La Green Brexit che non c’è. Greener UK: il governo non riesce a mantenere le promesse fatte

Gli ambientalisti britannici: protezioni dell’ambiente uguali o minori a quelle dell’Ue

[16 Marzo 2021]

Greener UK, una coalizione che riunisce le 12 principali organizzazion i ambientaliste della Gran Bretagna (ClientEarth, CPRE, Friends of the Earth, Green Alliance, Greenpeace, Marine Conservation Society, National Trust, RSPB, The Wildlife Trusts, The Woodland Trust, Wildfowl & Wetlands Trust e Wwf),  ha denunciato oggi che «Le protezioni ambientali in aree come il ripristino della natura e la qualità dell’aria non sono né più forti né più deboli di quanto non fossero prima della Brexit».

Dal 2017, Greener UK ha monitorato gli standard ambientali post-Brexit mentre mentre il Regno Unito riprendeva il  controllo di norme e regolamenti europei e, nella sua undicesima e ultima pagella – Greener UK, Risk Tracker 11 – la coalizione rileva che «La storica promessa del governo di “mantenere e migliorare” le protezioni non è stata rispettata». Le protezioni per il clima, l’agricoltura, la pesca e la qualità dell’acqua vengono giudicate simili a quelle pre-Brexit del 2016, mentre per  quanto riguarda i prodotti chimici, la natura, la qualità dell’aria e i rifiuti, ora sono più deboli di prima.

La coalizione, cita due ragioni generali che hanno prodotto questi deludenti risultati: «Primo, ci sono preoccupazioni per le istituzioni e le normative: i nuovi organismi per far rispettare i limiti di inquinamento atmosferico e la qualità dell’acqua, compreso l’Office for Environmental Protection, dovrebbero essere meno indipendenti e più deboli di quelli che stanno sostituendo; Anche i principi ambientali cruciali, che sono alla base di una forte legislazione ambientale, vengono annacquati. Secondo, la voglia del governo del Regno Unito di mantenere l’opzione di divergere dalle norme dell’Ue ha lasciato dei buchi negli standard esistenti e ha compromesso la cooperazione su questioni importanti. Questo può essere visto nella mancanza di coordinamento con l’Ue  su questioni reciprocamente vantaggiose, dal prezzo del carbonio alla protezione della fauna selvatica, e dalla decisione di abbandonare il sistema di regolamentazione chimica gold standard dell’Ue, EU Reach. Creando la propria versione nazionale con meno personale, meno fondi e accesso limitato ai dati esistenti, la salute pubblica e l’ambiente sono a rischio».

Il giudizio di Greener UK sull’operato ambientalòe post-Brexit del governo conservatore britannico non è solo negativo: «Ci sono aspetti positivi tra le 8 aree studiate. L’analisi riconosce l’enorme ambizione del governo nel rivedere la politica agricola in Inghilterra, sostituendo la politica agricola comune con pagamenti basati sulla fornitura di “beni pubblici” come habitat e acqua più pulita. Si ritiene che se i ministri sosterranno le proposte con sostanziali finanziamenti a lungo termine, manterranno gli standard alimentari e un’adeguata applicazione, le possibilità di ripristinare la fauna selvatica nel Regno Unito sono molto migliori. Allo stesso modo, sebbene la legge sulla pesca non prevenga la pesca eccessiva nelle acque del Regno Unito, ci sono potenziali miglioramenti nella sostenibilità e nelle attività di monitoraggio in mare che danno motivo di ottimismo». Come la recente istituzione di grandi Aree marine protette.

Nel 2017 il segretario del  Department for Environment, Food and Rural Affairs (Defra) Michael Gove – allora  ministro dell’ambiente – disse che  «Uscire dall’Ue offre un’opportunità irripetibile per riformare l’agricoltura e la pesca. Ciò  consentirebbe al Regno Unito di rimodellare il modo in cui si prende cura della sua terra, dei suoi fiumi e dei suoi mari. In breve, significa una Green Brexit».

