Le piante aliene si stanno facendo largo nelle acque toscane, con nuove varianti

Anbi: «La presenza di piante alloctone fuori controllo e che alterano gli ecosistemi, sostituendosi alla vegetazione tipica, è pericolosa ed innesca processi deleteri per l'ambiente»

[21 Dicembre 2021]

Il Myriophyllum Aquaticum, popolarmente conosciuto come “Millefoglio Americano”, è una specie aliena  presente negli ambienti naturali di 9 regioni italiane: Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Campania e Abruzzo (mentre  in Piemonte la specie è stata oggetto di eradicazione e dal 2017 non si hanno nuove segnalazioni), che nella nostra regione sta creando nuovi e inaspettati problemi.

«L’impatto che questa pianta sta avendo nelle acque del lago di Porta è tale da generare anche nuove varianti, perché il Myriophyllum Aquaticum entra in contatto con le comunità autoctone, modificandole», spiega l’Associazione nazionale dei consorzi di bonifica presentando i dati di uno studio condotto dall’Università di Firenze.

Che fare? Le eradicazioni meccaniche si dimostrano  uno strumento efficace, ma comportano anche la rimozione delle specie autoctone presenti, per cui si privilegia la rimozione manuale delle piante invasive.

«La presenza di piante alloctone fuori controllo e che alterano gli ecosistemi, sostituendosi alla vegetazione tipica, è pericolosa ed innesca processi deleteri per l’ambiente – dichiara Massimo Gargano, direttore generale Anbi – I Consorzi di bonifica svolgono un’attenta azione di monitoraggio ed osservano tutte le accortezze necessarie per limitare al minimo la propagazione lungo i corsi d’acqua anche per non compromettere la stabilità di argini e sponde, amplificando il rischio idrogeologico».

Sempre in Toscana, un altro segnale d’allarme per le specie aliene arriva dall’ Alto Valdarno, dove il locale Consorzio di bonifica 2 e l’Unione dei Comuni del Pratomagno hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione per  frenare l’avanzata del “poligono del Giappone”: altamente invasivo ed importato dai Paesi asiatici per scopi ornamentali, ormai colonizza molte aree urbane ed invade ampi tratti del reticolo idrografico; in primavera cresce e si infittisce rapidamente, impedendo l’accesso al corso d’acqua e la crescita di altre specie.

«È un problema che è ormai emerso in tutta la sua pericolosità a causa della sua altissima capacità di diffusione», commenta Enzo Cacioli,  presidente dell’Unione dei Comuni del Pratomagno

Inserita dalle organizzazioni per la tutela della biodiversità tra le cento specie più infestanti al mondo, la “Japonica” comporta anche problemi di natura strutturale: la pianta, infatti, ha un apparato radicale particolarmente potente, che si sviluppa fino a 3 o 4 metri sotto terra, facilitando la comparsa di problemi idraulici lungo gli argini. Intervenire in maniera mirata è particolarmente importante, poiché è sufficiente un piccolo frammento della pianta, trasportato dai torrenti d’acqua per iniziare una nuova propagazione.

«È indispensabile – conclude Francesco Vincenzi, presidente Anbi – fare rete a livello istituzionale per fronteggiare la salute ambientale dell’ecosistema dei nostri territori attraverso nuove normative regionali  prima che i costi ambientali, idraulici e sanitari diventino insostenibili. Non solo: è urgente che le autorità fitosanitarie competenti  mettano a punto sistemi di controllo e lotta, prima di arrivare a un punto di non ritorno».