Grazie alle Aree protette 4 specie di uccelli migliorano lo stato di conservazione

Le specie animali “totem” che i Parchi italiani hanno salvato dall’estinzione (FOTOGALLERY)

Giampiero Sammuri rieletto per la terza volta presidente nazionale di Federparchi

[12 Giugno 2015]

La buona notizia arriva della nuova «Lista rossa» europea degli uccelli a rischio estinzione redatta da Birdlife International grazie al finanziamento dall’Unione europea: moretta tabaccata, occhione, nibbio bruno e grillaio sono le quattro specie di uccelli italiane che hanno migliorato il loro stato di conservazione, è un vero fiore all’occhiello per il nostro Paese, in un quadro generale che vede il 18% delle specie di uccelli in Europa, 67 specie su 451, pari a quasi 1 su 5, minacciato di estinzione. E questo è in gran parte merito dell’attività svolte nei parchi Italiani riuniti nell’VIII Congresso Nazionale di Federparchi in corso a Trezzo sull’Adda, nel Parco dell’Adda Nord.

In una nota Federparchi ricorda che «Per l’Italia che detiene il record europeo della biodiversità, in una superficie pari a un trentesimo di quella europea, con 55.600 specie animali (pari al 30% delle specie europee) e 7.636 specie vegetali (pari al 50% delle specie europee), la notizia sull’avifauna è un’ulteriore conferma che premia il contributo dei parchi e delle aree protette per la tutela della biodiversità. Senza i parchi, infatti, molti animali simbolo della nostra fauna come orsi, camosci, stambecchi, aquile, lupi sarebbero scomparsi per sempre dai nostri boschi, nelle nostre montagne, dalle nostre coste e dai nostri mari, con una perdita inestimabile in termini di patrimonio naturale».

I successi delle aree protette italiane sono molti: dalla reintroduzione del grifone nel Parco dei Nebrodi, alla quinta colonia stabile di camoscio appenninico nel Parco del Sirente Velino, il falco pescatore, che nidifica nuovamente in Maremma, gli orsi dell’Adamello Brenta, la foca monaca ricomparsa a Marettimo.

Giampiero Sammuri, appena rieletto per la terza volta come presidente nazionale di Federparchi, si dice «orgoglioso e onorato» per il rinnovo della carica, e annuncia l’intenzione di creare «anche nuove alleanze con mondi diversi da quello dei parchi, per apportare nuove idee e nuova linfa vitale» ai parchi stessi, in quanto rappresentano non solo «un patrimonio naturalistico di inestimabile valore, ma l’identità stessa del nostro Paese e anche un asset strategico per rilanciare la nostra economia». In particolare, sottolinea Sammuri, «le aree protette hanno dimostrato una notevole capacità di realizzare progetti e azioni per proteggere la natura. E’ merito dei parchi se oggi alcune di queste specie prioritarie non sono più a rischio e altre sono state reintrodotte con successo, e anche la ricerca italiana in campo ambientale ed ecologico è tra le più interessanti, dal punto di vista dei risultati gestionali delle aree protette e in generale della biodiversità. Non dimentichiamo che il nostro è il Paese europeo più ricco di specie animali e vegetali: se c’è un patrimonio di cui dobbiamo andare fieri è proprio quello naturale».

Ecco gli animali “totem” dei Parchi italiani

1. Grifone. L’avvoltoio grifone era considerato estinto dagli anni sessanta in Sicilia. Scomparso principalmente a causa dei bocconi avvelenati disseminati all’epoca legalmente sul territorio, si può di nuovo osservarlo mentre sorvola i Nebrodi, la più grande area protetta della Sicilia. Risiedono ormai nel parco dei Nebrodi oltre 100 esemplari, discendenti da alcuni individui reintrodotti dalla Spagna. Alcuni esemplari provenienti dai Nebrodi sono stati osservati in altre aree d’Italia.

2. Camoscio appenninico. Considerato praticamente estinto agli inizi del ‘900 è oggi tornato a popolare i parchi dell’Appennino centrale, con quasi 2000 esemplari. Il camoscio appenninico (nome scientifico Rupicapra pyrenaica ornata) è una sottospecie endemica per l’Italia che vive esclusivamente all’interno dei parchi del centro Italia. Non va confuso con il più diffuso camoscio alpino che è proprio una specie diversa (Rupicapra rupicapra) ampiamente diffusa sull’arco alpino. Quest’ultimo gode di un regime di protezione inferiore ed è maggiormente imparentato con le specie nord-orientali, rispetto a quello appenninico che invece appartiene a quelle sud-occidentali ed è quindi più simile ai camosci presenti in Spagna.

