La guerra in Ucraina sta uccidendo migliaia di delfini e focene (VIDEO)

Sempre più cetacei spiaggiati nel Mar Nero a causa dei sonar e delle esplosioni in mare

[10 Gennaio 2023]

L’8 dicembre il Tuzly Estuaries National Nature Park, un’area protetta dell’Ucraina non lontano dal confine con la Moldavia,  ha pubblicato un video nel quale Ivan Rusev parla della della morte dei delfini e focene nel Mar Nero e il video è stato subito rilanciato sulla pagina del presidente dell’Ucraina Zelensky che attualmente sta analizzando un pacchetto di documenti per il Presidente per emettere un Decreto sulla creazione di un’area marina protetta di 3.000 km quadrati per la conservazione dei delfini nella parte nord-occidentale del Mar Nero.

Da quando è cominciata la guerra in Ucraina, sono stati trovati migliaia di delfini morti spiaggiati e questa è solo una piccola parte delle conseguenze devastanti che l’invasione russa ha sulla fauna ucraina. Gli ecologisti ucraini stanno raccogliendo prove e intendono chiedere alla Russia di rendere conto dell’ecocidio in atto in Ucraina.

Come racconta Future BBC, ogni mattina all’alba, Rusev, capo della ricerca del  Tuzly Estuaries National Nature Park, cammina lungo la costa del sud-ovest dell’Ucraina e in autunno, osservava milioni di uccelli migratori partire per il sud. Gli ultimi pellicani sono partiti alla fine di settembre e non torneranno fino a marzo. Mentre queste migrazioni continuano come sempre da tempi immemori, altri animali selvatici sono stati notevolmente disturbati. Nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina, Rusev ha notato un fenomeno nuovo e preoccupante: delfini e focene spiaggiati morti in numero insolitamente elevato. Quando negli anni precedenti  aveva trovato cetacei morti animali morti, molti avevano addosso segni  che  suggerivano  che fossero rimasti impigliati negli attrezzi da pesca, ma gli ultimi cetacei spiaggiati non hanno questo tipo di ferite.

Rusev ha detto alla BBC che «In un anno normale, trovavo forse tre o quattro delfini morti lungo i 44 km di costa del parco». Quando è iniziata la guerra, la maggior parte del litorale è stata chiusa dai militari. Tra il 24 febbraio 2022 e la fine di agosto,lo staff del Parco ha scoperto 35 cetacei morti lungo i 5 km di costa ancora accessibili. Il team di Rusev  ha parlato con i responsabili di altre aree protette in altri Paesi del Mar Nero, ad eccezione di Russia e Georgia. Alcuni dei parchi nazionali dell’Ucraina, compreso uno vicino a  Mariupol, si trovano ora nel territorio annesso dalla Russia dove il team di Rusev non è riuscito a contattare nessuno. Quando i ricercatori ucraini hanno messo insieme tutte le cifre raccolte hanno scoperto che entro maggio 2022 erano stati trovati 2.500 delfini spiaggiati morti ma, dato che la maggior parte dei delfini morti affonda e non viene censita,  Rusev ritiene che «Il numero effettivo sia molto più alto».

Anche altre organizzazioni ambientaliste del Mar Nero hanno notato un aumento dei cetacei spiaggiati. Mare Nostrum, un’associazione ambientalista rumena dice di aver registrato il maggior numero di cetacei spiaggiati almeno dal 2010. Marian Paiu, direttore esecutivo di Mare Nostrum, afferma di aver registrato «194 singoli animali spoiaggiati tra gennaio e la fine di settembre. Nella maggior parte degli anni, ne registravamo  meno di 100».

Per Rusev il principale killer dei delfini è «Il trauma acustico dovuto all’aumento dell’uso del sonar da parte principalmente dei sottomarini russi. Quando i delfini subiscono questa pressione dal sonar, distrugge completamente il loro sistema acustico. Il delfino non ha alcuna possibilità di orientarsi da solo, quindi deve lottare e probabilmente spiaggiarsi… Abbiamo appena visto delfini senza alcun segno. Quando vedevamo visto i delfini prima della guerra, vedevamo i segni della rete sul corpo o tagli sulle pinne».

