Le femmine di pipistrello vampiro adottano i cuccioli orfani delle loro migliori amiche (VIDEO)

La forte relazione formatasi tra due femmine di pipistrelli vampiri adulte potrebbe aver motivato una dei pipistrelli ad adottare il cucciolo dell'altra

[12 Marzo 2021]

Lo studio “Non-kin adoption in the common vampire bat”, pubblicato su Royal Society Open Science da Imran Razik, Bridget Brown e Gerald Carter dell’Ohio State University e da Rachel Page dello Smithsonian Tropical Research Institute parte da un’icredibile scoperta fatta mente i ricercatori monitoravano dei pipistrelli vampiri in cattività presso lo Smithsonian Tropical Research Institute (STRI) di Panama: dopo la morte della madre, un cucciolo di pipistrello vampiro è stato adottato da una femmina non imparentata con lui.

Gli scienziati evidenziano: «Sebbene questa osservazione non sia stata la prima segnalazione di adozione nei pipistrelli vampiri, è contestualizzata in modo univoco da oltre 100 giorni di riprese con le telecamere di sorveglianza» e che rivelano dettagli intimi sui mutevoli rapporti sociali tra la madre, il cucciolo e la madre adottiva durante il loro periodo di cattività in laboratorio.

Razik spiega che «L’adozione è avvenuta dopo un evento molto triste ma alla fine fortuito. Dopo la morte della madre e dopo che l’altra femmina è intervenuta per adottare il cucciolo, ci siamo resi conto di aver registrato l’intera storia sociale di queste due pipistrelli adulte che si sono incontrate per la prima volta in cattività. La forte relazione che hanno formato sulla base della cura e della condivisione del cibo tra loro potrebbe aver motivato questa adozione».

Per saperne di più su come i pipistrelli vampiri formano legami sociali, i ricercatori del laboratorio di Carter hanno catturato pipistrelli vampiri da tre siti  a Panama, tutti molto distanti l’uno dall’altro, in modo tale che i pipistrelli di siti diversi non fossero collegati e non si fossero mai incontrati prima. La loro nuova casa, una gabbia avvolta in tessuto a rete nera, era dotata di tre telecamere di sorveglianza a infrarossi che hanno registrato ciascuna circa 6 ore di riprese ogni giorno per 4 mesi.

Dai filmati è emerso che «I pipistrelli che inizialmente erano estranei hanno iniziato a formare nuovi legami sociali, che sono meglio definiti dalle interazioni di toelettatura e condivisione del cibo – spiegano ancora i ricercatori – Fare grooming ad altri individui è piuttosto comune, mentre la condivisione del cibo è meno comune, specialmente tra gli estranei».

Per sopravvivere, i pipistrelli vampiri devono mangiare spesso, in genere ogni notte. Se un pipistrello non è in grado di trovare del sangue, può ricevere sangue rigurgitato da un suo parente stretto.

Razik sottolinea che «In una certa misura, stavamo cercando di vedere se potevamo influenzare la scelta del partner tra i pipistrelli manipolando se e quando potevano condividere il cibo. Volevamo vedere come si formavano queste relazioni di grooming e condivisione del cibo, quindi abbiamo tenuto traccia di tutte le interazioni di grooming e condivisione del cibo presenti nelle registrazioni video».

Quando la madre del cucciolo di pipistrello vampiro, Lilith, è morta inaspettatamente e il suo cucciolo di 19 giorni è stato adottato da un’altra femmina, BD, il team di ricerca ha continuato ad osservarli.

Razik racconta che «Poco prima della morte di Lilith, ho notato che il cucciolo di tanto in tanto si arrampicava su BD, e suppongo che questo possa aver avviato una cascata di meccanismi neuroendocrini che hanno indotto BD ad iniziare l’allattamento». BD non era incinta e non aveva un cucciolo tutto suo, ma Razik ha scoperto che il giorno in cui morì Lilith  BD stava allattando il cucciolo. Dopo la morte di Lilith, oltre ad allattarlo, BD sembrava fare grroming e condividere il cibo con il cucciolo più di qualsiasi altra femmina della colonia.

Già negli anni ’70 un ricercatore tedesco aveva osservato più volte l’adozione di pipistrelli vampiri nella sua colonia in cattività, quindi questa scoperta non era nuova. Tuttavia, prima di lasciare Panama, Razik ha fatto fare un tour del progetto sul  pipistrello vampiro a una degli scienziati senior emeriti dello STRI, Mary Jane West-Eberhard, che ha detto che sarebbe stato interessante seguire le relazioni tra la madre, il cucciolo e l’adottante. Carter e la Page, che è anche a  capo del Batlab di Gamboa a Panama, hanno concordato che valeva la pena dare un’occhiata più da vicino alle relazioni tra questi pipistrelli.

Quando Razik ha esaminato i video al termine dell’esperimento, non solo si è scoperto che BD e Lilith erano stati i principali partner durante il grooming, ma che BD era anche  la principale donatrice di cibo di Lilith. Eppure, Lilith non sembrava condividere il cibo con BD. Inoltre, i dati hanno confermato l’impressione iniziale di Razik: «BD ha aiutato il cucciolo a livelli molto più alti rispetto a qualsiasi altra femmina».

E lo scienziato  dell’Ohio State University rivela che «Un’altra scoperta interessante è stata che BD e un altro pipistrello, chiamato BSCS, entrambi in cattività prima, erano i due pipistrelli che hanno curato di più il cucciolo. Ora ci chiediamo se in qualche modo l’esperienza di essere in cattività motivi gli individui a investire negli altri pipistrelli a tassi più elevati o ad adottare cuccioli orfani in condizioni critiche».

La Page fa notare che «Rispetto ad altri pipistrelli, i vampiri fanno investimenti straordinari nella loro prole. E ancora non sappiamo se, o con quale frequenza, possa avvenire l’adozione in natura. Ma questa è stata un’incredibile opportunità per capire meglio che tipo di relazioni potrebbero portare a un’adozione».

Carter  conclude: «Studiare l’adozione potrebbe darci un’idea di quali fattori immediati nel cervello o nell’ambiente influenzano le decisioni sulla cura dei genitori. Essendo io stesso un nuovo genitore, sono arrivato a realizzare il potere assoluto della dolcezza del cucciolo! Sento che il mio cervello è stato completamente ricablato. La maggior parte di noi può comprendere il forte desiderio di adottare e prendersi cura di un grazioso cucciolo o di un gattino, o di assumersi la responsabilità ultima di adottare un bambino. Indipendentemente dal motivo per cui esistono questi tratti, è intrinsecamente affascinante considerare i meccanismi neuroendocrini che li sottendono, gli stimoli che li innescano, come differiscono tra specie o individui e come questi tratti potrebbero persino essere pre-adattamenti per altre forme di cooperazione».

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