3. Falco pescatore. Si tratta di raro rapace presente in Corsica che da quattro anni viene osservato nidificare anche nel Parco della Maremma. Assenti come nidificanti in Italia a partire dagli anni sessanta, questi affascinanti uccelli che si cibano solo di pesce sono studiati e tutelati grazie a sofisticate tecnologie di ripresa a distanza, che permettono di seguire la vita dei nidiacei fin dalle prime ore di nascita.

4. Orso bruno alpino. Alla fine degli anni 90 solo 3-4 orsi bruni erano rimasti sulle montagne del Gruppo Adamello Brenta. Dopo un intervento di rilascio di 10 esemplari, la popolazione è cresciuta fino ad arrivare a una trentina di animali e si registrano nuove cucciolate ogni anno. L’obiettivo della tutela è ripristinare l’equilibrio che già esisteva sulle Alpi: la presenza di predatori è indice quindi di un ambiente sano, di una catena alimentare ricca e di varietà nel numero di specie presenti (biodiversità). Prosegue, inoltre, il fenomeno di migrazione spontanea di orsi che provengono principalmente dalla Slovenia.

5. Stambecco alpino. Lo stambecco, specie simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso, vive nelle praterie d’alta quota e sulle pareti rocciose. Ha rischiato l’estinzione alla fine del XIX secolo e si è salvato solo nelle valli che oggi compongono il Parco del Gran Paradiso. La sua presenza nell’area non ha mai subito interruzioni e, attualmente, è uniformemente presente in tutte le vallate. Le concentrazioni maggiori si rilevano, durante l’estate, nelle valli di Cogne e Savarenche. Lo stambecco è oggetto di particolare attenzione e protezione da parte del Parco e a lui sono dedicati diversi progetti di ricerca e conservazione. Dal Gran Paradiso la presenza di questa specie si è estesa in tutto l’arco alpino.

6. Gipeto. Questo avvoltoio, che si nutre principalmente del midollo della ossa, era considerato estinto come nidificante dalle Alpi all’inizio del XX secolo. Ora è presente con una popolazione autosufficiente e stabile, grazie a un progetto europeo di reintroduzione che ha interessato molti Stati del continente. Circa 150 individui sono stati liberati sulle Alpi fino a dieci anni fa secondo un programma di reintroduzione che ha interessato Italia, Francia, Svizzera e Austria. Numerosi i siti di nidificazione, anche in territorio italiano, nei parchi dello Stelvio e del Gran Paradiso.

7. Lupo. Negli anni 70, periodo di massima contrazione della popolazione, il numero complessivo di lupi in tutto l’Appennino era inferiore ai 100 individui. Oggi grazie all’istituzione dei parchi e alle politiche di tutela, la popolazione presunta dei lupi in Italia supera i 1.000 esemplari. Quaranta anni fa, nel Parco della Majella, fu sperimentato il primo radiocollare su questa specie.

8. Aquila reale. E’ il rapace per antonomasia, nidifica su pareti rocciose, in montagna, non disturbate da altri animali e dall’uomo. Un tempo viveva nelle zone temperate dell’Europa, nella parte nord dell’Asia, nel nord America, Nord Africa e Giappone. In molte di queste regioni l’aquila è ancora oggi presente ma solo sui rilievi montuosi, mentre nei secoli precedenti nidificava anche nelle pianure e nelle foreste. In Italia è presente sulle Alpi, in Appennino, sui monti sardi e siciliani, in corrispondenza delle aree parco.

9. Cernia bruna del Mediterraneo. Vive in fondali rocciosi da 10 a 150 metri di profondità. La specie, come molti altri Serranidi, è in pericolo di estinzione ed è inserita nella lista rossa della IUCN. In Italia è tutelata nelle aree marine protette dell’Asinara, alle Tremiti, alle Egadi e a Portofino, mentre la specie è sostanzialmente scomparsa al di fuori delle zone di protezione.
10. Foca Monaca. E’ una specie su cui si hanno ancora pochi e insufficienti avvistamenti e scarse informazioni lungo le nostre coste. Tuttavia, questo mammifero marino estremamente elusivo e sensibile, grazie a politiche di tutela e gestione della pesca artigianale nell’area marina protetta delle Egadi, è stato nuovamente osservato nelle grotte della piccola isola siciliana di Marettimo, oltre ad alcuni sorprendenti avvistamenti in Alto Adriatico.

11. Orso marsicano. E’ il simbolo della protezione degli animali in Italia. Grazie all’istituzione delle aree protette sono sopravvissuti circa 50 esemplari di questa sottospecie endemica del nostro paese. Il cuore della sua conservazione è costituito dal Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise istituito per la sua tutela sin dal 1922. Negli ultimi anni la consistenza è rimasta più o meno stabile, su un numero di esemplari però troppo esiguo, come riportato dalla Red List italiana redatta lo scorso anno da Federparchi per conto del Ministero dell’Ambiente.