La vaquita non è geneticamente condannata all’estinzione dalla depressione da consanguineità

I più piccoli cetacei del mondo sono rimasti solo in 10, ma se verranno eliminate le reti da posta possono salvarsi e riprendersi

[6 Maggio 2022]

Lo studio “The critically endangered vaquita is not doomed to extinction by inbreeding depression”, pubblicato su Science da un team di ricercatori statunitensi, messicani e francesi  rileva che «E’ improbabile che le vaquita siano fortemente influenzate dalla depressione da consanguineità che spesso può minare la sopravvivenza di piccole popolazioni e anno un’alta probabilità di riprendersi se i decessi nelle reti da posta vengono immediatamente fermati».

Le reti da posta incontrollate hanno spinto la focena (e il cetaceo) più piccola del mondo sull’orlo dell’estinzione: nel Golfo di California in Messico – l’unico posto al mondo dove vivono –  sono rimaste solo  circa 10 vaquitas (Phocoena sinus) che però, secondo i ricercatori, «Conservano una resilienza genetica sufficiente per consentire alle specie di riprendersi se le reti da posta illegali per catturare un pesce prezioso che vive nelle stesse acque non le eliminano prima».

Lo studio che dà ancora una speranza alle vaquitas è il risultato di una nuova analisi genetica che nasce dalla collaborazione tra università della California San Francisco (UCSF), National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), università della California Los Angeles (UCLA), università di Washington Seattle, United Nations development program – Comisión Nacional de Áreas Naturales Protegidas (UNDP/CONANP), Université de Montpellier – Centre de Recherche en Écologie et Évolution de la Santé, Groningen Institute for Evolutionary Life Sciences,  e confuta la tesi secondo la quale la consanguineità tra le poche vaquita rimaste  ormai le porterà inevitabilmente all’estinzione, indipendentemente dal fatto che le vengono eliminate le reti da posta. Risultati che confermano ed espandono quelli dello studio “Reference genome and demographic history of the most endangered marine mammal, the vaquita” pubblicato nel 2020 su Molecular Ecology Resources  e che si basavano sul DNA di una singola vaquita.

La principale autrice del nuovo studio, Jacqueline Robinson Institute for Human Genetics dell’UCSF, sottolinea che «Se possiamo permettere a questi animali di sopravvivere, loro possono fare il resto. Geneticamente hanno ancora la diversità che le ha fatte prosperare per centinaia di migliaia di anni, fino all’arrivo delle reti da posta. Il nostro studio dimostra molto chiaramente che la vaquita ha ottime possibilità di evitare l’estinzione, se siamo in grado di proteggerla, rimuovendo le reti da posta dal suo habitat. Non c’è motivo di pensare che la vaquita sia “condannata” semplicemente perché ha piccole dimensioni della popolazione o una bassa diversità genetica. Dipende davvero dalle nostre scelte e azioni in termini di dare alla vaquita le migliori possibilità di sopravvivere. Hanno una probabilità molto alta di farcela nei prossimi 50 anni, se riceveranno una protezione completa».

A Southwest Fisheries Science Center della National Marine Fisheries Service della NOAA spiegano che «La nuova ricerca ha esaminato i modelli genetici delle vaquitas da campioni di tessuto raccolti dai ricercatori messicani dagli anni ’80». E uno degli autori dello studio, Lorenzo Rojas-Bracho della Comisión Nacional de Áreas Naturales Protegidas e dell’UNDP/CONANP, che è  stato uno dei primi a esaminare campioni di vaquita utilizzando la genetica e ora guida la ricerca sulla vaquita per il Messico, ha aggiunto: «Chi avrebbe mai pensato che diversi decenni dopo questi stessi campioni avrebbero potuto dirci così tanto. La genomica ci fornisce indizi sul passato della specie, ma ci permette anche di scrutare nel futuro. Nonostante i piccoli numeri, la specie potrebbe riprendersi se smettessimo di ucciderle».