Per orientarsi e comunicare i delfini e le focene usano l’ecolocalizzazione  che funziona quando fischiano, squittiscono, ronzano e fanno clic nell’acqua. Ci sono da tempo prove consistenti che  suggeriscono un legame tra i sonar delle navi e il trauma acustico nei cetacei. Nel 2000, dopo uno siaggiamento di massa alle Bahamas, l’US Navy  ammise per la prima volta che la causa era stato un sonar utilizzato durante le esercitazioni militari e i ricercatori hanno scoperto che il più grande evento di spiaggiamento di massa nel Regno Unito, 26 delfini comuni spiaggiati in Cornovaglia nel 2008, era stato probabilmente causato dai sonar  di esercitazioni militari internazionali svoltesi 4 giorni prima nelle vicinanze. Ma il segreto militare ostacola la ricerca: il rapporto Conserving Whales, Dolphins & Porpoises- in the Mediterranean Sea, Black Sea and adjacent areas”, pubblicato nel 2021 dall’Agreement on the Conservation of Cetaceans of the Black Sea, Mediterranean Sea and Contiguous Atlantic Area (Accobams) ha concluso: «E’ difficile fornire un quadro chiaro della situazione riguardante l’uso del sonar navale nell’area Accobams a causa della natura confidenziale delle operazioni militari, visto che le esercitazioni che coinvolgono il sonar e l’addestramento alla guerra antisommergibile continuano a verificarsi negli hotspot dell’habitat dei cetacei in immersione profonda, occasionalmente con conseguenze letali».

Dato questi precedenti, la coincidenza degli spiaggiamenti di delfini nel Mar Nero con l’invasione russa dell’Ucraina è troppo grande per essere ignorata e Pavel Goldin, dell’Istituto di zoologia di Schmalhausen di Kiev, sottolinea che «E’ molto significativo che gli spiaggiamenti di massa siano iniziati quasi immediatamente dopo l’attacco russo. Prendiamo sul serio l’ipotesi del trauma acustico. Abbiamo fatto molti sforzi per rilevare e ricercare il trauma acustico».

Ma dimostrare che la causa della morte dei delfini siano i sonar militari russi è s difficile: il danno all’orecchio interno dei cetacei può essere rilevato solo in campioni esaminati entro 24 ore dalla morte, altrimenti diventa impossibile. La maggior parte delle carcasse di delfini spiaggiati sono già in stato di decomposizione e dopo i campioni devono essere inviati ai laboratori in Italia o in Germania per l’autopsia.

Dimitar Popov, responsabile del progetto per la conservazione di cetacei dell’ONG bulgara Green Balkans, evidenzia che «Di solito il sonar non li uccide direttamente, ma provoca danni all’orecchio interno, che di conseguenza limitano la capacità dell’animale di orientarsi, di nutrirsi. Di solito possono spiaggiarsi vivi o semplicemente morire di fame».

Ma Goldin fa notare che «Tuttavia, c’è un altro elemento che indica il ruolo del sonar negli spiaggiamenti. Oltre ai delfini morti, quest’anno ci sono stati almeno due spiaggiamenti vivi sulla costa ucraina. Dopo circa un giorno, gli animali si sono ripresi e sono tornati in mare».

Secondo lo studio “Sonar-induced temporary hearing loss in dolphins” pubblicato nel 2009 su Biology Letters da un team di ricercatori dell’University of Hawaii – Kaneohe, In alcuni casi è possibile invertire il danno causato dalla sovraesposizione al trauma sonoro. Se uno spiaggiamento è causato da una malattia o da un’infezione, il cetaceo normalmente muore.

Quando nel febbraio 2022 è scoppiata la guerra in Ucraina, il Mar Nero ne è stato investito in pieno, anche perché la flotta del Mar Nero russa ha le sue basi in Crimea, che ha annesso nel 2014. Il think tank Royal United Services Institution (Rusi) dice che ne Mar Nero ci sono 6 sottomarini russi che sparano contro l’Ucraina, un’ulteriore fonte di disturbo acustico  per i cetacei,insieme a motori di elicotteri, esplosioni sottomarine e mine. Popov aggiunge che «La Russia ha lanciato centinaia di missili dal Mar Nero, e quelli che  sono caduti in mare hanno investito i cetacei con le loro onde d’urto».

