La scomparsa dei mega-erbivori pascolatori ha innescato un aumento globale degli incendi
I pascolatori possano essere davvero importanti per modellare l'attività degli incendi
[29 Novembre 2021]
Tra 50.000 a 6.000 anni fa, molti degli animali più grandi del mondo, compresi gli iconici pascolatori delle praterie come il mammut lanoso, il bisonte gigante e gli antichi cavalli, si estinsero. Secondo lo studio “Global response of fire activity to late Quaternary grazer extinctions”, pubblicato recentemente su Science da un team di rcercatori della Yale University e del Natural History Museum dello Utah, «La perdita di queste specie da pascolo ha innescato un drammatico aumento dell’attività degli incendi nelle praterie del mondo».
Gli scienziati statunitensi hanno compilato elenchi dei grandi mammiferi estinti e le loro date approssimative di estinzione in 4 continenti. Dimostrando così che «Il Sud America ha perso il maggior numero di pascolatori (83% di tutte le specie), seguito dal Nord America (68%). Queste perdite sono state significativamente più elevate rispetto all’Australia (44%) e all’Africa (22%)».
Poi hanno confrontato questi risultati con i dati sugli incendi boschivi rilevati grazie ai sedimenti lacustri. Utilizzando i record di carbone provenienti da 410 siti di tutto il mondo, hanno scoperto che «L’attività degli incendi è aumentata dopo le estinzioni dei mega-erbivori pascolatori. I continenti che hanno perso più pascolatori (Sud America e poi Nord America) hanno visto aumenti maggiori nell’estensione degli incendi, mentre i continenti che hanno visto tassi di estinzione più bassi (Australia e Africa) hanno visto pochi cambiamenti nell’attività degli incendi nelle praterie».
La principale autrice dello studio, Allison Karp cdel Department of ecology and evolutionary biology della Yale University, sottolinea che «Queste estinzioni hanno portato conseguenze a cascata. Lo studio di questi effetti ci aiuta a capire come gli erbivori modellano l’ecologia globale oggi».
Le estinzioni diffuse dei megaerbivori hanno avuto importanti impatti sugli ecosistemi, che vanno dal collasso del numero dei predatori alla perdita degli alberi da frutto dei quali disperdevano i semi. Ma Karp e un’altra autrice dello studio, Carla Staver dello Yale Institute for Biospheric Studies, si sono chieste se ci fosse stato anche un aumento dell’attività degli incendi ecosistemi del mondo, in particolare a causa di un accumulo di erba secca, foglie o legno causato dalla scomparsa dei mega-erbivori e hanno scoperto che «Nelle praterie, gli incendi alimentati dall’erba aumentavano». Ma le due scienziate che molte specie importanti e veri e propri ingegneri ecosistemici, come mastodonti, diprotodonti e bradipi giganti, che si nutrivano di arbusti e alberi nelle aree boschive, si estinsero nello stesso periodo, ma che «Le loro perdite ebbero un impatto minore sugli incendi nelle aree boschive».
A causa della perdita dei mega-erbivori e dell’aumento degli incendi, in tutto il mondo gli ecosistemi delle praterie si sono trasformati dopo la scomparsa delle erbe tolleranti al pascolo di quei grandi animali. Alla fine, nuovi pascolatori, compreso il bestiame, si sono adattati ai nuovi ecosistemi.
«Ecco perché – dicono i ricercatori – gli scienziati dovrebbero prendere in considerazione il ruolo del bestiame al pascolo e dei pascolatori selvatici nella mitigazione degli incendi e nei cambiamenti climatici».
La Staver conclude: «Questo lavoro evidenzia davvero quanto possano essere importanti i pascolatori per modellare l’attività degli incendi. Dobbiamo prestare molta attenzione a queste interazioni se vogliamo prevedere con precisione il futuro degli incendi».