In un’intervista a BBC News, il nuovo segretario per l’ambiente britannico, George Eustice Eustice ha risposto indirettamente agli ambientalisti ribadendio che «Il governo è determinato a creare il programma ambientale più ambizioso di qualsiasi Paese sulla Terra. Ora più che mai, è fondamentale proteggere il nostro prezioso ambiente naturale. Ecco perché stiamo lavorando duramente per: ricompensare gli agricoltori per la gestione della loro terra in un modo che la preserva per le generazioni future, sostenendo la pesca sostenibile e fissando obiettivi legalmente vincolanti per aiutare a ripristinare la natura e la biodiversità. La nostra uscita dall’Ue consente al Regno Unito di stabilire la nostra legislazione leader a livello mondiale, offrendo migliori risultati ambientali in modo efficace ed efficiente e in linea con i nostri sistemi normativi, assicurandoci di proteggere e migliorare il nostro prezioso ambiente per le generazioni future».

Dopo l’approvazione del Withdrawal Act, la firma dell’accordo Regno Unito-Ue e l’approvazione di tutti i progetti di legge sull’ambiente tranne uno, la coalizione ambientalista ha ritenuto che questo fosse il momento giusto per esprimere un giudizio sul successo dell’impegno a «mantenere e migliorare» le protezioni ambientali e conclude che «Sebbene la promessa di una Green Brexit non sia stata mantenuta, c’è ancora tempo per rafforzare i piani, anche tramite la legge sull’ambiente e il completamento delle riforme agricole».

Sarah Williams di Greener UK, sotolinea che «Il governo ha affermato che la Brexit vedrà un miglioramento degli standard ambientali, ma le leggi che proteggono le persone e la natura sono destinate ad essere più deboli ora di quanto lo fossero prima. C’è ancora tempo perché il governo rafforzi i suoi piani, in particolare per quanto riguarda i prodotti chimici e l’inquinamento atmosferico, e porti avanti proposte promettenti per l’agricoltura. Ci auguriamo davvero che lo faccia».

Craig Bennett, amministratore delegato di The Wildlife Trusts, ricorda che «Ci è stato solennemente promesso che il Regno Unito avrebbe mantenuto e migliorato i nostri standard ambientali dopo la Brexit. Sebbene ciò possa essere avvenuto in alcune aree, come risultato di questo processo si sono aperte enormi lacune e l’applicazione è più debole su tutta la linea. Il massiccio calo dell’abbondanza del mondo naturale è davvero importante – per la fauna selvatica, per la salute delle persone e perché i luoghi selvaggi immagazzinano carbonio e ci aiutano ad affrontare la crisi climatica – ma i nuovi standard non fanno nulla per affrontare questo problema. Per fare alcuni dei tanti esempi, è una vergogna che molte delle nostre aree marine protette offshore siano ancora danneggiate dalla pesca a strascico e dal dragaggio e che i nostri fiumi siano ancora regolarmente inquinati, danneggiando la fauna selvatica e sporcando la nostra acqua potabile. Il governo dovrebbe garantire che il suo obiettivo di arrestare il declino della natura entro il 2030 sia effettivamente raggiunto attraverso un obiettivo legalmente vincolante nel disegno di legge sull’ambiente. Invece, il disegno di legge è stato nuovamente messo da parte e l’indipendenza del nuovo Office for Environmental Protection, che dovrebbe essere incaricato di proteggere il nostro mondo naturale, è stata ulteriormente indebolita. E’ profondamente frustrante perché tutto questo potrebbe e dovrebbe essere risolto, ma non sta accadendo».

Beccy Speight, amministratore delegato della  Royal Society for the Protection of Birds (RSPB) conclude: «Siamo in un’emergenza naturale e climatica. La fauna selvatica del Regno Unito è in caduta libera e necessita di un’azione urgente. Quello che ci era stato promesso era una Green Brexit con protezioni almeno altrettanto forti, se non più forti, di quelle applicate prima della Brexit: ciò che abbiamo visto finora suggerisce un lascito che è un indebolimento di molte delle politiche, dei regolamenti e della legislazione di cui abbiamo urgentemente bisogno. Se il nostro Primo Ministro vuole sostenere le sue dichiarazioni coraggiose e ambiziose fatte di fronte ad altri leader mondiali, allora deve iniziare con un disegno di legge sull’ambiente che affronti la crisi della natura alle nostre porte, con obiettivi legali più forti e vincolanti per garantire che continuiamo e rispettiamo le nostre promesse e un nuovo Office for Environmental Protection ben attrezzato per aiutare a fare in modo che ciò accada. Siamo a un bivio per far rivivere il nostro mondo o rischiare di perdere la nostra fauna selvatica e luoghi speciali. Abbiamo bisogno delle protezioni ambientali in atto per arrestare la traiettoria del declino e consentire il ripristino della natura».