Le giovani tartarughe marine passano i loro “anni perduti” nel leggendario Mar dei Sargassi?

Un nuovo studio dimostra che il Mar dei Sargassi potrebbe essere la destinazione di molti piccoli di tartarughe verdi e Caretta caretta

[11 Maggio 2021]

Il nuovo studio “First Atlantic satellite tracks of ‘lost years’ green turtles support the importance of the Sargasso Sea as a sea turtle nursery”, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B da Katherine Mansfield (University of Central Florida), Jeanette Wyneken (Florida Atlantic University), e Jiangang Luo (University of Miami) potrebbe aver risolto, almeno in parte, il mistero di dove le tartarughe marine trascorrono i loro “anni perduti” e servirà molto per migliorare la protezione di questi antichi rettili minacciati durante i loro primi pericolosi anni in mare.

Infatti, la nuova ricerca, che è stata in gran parte finanziata  da Florida Sea Turtle Specialty License Plate, Disney Conservation Fund e Save Our Seas Foundation, indica che «Il leggendario Mar dei Sargassi, che include parte del Triangolo delle Bermuda e da tempo è stato descritto nella narrativa come un luogo in cui le navi naufragano, potrebbe in realtà essere un importante habitat per le giovani tartarughe marine». Il Mar dei Sargassi, al largo della costa orientale degli Stati Uniti nell’Oceano Atlantico settentrionale, è stato spesso descritto nella cultura popolare, come in Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, come luogo in cui le navi potevano sparire quando cercavano di navigare attraverso lo spesso strato di alghe galleggianti, marroni, Sargassum da cui prende il nome.

I tre biologi statunitensi hanno presentato le prove della presenza di piccoli di tartarughe marine che raggiungono il Mar dei Sargassi dopo essersi avventurati nell’oceano aperto al largo della costa orientale della Florida. E’ la prima volta che uno studio rintraccia le tartarughe verdi (Chelonia mydas) durante i loro primi “anni perduti”, come viene chiamato il periodo di tempo che intercorre tra la schiusa dei nidi lungo la costa atlantica della Florida e la navigazione nell’oceano durante la loro “adolescenza”, per poi tornare negli habitat costieri dopo diversi anni in mare aperto.

Come spiegano all’University of Central Florida, «Non si sa molto su dove vadano le tartarughe marine in questi anni, da questo deriva la definizione di “anni perduti”». Le nuove scoperte confermano le ipotesi fatte nel precedente studio “First satellite tracks of neonate sea turtles redefine the ‘lost years’ oceanic niche”, pubblicato nel 2014, sempre su Proceedings of the Royal Society B, che aveva dimostrato che le piccolt<e tartarughe marine verdi raggiungevano il Mar dei Sargassi.

La costa atlantica della Florida è un’importante area di nidificazione per le tartarughe marine verdi e le tartarughe marine, che sono specie iconiche negli sforzi di conservazione e importanti per il loro ruolo nell’aiutare a mantenere gli ecosistemi oceanici, afferma la professoressa associata di biologia UCF Kate Mansfield, che ha guidato lo studio in collaborazione con Jeanette Wyneken presso la Florida Atlantic University.

Prima gli scienziati ipotizzavano che dopo la schiusa e l’entrata nell’oceano, i cuccioli di tartaruga marine stessero passivamente alla deriva nelle correnti marine, come quelle che circolano nell’Oceano Atlantico e che nuotassero in quelle correnti fino alla maturità sessualei.

La Mansfield  sottolinea: «Si pensava che le tartarughe verdi e le Caretta caretta potessero continuare a vivere nelle correnti, ma che alcune potessero lasciare le correnti e andare nel Mar dei Sargassi non era mai stato preso in considerazione o previsto da ipotesi di lunga data e da ipotesi sul campo. Abbiamo scoperto che le tartarughe verdi erano attivamente orientate ad andare nel Mar dei Sargassi e in numero ancora maggiore rispetto alle tartarughe caretta tracciate nel nostro lavoro precedente. Certo, le dimensioni del nostro campione non sono enormi, ma un numero sufficiente di tartarughe ha compiuto questo viaggio che mette davvero in discussione le nostre convinzioni di lunga data sui primi periodi di vita delle tartarughe marine».

