Le voci aliene dei Poli

Polar Sounds remixa i suoni dei mari artici e antartici. 105 artisti per la collaborazione arte-scienza

[6 Febbraio 2023]

Dalla fine dell’estate del 2022, nell’ambito del Projekts Polar Sounds. L’Helmholtz-Institut für Funktionelle Marine Biodiversität an der Universität Oldenburg (HIFMB) e l’Alfred-Wegener-Institut, Helmholtz-Zentrum für Polar- und Meeresforschung (AWI) hanno messo a disposizione di artisti del suono e musicisti di tutto il mondo 50 clip audio dai mari dell’Artico e dell’Antartide per reinterpretarli in modo creativo. Oggi le loro composizioni risultanti vengono pubblicate su citiesandmemory.com/polar-sounds.  Il ghiaccio che “canta”, una foca che lancia un richiamo come se fosse nello spazio e un airgun sismico che deflagra come una bomba sono alcuni dei rumori messi a disposizione dehli artisti e che evidenziano come anche negli oceani più remoti, a causa dell’aumento dell’attività umana, la vita marina venga sconvolta.

All’AWI ricordano che «Di tutti i segnali sensoriali, il suono è quello che viaggia più lontano negli oceani. Per questo motivo, i metodi acustici sono uno strumento importante che i ricercatori utilizzano per comprendere meglio gli oceani polari e la biodiversità che esiste al loro interno. A causa della profondità degli oceani e dell’estensione della copertura di ghiaccio in alcune regioni, le osservazioni visive possono eessere limitate per la ricerca scientifica. Di conseguenza, i dati acustici possono fornire agli scienziati informazioni preziose sulle abitudini di riproduttive e sui modelli di migrazione e per comprendere come il rumore antropogenico influisce negativamente sugli ambienti marini. Pertanto, studiare i paesaggi sonori dei mari può dirci molto sulla salute dei nostri oceani».

I microfoni subacquei sono stati attaccati a galleggianti con strumenti scientifici rimasti nell’Artico e nell’Antartide per circa due anni. Uno dei suoni registrati erano i richiami della foca antartica meno studiata: l’ ommatofoca o foca di Ross (Ommatophoca rossii) che vive in mare aperto e su banchi di ghiaccio difficili da raggiungere. Gli scienziati hanno registrato 5 richiame di questo mammifero marino a iverse frequenze. Sono state registrate anche foche cancrivore (Lobodon carcinophagus), balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata), narvali (Monodon monoceros) e megattere (Megaptera novaeangliae), ma anche il  fragoroso crollo delle banchise di ghiaccio e il delicato suono del “canto” del ghiaccio che si muove nell’acqua, o si contrae quando la temperatura sale e scende, o quando il ghiaccio si scioglie e si ricongela. I microfoni hanno anche rilevato il rumore antropico causato dall’estrazione e dalla ricerca di petrolio e gas.

Geraint Rhys Whittaker, ricercatore artistico all’HIFMB e coordinatore del progetto per Polar Sounds, spiega: «Ci siamo chiesti cosa possiamo fare con questi dati oltre ad analizzarli scientificamente. Come possiamo condividere questi suoni raramente ascoltati con il resto del mondo e usare l’arte per dare loro un significato alternativo? Queste domande ci hanno dato lo slancio per creare il progetto Polar Sounds».  Intervistato da BBC News, Whittaker  ha aggiunto: «Probabilmente pensiamo di sapere come suonano i poli, ma spesso lo immaginiamo solo».

Quasi 300 artisti provenienti da 45 paesi hanno chiesto l’opportunità di reinterpretare questi suoni. Questo gran numero di partecipanti ha spinto il team di Polar Sounds a selezionare ancora più persone di quanto inizialmente previsto, con 105 artisti che hanno inviato composizioni. Tra le altre cose, per il team era importante avere un equilibrio in termini di origine, background e genere. Ai partecipanti è stato permesso di comporre tutto ciò che volevano utilizzando i vari clip audio,

Whittake ricorda a sua volta che «Le Nazioni Unite hanno dichiarato il periodo dal 2021 al 2030 Decade of the Oceans ed è fondamentale rendere accessibili al grande pubblico importanti ricerche sui nostri oceani. Quello che mi è particolarmente piaciuto nel lavorare a questo progetto è l’unicità di questi suoni e il modo in cui possono creare una connessione intuitiva tra noi umani e l’oceano. Il prossimo passo del progetto sarà presentare questi suoni in una mostra itinerante». Una selezione dei brani sarà presentata durante il simposio HIFMB a Oldenburg nell’estate del 2023 e altre località saranno annunciate sul sito Web HIFMB non appena saranno confermate.

Ma è stato anche un progetto entusiasmante dal punto di vista scientifico.  Ilse van Opzeeland è una delle principali scienziate dell’Ocean Acoustics Group dell’AWI, che insieme al suo team  ricerca ha raccolto le registrazioni nelle regioni artiche e antartiche, sottolinea che «I paesaggi sonori che registriamo negli oceani polari sono mozzafiato in termini di nuove intuizioni scientifiche che hanno fornito da quando abbiamo iniziato il nostro monitoraggio acustico passivo. Una “traduzione” attraverso l’arte infonde nuova vita ai nostri dati scientifici che va oltre una pubblicazione tradizionale o un documento politico rendendoli accessibili ai non scienziati. Dobbiamo compiere i massimi sforzi per proteggere, conservare e ripristinare gli habitat in pericolo del nostro pianeta. L’interazione tra arte e scienza può aiutare creando consapevolezza e attirando l’attenzione su questo».

Ma un impegno artistico con temi e oggetti scientifici può fare ancora di più? I ricercatori che partecipano al progetto ora stanno conducendo interviste qualitative con gli artisti che hanno aderito per esplorare la misura in cui l’arte rivela prospettive innovative e non considerate che altrimenti rimarrebbero inesplorate, per aprire nuove strade di dialogo tra arte e scienza e comprendere come gli immaginari dei mari polari vengono costruiti e decostruiti attraverso la creatività. Stuart Fowkes, fondatore di Cities and Memoria, conclude: «Con i poli terrestri che si riscaldano più velocemente della media globale, questa raccolta di suoni mira ad attirare l’attenzione su un ambiente affascinante ma in rapida evoluzione, e ci incoraggia a pensare a modi per preservarlo per le generazioni future»