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, il recupero del numero di cetacei nel Mar Nero era una storia di successo ambientale. Nel Mar Nero ci  sono tre specie principali: il delfino comune, (Delphinus delphis), la focena comune (Phocoena phocoena) e il tursiope, o delfino afalina (tursiops truncatus ponticus) e cui popolazioni, fino agli anni ’60 erano in declino. Secondo gli scienziati, nel 1900 nel Mar Nero c’erano probabilmente tra un milione e due milioni di delfini e focene. Nel 1945 erano scesi a circa 100.000. Allora la caccia era la più grande minaccia, ma nel 1966 l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (comprese Russia, Ucraina e Georgia) la Bulgaria e Romania proibirono la caccia ai cetacei. La Turchia ha seguito l’esempio nel 1983.

Ma le minacce, comprese le catture accessorie e l’inquinamento, non sono scomparse in un mare che è “tecnicamente morto” al di sotto di circa 180 metri di profondità e nel quale la vita marina è concentrata nello strato superiore. Come evidenzia l’United Nations environment programme (Unep), «Tenendo presente che l’87% dell’acqua di mare è naturalmente anossica, il Mar Nero è altamente sensibile agli impatti antropogenici a causa dell’enorme bacino idrografico e della natura quasi senza sbocco sul mare».

Secondo il censimento svolto dall’Accobams nel 2019, che ha coperto quasi tutto il Mar Nero, ad eccezione di un’area intorno alla Crimea occupata dai russi, prima della guerra nel Mar Nero vivevano circa 253.000 cetacei: 118.328 delfini comuni; 94.219 focene (probabilmente una sottostima) e 72.369 tursiopi.  Nonostante la parziale ripresa numerica, tutte e tre le specie restano nella lista rossa dell’International Union for the Conservation of Nature (IUCN).

Nella primavera 2022 Popov e i suoi colleghi avevano registrato la più alta densità e abbondanza di cetacei al largo della costa bulgara degli ultimi 6  anni e il ricercatore spiega ancora «Gli animali sono distribuiti secondo uno schema. Questo schema è stato rotto e si spostano più a sud. Ecco perché nelle acque bulgare c’era una densità così elevata. Quella densità aggiuntiva ha anche reso più facile la diffusione delle malattie».

Il primo giorno dell’invasione il 24 febbraio), la marina russa si è impadronita dell’Isola dei Serpenti, 31 miglia al largo del Tuzly National Nature Park, ad aprile  l’Ucraina ha affondato la Moskva, l’ammiragglia della flotta del Mar Nero e a giugno ha riconquistato l’Isola dei Serpenti. E’ quest’area marina che Rusev vuole che l’Ucraina designi come area protetta, un grande parco nazionale dove i delfini sarebbero protetti. Ha presentato la proposta al ministero dell’ambiente che ha appoggiato l’idea e che ha dichiarato a BBC Future che stava già pensando a come ripristinare la popolazione di delfini e a istituire il centro di recupero dei delfini afalina (tursiopi) del Mar Nero nel parco nazionale di Tuzly. Un portavoce del ministero ucraino ha assicurato che «Ogni anno, il centro sarà in grado di riabilitare i delfini, oltre a ricevere dati scientifici sulla vita dei delfini e sui modi per preservare le loro popolazioni. Il progetto  prevede la creazione di una cooperazione internazionale, oltre a cambiare il paradigma dell’atteggiamento nei confronti dei delfini attraverso attività educative. Il centro diventerà un luogo turistico e ogni anno i visitatori potranno osservare i delfini fuori dai delfinari».

