L’acidificazione degli oceani causa l’osteoporosi delle barriere coralline

Forte impatto sulla Grande Barriera Corallina e su quelle del Mar Cinese Meridionale, nessuno alle Isole Phoenix e nel Pacifico centrale

[28 Agosto 2020]

Gli scienziati sospettano da tempo che l’acidificazione degli oceani stia influenzando la capacità dei coralli di costruire i loro scheletri, ma è difficile isolarne l’effetto da quello simultaneo del riscaldamento delle temperature oceaniche, che influenzano anche loro la crescita dei coralli.  Ora il nuovo studio “Ocean Acidification has Impacted Coral Growth on the Great Barrier Reef” pubblicato su Geophysical Research Letters da un team di ricercatori guidato da Weifu Guo del Department of geology and geophysics della Woods Hole Oceanographic Institution  (WHOI) rivela l’impatto netto  che l’acidificazione degli oceani sta avendo sulla crescita dei coralli in alcune delle più famose  barriere coralline del mondo.

Il team internazionale di ricercatori dimostra che c’è stata «una significativa riduzione della densità dello scheletro ei col ralli lungo gran parte della Grande Barriera Corallina australiana, il più grande sistema di barriera corallina del mondo, e anche su due barriere coralline nel Mar Cinese Meridionale» e la attribuisce in gran parte alla crescente acidità, a partire dal 1950, delle acque che circondano queste barriere coralline dal 1950.

Guo sottolinea che «Questa è la prima rilevazione e attribuzione inequivocabile dell’impatto dell’acidificazione degli oceani sulla crescita dei coralli. Il nostro studio presenta una robusta  prova che l’acidificazione degli oceani del XX secolo, esacerbata dai processi biogeochimici della barriera corallina, ha avuto effetti misurabili sulla crescita di una specie di corallo che costruisce il reef in tutta la Grande Barriera Corallina e nel Mar Cinese Meridionale. Questi effetti probabilmente accelereranno con l’avanzare dell’acidificazione degli oceani nei prossimi decenni».

Alla WHOI spiegano che «Circa un terzo delle emissioni globali di biossido di carbonio viene assorbito dall’oceano, causando un calo medio di 0,1 unità del pH dell’acqua di mare dall’era preindustriale. Questo fenomeno, noto come acidificazione degli oceani, ha portato a una diminuzione del 20% della concentrazione di ioni carbonati nell’acqua di mare. Gli animali che si affidano al carbonato di calcio per creare i loro scheletri, come i coralli, sono a rischio poiché il pH oceanico continua a diminuire». L’acidificazione degli oceani ha effetto sulla densità dello scheletro, facendo diminuire silenziosamente la densità  della struttura dei coralli, proprio come l’osteoporosi indebolisce le ossa negli esseri umani.

Un’altra autrice dello studio, Anne Cohen del WHOI, sottolinea che «I coralli non sono in grado di dirci cosa provano, ma possiamo vederlo nei loro scheletri. Il problema è che i coralli hanno davvero bisogno della forza che ottengono dalla loro densità, perché questo è ciò che impedisce alle barriere coralline di rompersi. Per molte barriere coralline, Gli effetti aggravanti della temperatura, dei fattori di stress locali e ora dell’acidificazione degli oceani saranno devastanti ».

Per realizzare lo studio, Guo e i suoi co-autori hanno esaminato i dati fin qui pubblicati sugli  scheletri dei coralli porites, una specie a forma di cupola che vive da tempo immemorabile in tutto l’Indo-Pacifico, e li hanno confrontati con nuove immagini tridimensionali CT Scan di Porites delle barriere coralline nell’Oceano Pacifico centrale. Utilizzando questi archivi scheletrici, che risalgono rispettivamente al 1871, 1901 e 1978, i ricercatori hanno stabilito la crescita e la densità annuali dei coralli. Hanno messo insieme queste informazioni, così come i dati storici sulla temperatura e la chimica dell’acqua di mare provenienti da ogni barriera corallina, in un modello per prevedere la risposta dei coralli alle condizioni ambientali costanti e mutevoli.

Hanno così scoperto che «L’acidificazione degli oceani ha causato un calo significativo della densità scheletrica dei Porites nella Grande Barriera Corallina (13%) e nel Mar Cinese Meridionale (7%), a partire dal 1950. Al contrario, non hanno trovato alcun impatto dell’acidificazione degli oceani sugli stessi tipi di coralli nelle Isole Phoenix e nel Pacifico centrale, dove le barriere coralline protette non sono così influenzate dall’inquinamento, dalla pesca eccessiva, e dal deflusso di nutrienti da terra.

Gli autori fanno notare che «Mentre le emissioni di biossido di carbonio sono il principale motore dell’acidificazione degli oceani su scala globale, le acque reflue e il deflusso dalla terra possono esacerbare l’effetto, causando ulteriori riduzioni del pH dell’acqua di mare sulle barriere coralline vicine». Lo studio attribuisce la diminuzione della densità scheletrica dei coralli nella Grande Barriera Corallina e nel Mar Cinese Meridionale agli «effetti combinati dell’acidificazione e del deflusso negli oceani. Al contrario, le barriere coralline nelle aree marine protette del Pacifico centrale sono state finora protette da questi impatti».

Guo conclude: «Questo metodo apre davvero un nuovo modo per determinare l’impatto dell’acidificazione degli oceani sulle barriere coralline di tutto il mondo. Poi potremo concentrarci sui sistemi di barriera corallina in cui possiamo potenzialmente mitigare gli impatti locali e proteggere la barriera corallina».