Le ricadute del Covid-19 compromettono i progetti di conservazione della natura

Impatti particolarmente forti sulle aree protette africane e asiatiche e su comunità povere e ranger

[11 Marzo 2021]

Secondo una raccolta di nuovi documenti di ricerca pubblicati oggi da un’edizione speciale di PARKS, il giornale della Iucn World Commission on Protected Areas (Iucn-Wcpa), «La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla conservazione della natura in tutto il mondo» e tra queste conseguenze ci sono la perdita di posti di lavoro tra i guardiaparco, la riduzione delle pattuglie anti-bracconaggio e la riduzione della protezione ambientale. Il numero speciale di PARKS, realizzato su iniziativa della COVID-19 and Protected Areas Task Force Iucn, fornisce la sintesi più completa della ricerca sui collegamenti e sugli impatti del Covid-19 sulla conservazione della natura. Oltre a 11 articoli scientifici peer-reviewed, contiene anche articoli di leader ambientali come il direttore generale dell’ International Union for Conservation of Nature (Iucn)  Bruno Oberle; l’ex presidente della Colombia e vincitore del Premio Nobel per la pace, Juan Manuel Santos; l’ex presidente dell’Irlanda ed ex Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, Mary Robinson; il biochimico e vincitore del Premio Nobel per la medicina, Sir Richard Roberts; la segretaria esecutiva della  Convention on Biological Diversity, Elizabeth Maruma Mrema; e il CEO e presidente del Global Environment Facility, Carlos Manuel Rodríguez.

Oberle, sottolinea: «Sebbene la crisi sanitaria globale rimanga prioritaria, questa nuova ricerca rivela quanto sia grave il pedaggio che la pandemia di Covid-19 ha richiesto alle attività  sforzi di conservazione e sulle comunità dedite alla protezione della natura. Non dimentichiamo che solo investendo in una natura sana possiamo fornire una solida base per il nostro recupero dalla pandemia ed evitare future crisi di salute pubblica».

Brent Mitchell, presidente dell’Iucn-Wcpa Specialist Group on Privately Protected Areas and Nature Stewardship, co-editore delll’ediziione speciale di PARKS, ha evidenziato che «Quello che abbiamo imparato dai nostri 150 collaboratori è questo: se lo shock del Covid -19 non è sufficiente a far risvegliare l’umanità dalle conseguenze suicide del corso distruttivo di uno sviluppo molto fuorviante, con il suo assalto alla natura, allora è difficile vedere come si possono evitare ulteriori calamità, di gran lunga peggiori dell’attuale pandemia».

Visto che gli impatti del Covid-19 stanno colpendo duramente comunità che dipendono dalla natura e dalla sua conservazione, come dettagliato nel saggio “A Global overview and regional perspectives e Tourism in protected and conserved areas amid the COVID-19 pandemic” al quale ha contributo il Wwf, «I piani per ricostruire meglio devono prendere in considerazione sia la natura sia le comunità più fragili e a rischio». Raccomandazioni su come farlo efficacemente nell’ambito della conservazione marina, nonché il ruolo straordinario dei ranger, sono ben delineati nei contributi “Marine protected and conserved areas in a post-COVID-19 world” e “Impact of the COVID-19 pandemic on rangers and the role of rangers as a planetary health service”.

Secondo una sintesi delle indagini sugli impatti della pandemia sulle operazioni delle aree protette, ad essere più duramente colpiti dal fallout della crisi economica innescata dal Covid-19 sono stati i progetti di conservazione della natura  in Africa e in Asia. Più della metà delle aree protette africane asserisce di essere stata costretta a fermare o ridurre le pattuglie sul campo e le operazioni anti-bracconaggio, nonché l’educazione alla conservazione e la sensibilizzazione. Anche in un quarto delle aree protette asiatiche le attività di conservazione erano state ridotte. In America Latina e Nord America, Europa e Oceania la maggior parte delle aree protette è stata in grado di mantenere le attività  principali, nonostante le chiusure e le perdite di entrate turistiche.

L’Iucn evidenzia che «La pandemia ha anche colpito i mezzi di sussistenza dei ranger delle aree protette e delle loro comunità». Un sondaggio realizzato tra ranger in più di 60 Paesi ha rilevato che «Più di un ranger su quattro ha visto il proprio stipendio ridotto o ritardato, mentre il 20% ha riferito di aver perso il lavoro a causa dei tagli di bilancio legati al Covid-19. I ranger dell’America centrale e dei Caraibi, del Sud America, dell’Africa e dell’Asia sono stati maggiormente colpiti rispetto ai loro colleghi  in Europa, Nord America e Oceania».