Almeno sulla carta, almeno, alcune parti del Mar Nero sono già protette: ci sono 13 zone designate dall’IUCN come aree importanti per i mammiferi marini. La Bulgaria ha una quindicina di Aree marine protette e altre tre in attesa di approvazione Ue, la Romania ne ha 2 e la Turchia a 6 siti Ramsar designati, Ma in pratica la gestione di queste aree è meno che carente. Goldin conferma: «Le specie protette sono molto ben protette, sulla carta. L’applicazione è sempre problematica. Il Mar Nero è ancora più problematico a causa della pesca illegale nella regione. Gran parte della pesca è nascosta alla vista ed è difficile valutarla, controllarla e combatterla». Anche Popov, critica «L’incapacità delle autorità ambientali bulgare di intervenire sui danni alle zone umide e sulle catture accidentali di cetacei, soprattutto nella pesca del rombo chiodato». E anche se Rusev riescirà davvero a ottenere il sostegno ufficiale del governo ucraino per un Parco nazionale marino, resteranno tutte le altre difficoltà, dato che delfini e focene migrano su lunghe s distanze e vaste aree.

Per Paiu, «Una designazione ufficiale è un punto di partenza, ma da sola non è sufficiente. Cosa si sta  facendo in termini di gestione e monitoraggio della specie? Perché in questo, dal mio punto di vista, mancano un po’ le alternative… Queste AMP non sono così grandi: stiamo parlando di mammiferi marini, che sono molto specie mobili. E, come si può immaginare, un’AMP che abbia una larghezza di 4 km (2,5 miglia), non è davvero un’AMP che potrebbe fornire lo scopo di conservazione per questi animali».

Un altro problema importante è la corruzione, che ha ostacolato gli sforzi di conservazione nei Paesi del  Mar Nero: Bulgaria e Romania, insieme all’Ungheria, hanno il punteggio più basso tra i Paesi Ue nell’indice di percezione della corruzione di Transparency International e l’Ucraina fa anche peggo: al 122° posto su 180 Paesi dell’indice. Rusev è però ottimista sul fatto che «Lo spirito di cambiamento in Ucraina determinato dalla guerra porterà a una nuova intolleranza alla corruzione. Quando ero il direttore [del parco nazionale di Tuzly], ho visto come alcune guardie davano il permesso ai bracconieri, e a volte estraevano tonnellate e tonnellate di pesce… Spero che dopo la guerra sarà assolutamente anormale per le guardie essere corrotte».

L’intera portata del danno arrecato al Mar Nero e alla sua fauna marina diventerà chiara solo una volta che la guerra sarà finita, e purtroppo non sembra che avverrà presto. Per ora, per gli scienziati è semplicemente troppo pericoloso svolgere ricerche. Molti dei proiettili sparati dell’artiglieria russa sono finiti nelle zone umide costiere, creando profondi crateri. Quelli che non sono esplosi restano un pericolo. Inoltre, entrambe le parti hanno piazzato mine in mare e per rimuoverle e bonificare i fondali potrebbero volerci decenni.

Paiu fa comunque un primo bilancio: «Almeno sulle nostre coste, oltre alle mine che galleggiano… non abbiamo registrato altri cambiamenti della qualità dell’acqua, per esempio, o per le specie. L’unica cosa che continua a giungere alle mie orecchie, è il fatto che i pescatori pescano meno. Da diversi mesi si lamentano del fatto che le quantità e il numero di specie stanno diminuendo».

Mare Nostrum ha dovuto sospendere diversi dei suoi censimenti, alcuni dei quali avevano richiesto diversi anni di pianificazione. Anche quando gli scienziati potranno ricominciare a lavorare, ci saranno necessariamente delle lacune nei dati. E’ una prospettiva scoraggiante per i ricercatori che hanno passato anni a costruire un quadro dei complessi e diversi ecosistemi  del Mar Nero.

Goldin  conclude: «Ho molta paura che scopriremo le minacce più gravi quando la guerra finirà. E’ molto chiaro che siamo solo nel mezzo del processo. Ho molta paura che gli impatti più letali della guerra li troveremo domani o dopodomani».

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  • The environmental impact of war in Ukraine: Thousands of dead dolphins. STOP Russia, STOP