I ricercatori sono stati in grado di tracciare le tartarughe attaccando sui loro carapaci dispositivi di localizzazione avanzati a energia solare, lunghi circa un pollice. Questo ha richiesto anche di trovare l’adesivo ottimale per l’applicazione del sensore, che era diverso per le tartarughe marine verdi rispetto alle Caretta caretta, a causa dei gusci più cerosi delle verdi. La Mansfield  assicura che «Il dispositivo di localizzazione è progettato per staccarsi dopo alcuni mesi e non danneggia le tartarughe né inibisce la crescita o il comportamento del carapace delle tartarug».

Per il nuovo studio, sono stati applicati trasmettitori su 21 tartarughe marine verdi di età inferiore a un anno che poi sono state rilasciate nella Corrente del Golfo, a circa 10 miglia al largo dalla spiaggia in cui sono nate. Le date di rilascio delle tartarughe andavano dal 2012 al 2013 e i ricercatori sono stati in grado di rintracciare le tartarughe fino a 152 giorni dopo e spiegano: «Delle 21 tartarughe, 14 hanno lasciato la Corrente del Golfo e il vortice di correnti circolanti del Nord Atlantico ed sono entrate nella regione occidentale o settentrionale del Mar dei Sargassi nell’Oceano Atlantico occidentale. Questo è paragonabile a 7 delle 17 tartarughe marine che hanno lasciato la Corrente del Golfo e sono entrate nel Mar dei Sargassi nello studio precedente.

La Wyneken, che ha lavorato con Mansfield per raccogliere, allevare, taggare e liberare le tartarughe, evidenzia che «La ricerca è importante perché fa luce su dove vanno i piccoli di tartaruga durante un periodo delicato della loro vita. Questi studi in cui apprendiamo dove vanno le piccole tartarughe marine per iniziare a crescere sono fondamentali per la corretta conservazione delle tartarughe marine. Se non sappiamo dove si trovano e quali parti dell’oceano sono importanti per loro, stiamo facendo la conservazione con gli occhi bendati».

Luo, che ha una formazione in biologia matematica, oceanografia e visualizzazione di dati scientifici avanzati, ha aiutato il team di ricerca a elaborare e analizzare i dati e ha rappresentato i risultati graficamente e con animazioni e ora dice: «E’ fantastico vedere come le piccole tartarughe viaggiano e utilizzano l’oceano. L’oceano è il nostro futuro e dobbiamo avere cura dell’oceano per salvare le tartarughe marine».

Teresa Mackey, responsabile programmazione della Sargasso Sea Commission, che amministra l’area con il supporto di diversi governi e partner, ha assicurato che «La Commissione utilizzerà i dati della ricerca come parte del suo prossimo progetto di diagnostica dell’ecosistema. Il progetto quantificherà le minacce e il loro potenziale impatto sul Mar dei Sargassi, compresi i cambiamenti climatici, l’inquinamento da plastica e le attività commerciali, oltre a studiare i modi per contrastare le sfide che l’area deve affrontare e stabilire una baseline per il monitoraggio continuo e la gestione adattativa.

Il Marine Turtle Research Group dell’University of Central Florida, diretto dalla Mansfield, colabora con la Sargasso Sea Commission dal 2017 e la Mackey fa notare che «La ricerca della dottoressai Mansfield sull’habitat essenziale che quest’area fornisce alle tartarughe all’inizio del loro ciclo di vita fornisce una prova concreta dell’importanza del Mar dei Sargassi per le specie in via di estinzione e in pericolo di estinzione ed è uno dei tanti motivi per cui la conservazione di questo ecosistema d’alto mare è vitale importante per la biodiversità marina».

La Mansfield conclude: «I prossimi passi per la ricerca sugli “anni perduti” includeranno uno sguardo più da vicino alle differenze nell’orientamento e nel comportamento di nuoto tra le specie di tartarughe, la comprensione del ruolo che il Sargassum gioca nello sviluppo iniziale delle tartarughe marine e la sperimentazione di dispositivi di tracciamento più nuovi, più piccoli e più accurati per saperne di più sui luoghi in cui vanno i piccoli di tartaruga e su come interagiscono con il loro ambiente».