Per fare luce sugli impatti della pandemia sulla politica ambientale, il numero speciale di PARKS ha analizzato i pacchetti di stimolo economico e altre politiche governative pertinenti che sono state attuate o previste tra gennaio e ottobre 2020 e ha identificato alcuni esempi positivi di pacchetti di ripresa economica  che puntano ad avvantaggiare esplicitamente le aree protette e conservate (Protected and Conserved Areas – PCA)  o ad  aumentare le protezioni ambientali. L’Iucn fa l’esempio di 8 Paesi dell’Unione europea hanno stanziato finanziamenti per espandere o proteggere meglio le PCA e per il capitale naturale e l’economia circolare. Anche Kenya, Giappone, Pakistan e Nuova Zelanda hanno incluso la natura nei loro pacchetti di stimolo. 17 Paesi  hanno mantenuto o aumentato il loro supporto alle PCA.

La principale autrice dello studio sugli impatti dei pacchetti di stimolo, Rachel Golden Kroner di Conservation International, spiega che «Le aree protette e conservate sono una strategia di conservazione essenziale: aiutano a garantire la salute a lungo termine della natura, delle persone e dei mezzi di sussistenza. E’ incoraggiante vedere la conservazione della natura avere una priorità in alcuni sforzi di ripresa dal  Covid-19. Non possiamo permettere che l’attuale crisi metta ulteriormente a repentaglio il nostro ambiente naturale. Se vogliamo costruire un futuro sostenibile, è necessario evitare la riduzione delle protezioni ambientali e le misure di ripristino devono essere pianificate in modo non solo da evitare impatti negativi sulla biodiversità, ma da tracciare una via più sostenibile ed equa per il futuro».

Secondo Rodríguez. «Investire nella conservazione e nel ripristino della natura per prevenire la futura comparsa di patogeni zoonotici come i coronavirus costa una piccola frazione dei trilioni di dollari che i governi sono stati costretti a spendere per combattere il Covid-19 e stimolare una ripresa economica. Far questo salvaguarderà anche lavoro, salute umana, redditi e risorse naturali essenziali per miliardi di persone. Non possiamo dire che stiamo ricostruendo meglio se non lo facciamo proteggendo anche il mondo naturale».

Nel saggio “The drivers and causes of zoonotic diseases,” gli autori, guidati da Mariana Napolitano Ferreira responsabile scientifica del Wwf-Brasil, presentano una panoramica, basata su ricerche scientifiche, di come le aree protette potrebbero svolgere un ruolo significativo nel minimizzare la minaccia di ‘spillover’ di virus – esattamente come il Covid-19 – dal mondo naturale alle persone; tutto questo affrontando il cambiamento di uso del territorio e regolando il commercio di fauna selvatica.

La Napolitano Ferreira è convinta che «La pandemia di CovidD-19 è stata un tragico promemoria del nostro rapporto interrotto con la natura e le prove che abbiamo ora dimostrano che abbiamo ancora molta strada da fare. Continuiamo a minare la natura quando la scienza mostra chiaramente che dobbiamo agire con urgenza per proteggerla e conservarla meglio, sia come rete di sicurezza per le comunità colpite sia come uno dei nostri più forti alleati contro future epidemie zoonotiche. I leader globali devono agire in base alla lezione appresa da questa crisi e intensificare il sostegno, la ripresa e gli investimenti in e verso le aree protette e conservate, le comunità locali e le popolazioni indigene che dipendono da esse e le salvaguardano».

Adrian Phillips, co-editor dell’edizione speciale di PARKS ricorda che «Durante quest’anno, i governi e altri si riuniranno in una serie di incontri internazionali per decidere come stabilizzare il nostro clima, salvare la biodiversità, garantire la salute umana e rilanciare l’economia globale. Attraverso tutti questi eventi dovrebbe correre questo filo d’oro: imparare le lezioni di Covid-19 proteggendo la natura e ripristinando gli ecosistemi danneggiati. Questa è la missione che tutti coloro che hanno il potere di portare il cambiamento devono ora perseguire».

Gary Tabor, presidente del Center for Large Landscape Conservation e dell’Iucn- Wcpa, conclude: «Ora più che mai, comprendiamo come la salute dell’uomo, degli animali e dell’ecosistema siano inestricabilmente collegati. Poiché il mondo cerca sollievo dall’attuale pandemia di Covid-19 e ora sviluppa strategie per prevenire future pandemie, i parchi nazionali e le aree protette hanno un aspetto essenziale, ruolo di protezione della salute pubblica da svolgere. La natura intatta attenua il rischio di ricadute pandemiche dalla fauna selvatica alle persone. E’ un valore che può essere facilmente incorporato nelle strategie di gestione delle aree protette esistenti, ma questo deve ancora essere fatto».