Le vecchie seppie non dimenticano

A differenza degli umani, in vecchiaia conservano una memoria nitida di eventi specifici

[20 Agosto 2021]

Secondo lo studio “Episodic-like memory is preserved with age in cuttlefish”, pubblicato su  Proceedings of the Royal Society B da un team di ricercatori francesi, statunitensi e britannici, «Le seppie possono ricordare cosa, dove e quando sono accaduti eventi specifici, fino ai loro ultimi giorni di vita», Si tratta della prima prova di un animale il cui ricordo di eventi specifici non si deteriora con l’età.

Le seppie hanno una vita breve – la maggior parte vive fino a circa due anni – il che le rende un buon soggetto per testare se la memoria diminuisce con l’età. Dato che è impossibile verificare se gli animali ricordano consapevolmente le cose, gli autori dello studio hanno utilizzato il termine “memoria episodica” per riferirsi alla capacità delle seppie di ricordare cosa, dove e quando sono accadute cose specifiche.

I ricercatori dell’università di Cambridge, del Marine Biological Laboratory (MBL) – Woods Hole, e dell’università di Caen hanno condotto test di memoria su 24 seppie comuni (Sepia officinalis), la metà delle quali aveva 10-12 mesi – non abbastanza adulte – e l’altra metà aveva 22-24 mesi, equivalenti a 90 anni umani.

La principale autrice dello studio, Alexandra Schnell del Dipartimento di psicologia dell’università di Cambridge, che ha condotto gli esperimenti al  Laboratorio di biologia marina in collaborazione con Roger Hanlon, uno scienziato senior del MBL, spiega che «Le seppie possono ricordare cosa, dove e quando hanno mangiato e lo utilizzano per guidare le loro decisioni alimentari in futuro. Quel che sorprende è che non perdono questa capacità con l’età, nonostante mostrino altri segni di invecchiamento come la perdita della funzione muscolare e dell’appetito».

Il team di ricercatori – finanziati dalla Royal Society e dalla Grass Foundation –  ricorda che «Invecchiando, gli esseri umani perdono gradualmente la capacità di ricordare esperienze accadute in momenti e luoghi particolari, ad esempio quello che abbiamo mangiato a cena martedì scorso. Questa è chiamata memoria episodica e si pensa che il suo declino sia dovuto al deterioramento di una parte del cervello chiamata ippocampo».

Le seppie non hanno un ippocampo e la loro struttura cerebrale è completamente diversa dalla nostra. Il lobo verticale del cervello di una seppia è associato all’apprendimento e alla memoria e lo studio ha scoperto che «Non si deteriora fino agli ultimi due o tre giorni di vita dell’animale, il che potrebbe spiegare perché nelle seppie la memoria episodica non è influenzata dall’età».

Per condurre l’esperimento, le seppie sono state prima addestrate ad avvicinarsi a una posizione specifica, contrassegnata da una bandierina bianca e nera, nella loro vasca. Quindi sono state addestrati ad apprendere che due cibi che mangiano comunemente: i gamberetti Palaemonetes, che preferiscono, e i gamberoni, che erano disponibili in luoghi specifici contrassegnati da una bandiera e dopo un certo tempo stabilito. Questa formazione delle seppie è stata ripetuta ogni giorno per quattro settimane.

Poi è stato testato se le seppie avrebbero ricordato quale cibo sarebbe stato disponibile, dove e quando. Per assicurarsi che non avessero appena imparato uno schema, i due luoghi di alimentazione erano unici ogni giorno. Tutte le seppie, indipendentemente dall’età, osservavano quale cibo appariva per primo sotto ogni bandiera e lo utilizzavano per determinare quale fosse il punto di alimentazione migliore per ogni pasto successivo.

La Schnell. Sottolinea che «Le vecchie seppie erano altrettanto brave di quelle più giovani nel compito di memorizzazione, infatti, molte delle più anziane hanno fatto meglio nella fase di test. Ipotizziamo che in natura questa capacità possa aiutare le seppie a ricordare con chi si sono accoppiate, in modo che non tornino dallo stesso partner; tali comportamenti potrebbero promuovere la diffusione dei loro geni in tutta la popolazione regionale».

Hanlon conclude: «Abbiamo studiato ampiamente le seppie sul campo e in laboratorio per decenni, ma questi comportamenti sofisticati sono una sorpresa anche per noi. Ci sono ancora molte scoperte da fare sul legame tra cervello e comportamento».