Le catene della deforestazione in Amazzonia: sfide e soluzioni per modelli di produzione più sostenibili

La deforestazione zero è possibile, ma bisogna cambiare il paradigma produttivo, politico e sociale

[22 Maggio 2023]

L’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento è responsabile della maggior parte delle perdite di ecosistemi in tutto il mondo e Lo studio “Understanding deforestation lock-in: Insights from Land Reform settlements in the Brazilian Amazon”, pubblicato su Frontiers nell’ottobre 2022 e rilanciato in questi giorni dal Wwf Brasil, analizza ed evidenzia i modelli insostenibili di utilizzo dei suoli e mette in evidenza come sono interconnessi.

Oltre oltre a essere un luogo dove vive un’immensa biodiversità, l’Amazzonia svolge un ruolo globale nel fornire servizi ecosistemici fondamentali, come le piogge e la stabilità climatica,. Data l’importanza del bioma e l’allarmante scenario di perdite, lo studio analizza cause e vincoli della deforestazione e fornisce raccomandazioni su come superarli per promuovere una transizione verso la sostenibilità nell’uso del suolo in Amazzonia.

Condotto da Gabriela Russo Lopes del Centre for Latin American Research and Documentation (CEDLA) dell’Universitatit van Amsterdam e della Stockholms universitet e da Mairon Bastos Lima dello Stockholm Environment Institute (SEI)  per conto del Wwf e della Norway´s International Climate and Forest Initiative (NICFI) lo studio, tenendo conto che circa un terzo della deforestazione dell’Amazzoni brasiliana avviene in terreni della riforma agraria,  ha analizzato, come caso di studio, la situazione di tre insediamenti che ricadono in questa  categoria. Si tratta di terreni che fanno parte di  insediamenti fondati negli anni ’90, nel Pará occidentale, ma lo studio parte dalle origini del programa de reforma agrária no Brasil, negli anni ’60 e arriva ad oggi per analizzare i contesti di uso del suolo nella regione che comprende 28 comuni con circa 1,2 milioni di abitanti e ha ancora vaste aree di foresta intatta.

La Russo Lopes  spiega che «Lo scopo di questo articolo è dimostrare che ci sono molte persone in Amazzonia che vogliono essere sostenibili, vogliono proteggere la foresta, vogliono fare le cose in modo diverso; ma che questo desiderio è spesso ostacolato da varie restrizioni sistemiche imposte, tra gli altri, dal governo, dal settore bancario, dall’assistenza tecnica».

Lo studio evidenzia quelle le “catene della deforestazione”, ovvero gli ostacoli alla transizione verso modelli di produzione più sostenibili, e li raggruppati in tre grandi categorie: politico-istituzionale, tecnico-economico e socio-cognitivo.

Tra gli esempi fatti ci sono il predominio dell’agrobusiness nel Parlamento brasiliano, la politica creditizia delle banche e l’estensione agricola incentrata su pratiche convenzionali, la mancanza di condizioni tecniche o di mercato per le alternative sostenibili e una cultura della deforestazione. La Russo Lopes evidenzia che «E’ importante comprendere la deforestazione in Brasile come un fenomeno multidimensionale. Coinvolge processi economici di ricerca di profitto, processi politici di concessione di incentivi pubblici e processi socioculturali di propaganda della deforestazione come forma di ascensione sociale e sviluppo economico».

Per Bastos Lima, le soluzioni dipendono dall’attuazione di azioni congiunte: «E’ essenziale identificare e affrontare insieme questi vari legami perché sono interconnessi. Non serve limitarsi ad applicare le leggi senza promuovere alternative economiche, o promuovere alternative economiche senza promuovere congiuntamente una cultura di valorizzazione della foresta, o parlare di valorizzazione della foresta senza offrire i mezzi tecnici ed economici alle persone per migliorare la propria vita mantenendo in piedi la foresta».

Per esempio, i dati analizzati dallo studio dimostrano che «Molti coloni e altre comunità in Amazzonia puntano a organizzare sistemi di produzione più diversificati e sostenibili, ma finiscono per trovare l’alternativa economica più praticabile nell’allevamento del bestiame. In caso contrario, finiscono per affittare la loro terra ai produttori di soia e lasciare la campagna per le città».

Bastos Lima conclude: «E’ importante capire che il cambiamento è urgente. Allo stesso tempo, l’idea di transizione comunica che non si tratta di fare piccoli aggiustamenti e mantenere quasi tutto così com’è; è necessario pensare a un nuovo regime di uso del suolo in Amazzonia, che sia virtuoso, mantenga in piedi la foresta, generi ricchezza per la popolazione e per il Paese in modo sostenibile, e che promuova una cultura della prosperità all’interno della conservazione, non una che veda nella deforestazione un segno di sviluppo».