Legambiente: basta con l’assalto dei bracconieri al mare di Pianosa

«Pirati che distruggono per avidità una biodiversità unica nel Mediterraneo»

[10 Dicembre 2015]

Nonostante l’installazione delle telecamere, l’assalto dei bracconieri al mare protetto di Pianosa, una delle 7 isole del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, continua come prima e più di prima.

In questi giorni a Legambiente è stata ripetutamente segnalata la presenza di pescherecci elbani e continentali che saccheggiano quello che dovrebbe essere un mare sotto protezione integrale, devastando così una delle biodiversità più ricche del Mediterraneo e quello che dovrebbe essere uno dei suoi ambienti più integri.

Questi pirati del mare, che danneggiano i loro colleghi onesti e tutta la comunità nazionale, utilizzano gli stessi trucchi più volte segnalati da Legambiente:  reti  che sembrano messe al limite dell’area marina protetta ma che poi vengono  calate al suo interno, segnali “invisibili”, spesso costituiti da bottiglie di plastica, posti a un metro un metro e mezzo sott’acqua ma facilmente recuperabili con i moderni mezzi di rilevamento della posizione,  incursioni notturne nelle acque protette di pescatori professionisti disonesti e bracconieri  “dilettanti” che riforniscono commercianti che non si chiedono l’origine di questa mattanza che arriva sui banchi delle loro pescherie o dei loro ristoranti.

A quanto ci risulta le telecamere sarebbero in funzione ma, come temevamo, servono a poco se non c’è un controllo puntuale e se mancano gli interventi repressivi immediati per fermare questi delinquenti che stanno distruggendo un patrimonio dell’Arcipelago Toscano, dell’Italia e del mondo nel nome dell’ingordigia, dello spreco di bellezza e del dispregio delle leggi italiane e delle Direttive europee che proteggono Pianosa e il suo mare.

E’ chiaro che le telecamere e il controllo remoto da soli non bastano a scoraggiare questi  bracconieri distruttori. Senza una sorveglianza continua in loco ed interventi rapidi e certi, senza un inasprimento delle pene e delle multe, che rendano diseconomico il rischio di ricche pescate  di frodo a Pianosa e che prevedano – come succede in altri Paesi – il sequestro dell’imbarcazione e l’annullamento della licenza di pesca per i predatori delle aree marine protette,  questi  pirati del mare, questi banditi dell’ambiente, continueranno nella loro opera di sistematica distruzione di un preziosissimo bene comune.

Pare che i distruttori del mare protetto abbiano incrementato la loro attività alla viglia delle feste natalizie, si vede che la richiesta di pesce illegale è in aumento. Ci sembra proprio arrivata l’ora di fermarli, chi può e deve intervenga subito per mettere fine a questa scandalosa mattanza di biodiversità e legalità.