Le giraffe sono un po’ più protette: la Cites vieta il commercio internazionale di loro parti

Ma il vero problema è il bracconaggio per rifornire i mercati africani di selvaggina

[23 Agosto 2019]

Con 106 favorevoli, 21 contrari e 7 astensioni, Il meeting della Conferenza delle parti della Convention on international trade in endangered species of wild fauna and flora (Cites) ha vietato il commercio non regolamentato di giraffe e di parti del loro corpo.

La mozione è stata presentata da Repubblica Centrafricana, Ciad, Kenya, Mali, Niger e Senegal, Paesi dove le popolazioni di giraffe sono diminuite fortemente. Il fronte minoritario che si è opposto era guidato dai Paesi dell’Africa meridionale, tra i quali Sudafrica, Botswana e Tanzania, dove le giraffe sono messe meglio. Questi Paesi hanno sostenuto che ci sono scarse prove che il commercio internazionale stia contribuendo al declino delle  giraffe.

Quel che è certo è che in Africa il numero di giraffe è diminuito del 40% negli ultimi 30 anni, in quella che viene chiamata “estinzione silenziosa”. I mammiferi più alti del mondo uccisi finiscono in gran parte nei mercati di selvaggina africani, ma parti del loro corpo vengono anche utilizzate per realizzare prodotti, tra cui gioielli, bracciali e borse, che vengono esportati. Ora tutti i Paesi che ospitano popolazioni di giraffe dovranno registrare l’esportazione di parti di giraffe o manufatti e per il loro commercio sarà necessario essere autorizzati.

Tom De Meulenaer, a capo dei servizi scientifici della Cites, ha ricordato che «La giraffa, allo stato brado, è molto più rara degli elefanti africani, molto più rara. Stiamo parlando di alcune decine di migliaia di giraffe e di alcune centinaia di migliaia di elefanti africani. Quindi dobbiamo stare attenti».

Anche Julian Fennessy, copresidente del Giraffe and Okapi specialist group dell’International union for conservation of nature pensa che la mozione approvata dalla Cites sia un passo avanti, ma ha detto che «Questo non salverà le giraffe in natura. Per fermare il loro declino, sarebbe stato necessario un maggiore sostegno finanziario e politico, insieme a ranger e risorse sul campo. La carne di selvaggina per il mercato interno è di gran lunga la ragione principale del bracconaggio. Mentre le popolazioni dell’Africa meridionale e occidentale continuano ad aumentare, una combinazione di bracconaggio, principalmente per uso locale, perdita di habitat, crescita della popolazione umana e disordini civili nell’Africa orientale e centrale sta causando l’estinzione silenziosa di alcune popolazioni».