La genetica dimostra che la vaquita è emersa circa 2,5 milioni di anni fa, adattandosi poi alle acque poco profonde e altamente produttive del Golfo di California settentrionale. Lo studio del 2020 aveva anche rivelato che l’abbondanza delle specie ha oscillato da poche migliaia a circa 5.000 negli ultimi 250.000 anni. Questo rende la vaquita naturalmente rara rispetto a molti altri mammiferi marini. Ma alla NOAA fanno notare che «La dimensione relativamente piccola della popolazione di vaquita sembra aver ridotto il rischio legato alla consanguineità. Popolazioni più piccole hanno meno variazioni genetiche da un animale all’altro e meno mutazioni dannose. Nel corso del tempo, quando due animali con tratti dannosi si sono accoppiati occasionalmente, hanno prodotto una prole compromessa che probabilmente è morta. Questo processo ha gradualmente eliminato molti tratti dannosi dalla popolazione. Popolazioni più grandi hanno una maggiore variazione genetica, che a sua volta si accompagna a varianti genetiche più dannose. Tuttavia, gli impatti di queste varianti dannose appaiono raramente, perché un animale deve in genere ottenere la stessa variante dannosa da entrambi i genitori affinché possa essere espressa. Poiché queste varianti sono rare, questo  non accade spesso. Però, quando una grande popolazione si riduce rapidamente le probabilità di accoppiamento tra parenti stretti aumentano. Questo aumenta la probabilità che entrambi i genitori siano portatori della stessa mutazione dannosa. Quando ciò accade, la prole subisce quella che è nota come “depressione da consanguineità”, che mina la loro salute. La loro salute deteriorata può aggravarsi e spingere la specie in quello che alcuni chiamano un “vortice di estinzione”.

Le vaquitas non hanno potuto evitare le reti da posta calate per gamberetti e per i pesci, ma le devastanti sono quelli per il totoaba (Totoaba macdonaldi), un pesce elencato come in via di estinzione negli Usa e in Messico e nella Lista rossa dell’International union for conservation of nature e che condivide il suo habitat con le vaquitas. Le vesciche natatorie del totoaba sono ricercatissime e pagate a peso d’oro per scopi afrodisiaci e medicinali tradizionali in Cina. Ma le reti da posta calate per catturare i totoaba impigliano le vaquitas e le piccole focene annegano.

Così. le reti da posta illegali hanno decimato rapidamente le vaquitas, uccidendole troppo velocemente perché si sviluppasse la consanguineità tra i sopravvissuti. Le poche vaquitas rimaste riflettono ancora la più ampia diversità genetica che aveva la loro popolazione quando era ancora costituita da migliaia di individui,

Come ha detto uno degli autori dello studio, il genetista della NOAA Fisheries Phillip Morin, «La realtà è che qui non esiste un risultato predeterminato. La sopravvivenza degli individui e della specie è nelle nostre mani. Geneticamente, c’’è un’alta probabilità che possano riprendersi, se le proteggiamo dalle reti da posta e consentiamo alla specie di riprendersi il prima possibile secondo i suoi numeri storici».

Per prevedere come se la sarebbero cavata la popolazione in diversi scenari per la loro protezione, gli scienziati hanno eseguito simulazioni al computer basate sulla genetica dei campioni di vaquita archiviati e hanno scoperto che «L’eliminazione immediata e completa della mortalità da reti da posta ha portato a un’alta probabilità che la specie si riprenda. Tuttavia, anche bassi livelli di mortalità continua delle reti da posta hanno ridotto rapidamente le possibilità di sopravvivenza della specie».

Recenti indagini sulle vaquitas hanno visto alcuni di questi elusivi mammiferi marini rimasti e «I pochi sopravvissuti sembravano sani e alcuni avevano cuccioli, il che evidenziava una recente riproduzione».

L’altro principale autore dello studio, Christopher Kyriazis dell’UCLA conclude: «Anche se ora sappiamo che la capacità della specie di riprendersi non è limitata dalla loro genetica, alle vaquita è rimasto pochissimo tempo. Se le  perdiamo, sarebbe il risultato delle nostre scelte umane, non di fattori genetici intrinseci».