L’echidna salverà il suolo dell’Australia?

Un’echidna scava 8 rimorchi di terreno all'anno, aiutando il suolo ad affrontare il cambiamento climatico

[23 Marzo 2021]

A 200 anni dall’arrivo degli europei, che hanno introdotto pratiche agricole e di allevamento intensive, i suoli australiani sono in cattive condizioni, impoveriti di sostanze nutritive e materia organica, compreso il carbonio. E David John Eldridge, professore alla School of biological, Earth and environmental science dell’University of New South Wales (UNSW) spiega che «Questa è una cattiva notizia sia per la salute del suolo che per gli sforzi per affrontare il riscaldamento globale».

Su The Conservation Eldridge  rivela che l’echidna (Tachyglossus aculeatus), lo spinoso monotremo autoctono australiano può essere  parte della soluzione: «Le echidne scavano pozzi, solchi e depressioni nel terreno mentre cercano formiche».

Lo studio “Temporal changes in soil function in a wooded dryland following simulated disturbance by a vertebrate engineer”, pubb,licata recentemente su Catena da Eldridge e Terrence Koen, anche lui dell’UNSW, ha rivelato quanto questa “ingegneria” del suolo potrebbe portare benefici all’ambiente.

Eldridge spiega che «Lo scavo dell’echidna intrappola foglie e semi nel terreno. Questo aiuta a migliorare la salute del suolo, promuove la crescita delle piante e mantiene il carbonio nel suolo, piuttosto che nell’atmosfera. L’importanza di questo processo non può essere sottovalutata. Migliorando l’habitat dell’echidna, possiamo migliorare in modo significativo la salute del suolo e aumentare gli sforzi oer l’azione climatica»

Molti animali, scavando, migliorano la salute del suolo.  Questi ingegneri ecosistemici favoriscono non solo la salute del suolo ma anche quella delle piante e di altri organismi. Eldridge ricorda che «In Australia, la maggior parte dei nostri animali scavatori sono estinti, limitati o minacciati. Ma non è così per l’echidna, che è ancora relativamente comune nella maggior parte degli habitat in vaste aree del continente.

Le echidne sono prolifici scavatori. Il nostro monitoraggio a lungo termine nello Scotia Sanctuary di Australian Wildlife Conservancy, nel sud-ovest del New South Wales, suggerisce che un’echidna sposta circa 7 tonnellate – circa 8 rimorchi carichi – di terreno ogni anno. Le depressioni del suolo lasciate dalle  echidna possono essere larghe fino a 50 cm e profonde 15 cm. Quando le formiche scarseggiano, come nei siti altamente degradati, le echidna scavano più a fondo per trovare le termiti, creando fosse ancora più grandi. Questa capacità di movimentare terra fornisce involontariamente un’altra funzione di fondamentale importanza: il matrimonio tra semi e acqua. Affinché i semi possano germogliare, devono unirsi all’acqua e ai nutrienti del suolo. Il nostro esperimento ha mostrato come lo scavo di echidna aiuta a realizzare questo obiettivo».

I due ricercatori hanno cercato di capire se, dopo la pioggia, i semi sarebbero rimasti intrappolati nelle fosse scavate dall’echidna. Per farlo hanno contrassegnato con cura i semi con colori diversi a seconda delle piante e li hanno posizionati sulla superficie del suolo in un bosco semi-arido vicino a Cobar, nel New South Wales, poi hanno scavato fosse simili a quelle create dalle echidne.< e simulato la pioggia. Il risultato è stato che «La maggior parte dei semi è finita nelle fosse e quelli che erano già nelle fosse sono rimasti lì. L’esperimento ha mostrato come le fosse dell’echidna incoraggiano semi, acqua e sostanze nutritive a incontrarsi, dando ai semi una migliore possibilità di germogliare e sopravvivere nei suoli poveri dell’Australia. Le fosse di recupero diventano quindi “hot spot” per le piante e suolo dalle quali le piante possono diffondersi nel territorio».

Lo studio ha anche scoperto che gli scavi delle echidne ospitano comunità microbiche e invertebrati del suolo unici che probabilmente svolgono un ruolo importante nella scomposizione della materia organica per produrre carbonio nel suolo. Eldridge sottolinea che «Non c’è da meravigliarsi che molti sforzi umani per ripristinare il suolo imitino le strutture naturali costruite da animali come le echidne».

Le echidne sono quindi piccoli cupidi che favoriscono l’unione tra semi ed acqua in ambienti aridi e coltivatori di carbonio nei suoli impoveriti. Quando la materia organica si trova sulla superficie del suolo, viene scomposta dall’intensa luce ultravioletta che rilascia carbonio e azoto nell’atmosfera. Ma quando le echidne scavano, il materiale viene sepolto nel terreno, dove viene degradato dai microbi che la consumano, rilasciano carbonio e azoto nel suolo. Questo non avviene immediatamente. Lo studio suggerisce che occorrono 16-18 mesi affinché i livelli di carbonio nelle fosse superino quelli nei terreni nudi.

Eldridge conclude: «L’intero processo di scavo, cattura e accumulo dell’echidna crea un mosaico di rifiuti, carbonio, sostanze nutritive e hot spot delle piante. Queste isole fertili portano a ecosistemi sani e funzionali e diventeranno più importanti man mano che il mondo diventerà più caldo e più secco».