Legambiente al Governo: impugnare la norma che taglia il Parco regionale del Sirente Velino

Il M5S: una vergogna. Legambiente chiede di trasformare il Sirente Velino in Parco Nazionale

[19 Maggio 2021]

Legambiente chiede al ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani di  proporre al Governo di «Impugnare la norma che taglia il Parco regionale del Sirente Velino, una scelta anacronistica e in contrasto con le norme nazionali e gli obiettivi dell’Unione Europea sulla tutela della biodiversità e sul percorso della Next Generation Ue. Servono più aree protette e più territori protetti per frenare la perdita della biodiversità e ridurre gli effetti del cambiamento climatico in atto».

Infatti, la maggioranza regionale abruzzese – Lega, Fratelli D’Italia e Forza Italia  – ha cancellato circa 14.000 ettari dal Parco Regionale Sirente Velino, cosa che il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Giorgio Fedele ha definito «Una vergogna messa nero su bianco nella legge dell’Assessore Imprudente passata in aula con tutti i voti del centrodestra. Questa legge è partita male e finita peggio. In commissione come in aula sono state azzerate le richieste delle opposizioni e dei cittadini. La cecità dimostrata dal centrodestra la pagheranno gli abruzzesi, in particolare quelli delle aree montane, che dovranno subire la mutilazione del proprio patrimonio naturalistico e di biodiversità dal valore inestimabile».

Invece,  il vicepresidente della Regione Abruzzo e assessore alla caccia, ai parchi e all’ambiente, Emanuele Imprudente, ha detto: «Grazie all’attività svolta dalla II Commissione e dai consiglieri, per la sensibilità che hanno dimostrato per il tempo e voglia di ascoltare, cercando di capire un tema caro all’Abruzzo e al governo regionale: la conservazione e la tutela del patrimonio ambientale legate alla costruzione di opportunità di sviluppo per aree particolari, colpite da spopolamento; occorre coniugare il valore della tutela con una visione positiva. Il Parco non ha mai funzionato, è arrivato il momento di ripartire con una governance che superi il commissariamento, con il protagonismo dei comuni e dei territori».

Fedele ribatte: «Questa legge non migliora e non potenzia il parco, non stanzia un euro per la sua valorizzazione, non vi è un progetto di ritorno in termini economici ed ecologici sul territorio. Si è applicato esclusivamente un taglio basato sulla cartina politica del territorio che strizza l’occhio a chi vede la montagna come terreno di caccia o mercato di legname. Ad aggiungere sdegno per questa norma sono state le motivazioni che hanno fornito i consiglieri del centrodestra per giustificare la mannaia con cui hanno riscritto la geografia naturale del territorio: l’ente parco non funziona, e quindi lo tagliamo. Un autentico paradosso, e mi chiedo con che faccia si siano potute pronunciare in aula certe parole rimanendo seri. Come se tutte le criticità emerse in ambito sanitario dopo la pandemia si volessero risolvere eliminando ospedali. E’ un passo indietro che riporta l’Abruzzo al medioevo. E mentre dal Governo nazionale e in Europa guardano sempre di più alla transazione ecologica, la tutela ambientale e il green, in un momento in cui l’Unesco riconosce il valore del Parco della Maiella e i parchi nazionali sono la meta di tanti turisti che scelgono di rimanere nei confini nazionali per le vacanze, il Presidente romano in Abruzzo taglia 14mila ettari di parco, tirando uno schiaffo in faccia alle migliaia di cittadini che da oltre un anno combattono per tutelare il proprio territorio. Questa è una vergogna che peserà sulle loro coscienze politiche per sempre, e se mai volessero dimenticare quello che hanno fatto all’Abruzzo noi saremo sempre pronti a ricordare che sono stati gli autori consapevoli di questo scempio».

Anche per Legambiente «Questa azione rischia di essere solo un regalo alla speculazione e alle corporazioni che pensano di continuare a gestire il territorio abruzzese per far divertire qualche anziano cacciatore e mettere a rischio la tutela delle specie a rischio di estinzione come l’orso bruno marsicano. Il territorio del Sirente Velino non merita questo oltraggio e non lo meritano gli abruzzesi che da sempre sono stati favorevoli alla nascita delle aree protette ed oggi appare sempre più necessario che nasca un Parco nazionale per togliere dalle mani della Regione la gestione di un territorio che evidentemente non sa gestire e tutelare in maniera adeguata. Dobbiamo prendere atto che in Abruzzo la tutela della biodiversità è una missione che sa fare lo Stato attraverso i Parchi nazionali e le comunità locali che si sono assunte la responsabilità della getione diretta dei loro territori attraverso le riserve regionali».

Il Cigno Verde conclude: «Per il parco regionale del Sirente Velino, area fondamentale per la tutela delle specie a rischio e per la tutela globale della biodiversità, occorre immediatamente una legge per trasformarlo in Parco nazionale e, per evitare effetti nefasti, che il governo blocchi questa assurda legge approvata dal Consiglio regionale abruzzese».