L’enciclica di Papa Francesco e il Cigno. La Chiesa incontra l’ambientalismo

Dibattito a Festambiente con Galantino, segretario generale della Cei, Don Ciotti e Cogliati Dezza

[11 Agosto 2015]

Ha ragione il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza: se in Italia si desse il giusto peso e la giusta attenzione alle cose, il dibattito “Laudato si’: riflessioni dall’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune” avrebbe dovuto essere uno degli eventi politici dell’estate italiana, sia per il forte contenuto simbolico dell’avvenimento sia per il contesto climatico e sociale nel quale è avvenuto.

E’ infatti la prima volta che un Segretario generale della Cei, nel caso Monsignor Nunzio Galatino, partecipa ad un’iniziativa di un’associazione ambientalista fortemente “laica” come Legambiente e dove hanno cittadinanza credenti, non credenti e credenti in altre religioni. Un novità che si è riflessa anche nella composizione di un foltissimo pubblico che ha seguito con attenzione rara ogni parola detta sul palco di Festambiente.

Certo la presenza profetica di Don Luigi Ciotti, che ha dichiarato di aver imparato l’ambientalismo da Legambiente, è “normale” a Festambiente, dove va spesso a discutere di legalità e ecomafie, ma, come ha sottolineato Toni Mira, caporedattore di Avvenire che ha coordinato il dibattito, la presenza di Galantino segna un salto di qualità nel rapporto tra ambientalismo e chiesa.

E non è un caso se Galantino, dopo aver liquidato con poche ma preoccupate battute l’attualità politica e la polemica con il segretario della Lega Nord Salvini, ha sottolineato che l’enciclica si rivolge a tutti e dialoga con l’ambientalismo che tiene al centro l’uomo come parte del creato, non ad un animalismo e ad un ambientalismo disumanizzanti che escludono l’uomo dal disegno divino. Insomma, secondo Monsignor Galantino, la natura non esiste senza l’uomo e l’Enciclica di Papa Francesco è prima sociale che ecologica.

Non a caso il Segretario generale della Cei ha ricordato i profughi climatici, figli dell’ingiustizia, di quelle che ha definito rapine delle multinazionali, uomini e donne che vorrebbero non dover lasciare il loro Paese ma che sono costretti a farlo a causa di una economia di rapina che esclude l’uomo e il vivente per appropriarsi di risorse e ricchezze.

Don Ciotti  ha evocato quella che ha definito «La sconfitta della politica» e  ricordato le parole del Papa: «Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli». Poi ha sottolineato che «In questi 200 anni si è imposto un modello tecno-economico che, insieme a innegabili progressi scientifici, ha prodotto un umanesimo malato, fondato sulla convinzione di essere padroni della Terra, mentre ne siamo solo “amministratori responsabili”. Il grido della Terra è il grido dei poveri. Di una cosa ci siamo però resi responsabili: del suo degrado. Responsabili del suo degrado perché  insensibili al suo grido. La Terra grida, ma per ascoltarla occorre una sensibilità che abbiamo in gran parte perduto. E’ un deficit innanzitutto educativo e culturale».

Galatino e Ciotti hanno ricordato la denuncia del Papa: «Oggi gli esclusi  sono menzionati nei dibattiti politici e economici, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica» e Don Ciotti ha aggiunto che «Non si può parlare delle ferite di questa Terra, dei problemi climatici, del dissesto idrogeologico dovuto alla cementificazione, dell’avvelenamento del sottosuolo e dell’inquinamento dei mari, senza chiamare in causa il modo in cui viene governata la società e i nostri personali stili di vita».    .

Il passo di Laudato Si’ ricordato sia da Galatino e Ciotti è significativo: «Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, deve integrare la giustizia nella discussione sull’ambiente, per ascoltare tanto  il grido della terra quanto il grido dei poveri». Una concezione del mondo e dell’umanità sideralmente lontana dalla xenofobia leghista ma anche dalla sottomissione della politica alla finanza e dalla globalizzazione dell’indifferenza.  E’ qui che probabilmente la Chiesa cattolica riconosce ad associazioni come Legambiente non solo il ruolo di interlocutore ma ormai di compagne di strada per un mondo nel quale giustizia economica e sociale si dovranno necessariamente incrociare. Non a caso  Galatino ha detto scherzando che la sua presenza a Festambiente era dovuta all’opera di convincimento del «Clan Gentili», cioè della famiglia di Angelo Gentili, organizzatore del più grande eco-festival europeo che è da subito, 27 anni fa, è diventato luogo di contaminazione e confronto tra le diverse sensibilità, luogo di inclusione e “miracolosa” opera solidale, incarnata dalle decine di giovani volontari che forse non leggeranno mai “Laudato Si”, delle splendide ragazze che probabilmente non condividono quanto ribadito dal Segretario generale della Cei  sull’aborto come delitto contro la natura e Dio, ma che praticano ogni giorno quella solidarietà tra esseri umani e natura che è l’unica maniera per salvare quello che per molti è il Creato e per altri il meraviglioso prodotto del caso e dell’evoluzione.

Nel suo intervento il presidente di Legambiente ha sottolineato che un dibattito del genere sarebbe stato impensabile solo pochi anni fa e che l’enciclica e le nuove sensibilità ed aperture della Chiesa segnano non solo la fine della concezione giudaico-cristiana dell’uomo padrone della natura della ma anche una cesura con precedenti encicliche.

Che molto sia cambiato nella chiesa grazie a Papa Francesco lo ha detto anche Don Citti che nella Chiesa a dovuto patire anche attacchi e amarezze, ma Monsignor  Galatino ha invece tenuto a far emergere una continuità che, come ha detto Cogliati Dezza, è difficile rintracciare in un documento rivoluzionario come “Laudato Si”. Un’enciclica che «se diventerà elemento di discussione nelle parrocchie e di predica alla messa domenicale» potrebbe portare a comprendere meglio l’ambientalismo milioni di credenti. Il presidente di Legambiente ha concluso che se l’ambientalismo rimanesse da solo, in una sorta di elitaria autosufficienza, sarebbe già sconfitto.

E forse il miglior suggello ad un dibattito che è stato intenso, vivace e impegnativo sono le parole di Papa Francesco ricordate da Don Ciotti: «Eppure non tutto è perduto perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di qualsiasi condizionamento psicologico e sciale venga loro imposto. Sono capaci di guardare a sé stessi con onestà, di far emergere il proprio disgusto e di intraprendere nuove strade verso la libertà».