Le proposte di PL una gigantesca  battuta d’arresto nella nostra legislazione, perché non rispettano i diversi modi di vita e di espressione e le decisioni e i territori dei popoli indigeni isolati, ottenuti con molte lotte dai popoli indigeni e dalla società civile nel contesto della ridemocratizzazione del Paese».