L’esposizione a più pesticidi aumenta la mortalità delle api

Buone notizie: le api si stanno adattando alle infestazioni di varroa

[6 Agosto 2021]

Secondo lo studio “Agrochemicals interact synergistically to increase bee mortality”, un’analisi di 90 studi pubblicata su Nature da un team internazionale di ricercatori guidato da Harry Siviter ed Emily Bailes della Royal Holloway University of London, «I pesticidi agricoli venduti agli agricoltori già miscelati in “cocktail” possono uccidere il doppio delle api». ,

Lo studio ha quindi confermato che «Le api esposte a più prodotti chimici agricoli hanno tassi di mortalità significativamente più alti di quanto sarebbe previsto dal loro impatto combinato».

Le api sono regolarmente esposte a una combinazione di fattori di stress ambientale come pesticidi, parassiti e cattiva alimentazione. I ricercatori hanno analizzato i dati degli ultimi due decenni e hanno scoperto che «Quando le api sono esposte a questi fattori di stress in combinazione, interagiscono per aumentare la mortalità delle api. In particolare, era più probabile che l’esposizione a più prodotti chimici per l’agricoltura aumentasse la mortalità delle api rispetto ad altri fattori di stress».

I processi di valutazione del rischio utilizzati in tutto il mondo per determinare se i prodotti agrochimici sono sicuri da usare si concentrano su un prodotto alla volta e non prendono in considerazione il modo in cui i prodotti chimici interagiscono tra loro in relazione alla salute degli animali. I risultati pubblicati su Nature  confermano che «L’esposizione a fattori di stress combinati può avere un impatto molto più dannoso sulle api di quanto previsto dalle attuali valutazioni del rischio ambientale».

Siviter, che ora lavora all’università del Texas – Austin, ha ricordato che «Le api sono fondamentali per la salute del nostro pianeta, ma il numero di fattori di stress che l’incontro è in aumento come conseguenza delle attività umane. Le colture vengono trattate con più prodotti chimici per l’agricoltura, quindi le api sono abitualmente esposte a diverse sostanze chimiche contemporaneamente. La nostra analisi ha rilevato che le interazioni tra queste sostanze chimiche hanno aumentato significativamente la mortalità delle api, oltre i livelli che avremmo previsto se avessimo semplicemente aggiunto l’impatto negativo di più sostanze chimiche insieme.  Purtroppo, queste interazioni non vengono prese in considerazione quando viene autorizzato  l’utilizzo dei prodotti agrochimici e, quindi il loro, impatto sulle api è sottovalutato».

La Bailes, ora alla Bangor University, ha aggiunto: «La nostra analisi mostra una tendenza generale per interazioni più gravi quando i prodotti agrochimici interagiscono, ma penso che sia importante anche notare che questo non significa che non si verifichino effetti più dannosi per altri tipi di stress. In particolare c’era pochissima ricerca sugli effetti della nutrizione. Dal punto di vista della valutazione del rischio, questa variazione non dovrebbe essere trascurata».

Un altro autore dello studio, Mark Brown del Department of biological sciences della Royal Holloway, ha concluso: «I nostri risultati indicano che i regolamentatori e i produttori di prodotti agrochimici devono cambiare radicalmente il loro approccio alla valutazione del rischio. Il processo normativo nella sua forma attuale non protegge le api dalle conseguenze indesiderate di una complessa esposizione ai prodotti agrochimici. Un fallimento nell’affrontare questo problema e nel continuare a esporre le api a molteplici fattori di stress antropogenici in agricoltura si tradurrà in un continuo declino delle api e dei servizi di impollinazione, a scapito della salute umana e dell’ecosistema».

Già nel 2016 lo studio “In-hive Pesticide Exposome: Assessing risks to migratory honey bees from in-hive pesticide contamination in the Eastern United States”, pubblicato su Scientific Reports da un team di ricercatori statunitensi, aveva dimostrato che le colonie di api dove era stato trovato un maggiore numero di pesticidi avevano molte più probabilità di morire. Ora, intervistato dal programma  Inside Science di BBC Radio 4, Siviter spiega: «Se hai una colonia di api esposta a un pesticida che uccide il 10% delle api e un altro pesticida che ne uccide un altro 10%, ti aspetteresti, se questi effetti fossero additivi, che venga ucciso il 20% delle api. Ma un “effetto sinergico” potrebbe produrre il 30 – 40% di mortalità. E questo è esattamente quello che abbiamo trovato quando abbiamo esaminato le interazioni. Quindi dovremmo davvero prendere in considerazione l’interazione tra queste sostanze chimiche quando si concede la licenza per l’utilizzo di formule commerciali. Non continuiamo a monitorare i pesticidi una volta che sono stati autorizzati per l’uso, quindi stiamo proponendo osservazioni post-autorizzazione. Se quei pesticidi [usati in combinazione] danneggiano le api, quel danno viene registrato».

Ma da un altro studio, “Parallel evolution of Varroa resistance in honey bees: a common mechanism across continents?”, pubblicato su Royal Society journal Proceedings B da Isobel Grindrod e Stephen  Martin della School of environment and life sciences dell’università britannica di Salford, arrivano buone notizie per le api: in tutto il mondo stanno sviluppando la capacità di “eliminare” la varroa, un terribile acaro parassita che si nutre di api e larve.

Le api hanno già complessi comportamenti igienici organizzati, come la rimozione dall’alveare delle  covate infette di larve. Ora, i dati pubblicati, frutto di 40 anni di ricerche sulle colonie che sopravvivono alle infestazioni senza alcun trattamento chimico, rivelano che si stanno evolvendo per “riutilizzare” quel comportamento contro la varroa.

La Grindrod conferma: «Stiamo assistendo all’aumentare di questa resistenza in tutto il mondo. E stiamo assistendo di recente anche a un aumento degli apicoltori che non devono trattare [gli acari] con trattamenti chimici. La “pressione” degli acari sta spingendo le api sane ad adattarsi. La loro capacità di adattamento è davvero importante ed è per questo che dobbiamo mantenere sane le colonie di api – per mantenere tale adattabilità – perché in futuro ci saranno altre nuove malattie e pressioni».