La macabra difesa della aquilegia, la pianta “sirena” che si decora con insetti morti

Lo fa per attirare i ragni che mangiano i suoi nemici: i bruchi di una farfalla

[30 Luglio 2015]

La natura non cessa di stupire, ma lo studio   “The siren song of a sticky plant: columbines provision mutualist arthropods by attracting and killing passerby insects”, pubblicato su Ecology da Eric LoPresti (Mpala Research Centre), sembra tratto da un film dell’orrore.

I tre ricercatori sottolineano che «Molte piante forniscono cibo o riparo ad artropodi predatori», intrappolando con diversi accorgimenti degli insetti che poi diventano facili prede dei ragni, anche se non era chiaro se le piante attraggono attivamente degli insetti “turisti”, e quanto sia comune questo sistema di approvvigionamento dei ragni.

I ricercatori hanno testato l’ipotesi che una aquilegia (Aquilegia eximia), una pianta “appiccicosa” appartenente alle ranunculaceae attiri gli insetti come facevano le sirene del mito semplicemente per ucciderli  ed aumentare  così la presenza di  predatori sulla pianta che riduce a sua volta quelli deli insetti che si cibano della ; Aquilegia eximia.

Le piante che hanno più insetti intrappolati nei loro peduncoli adesivi sembrano avere più predatori o, come scrivono i ricercatori: «L’abbondanza di predatori è correlata positivamente all’abbondanza di carogne». I tre scienziati hanno provato anche ad eliminare le carogne di insetti dall’aquilegia e si è subito ridotto il numero di predatori sulla pianta. Inoltre lo studio evidenzia che «La rimozione sperimentale delle carogne  ha anche incrementato il danno alle strutture riproduttive, probabilmente a causa della riduzione del numero di predatori».

Questo tipo di difesa indiretta potrebbe essere più comune di quanto si creda: il team di ricercatori ha compilato un elenco di piante “appiccicose” che intrappolano gli insetti che comprende oltre 110 generi in 49 famiglie, «Il che suggerisce una convergenza diffusa di questo tratto, anche in impianti non carnivore – scrivono su Ecology –  La diffusione di questo tratto in combinazione con questi esperimenti suggeriscono che l’intrappolamento di carogne dovrebbe essere visto come un processo comune e attivo, mediato dalla pianta per la difesa indiretta».

Quindi le piante catturerebbero insetti innocui come coleotteri e libellule e, condannandoli ad una morte lenta, a li esebirebbero per attirare i ragni che si nutrono del bruchi della farfalla Heliothis phloxiphaga, che mangiano le gemme e i fuiori della pianta. Questi ragni hanno evoluto  la capacità di muoversi senza difficoltà sulla pianta appiccicosa e di eviare così quelle che gli  entomologi li chiamano “trappole per turisti”.

Insomma, si tratta di un sistema macabro ma che sembra funzionare e che può essere visto anche come la versione vegetale di una guardia del corpo.