La favola del pesce tequila tornato dall’estinzione

Mentre l’Italia immette nei fiumi specie alloctone per la pesca sportiva, il Messico ripopola i suoi fiumi con successo con un pesce autoctono

[29 Dicembre 2021]

Secondo l’International Union for the Conservation of Nature (IUCN), gli habitat di acqua dolce sono tra i più minacciati sulla Terra, con le specie dipendenti dall’acqua dolce «che si estinguono più rapidamente della fauna terrestre o marina» a causa di inquinamento, perdita di habitat e introduzione di specie aliene invasive. Minacce non solo sulla fauna selvatica, ma anche sull’acqua pulita e sulle risorse alimentari che dipendono da fiumi e laghi.

Ma mentre in Italia ministero della Transizione Ecologica e regioni – ignorando le raccomandazioni dell’IUCN e dell’Ue – danno il via libera al rilascio di specie esotiche per soddisfare le richieste dei pescatori sportivi, mettendo ulteriore pressione su specie autoctone ormai al limite della sopravvivenza, il Messico va in tutt’altra direzione ed è riuscito non solo a far “resuscitare” il pesce tequila (Zoogoneticus tequila) ma lo ha reintrodotto nel suo ambiente naturale. i fiumi del sud-ovest del Messico, dopo che era stato dichiarato estinto nel 2003.

La reintroduzione viene presentata come un esempio di come è possibile salvare gli ecosistemi e le specie di acqua dolce e  Gerardo Garcia, del Chester Zoo evidenzia: «E’ solo un piccolo pesce, non molto colorato, non ha molto interesse in termini di conservazione globale, ma questo dimostra solo che gli animali possono riadattarsi alla natura se reintrodotti al momento giusto e negli ambienti giusti».

Questo piccolo pesce ha dato il via a una collaborazione decennale, a un progetto e una partnership tra ambientalisti in Messico e nel Regno Unito.

Omar Dominguez, dell’ Universidad Michoacana, il cui team ha assunto un ruolo di primo piano nella reintroduzione del pesce tequila, ha detto a BBC News: «Non avremmo potuto farlo senza la popolazione locale: sono loro a fare la conservazione a lungo termine. Questa è la prima volta che una specie di pesce estinto viene reintrodotta con successo in Messico, quindi è un vero punto di riferimento per la conservazione. Si tratta di un progetto che ha ormai costituito un importante precedente per la futura conservazione delle numerose specie ittiche del Paese che sono minacciate o addirittura estinte in natura, ma che raramente attirano la nostra attenzione».

E che le persone che vivono vicino al sito di rilascio del pesce Tequila a Jalisco, in Messico stiano monitorando attivamente la qualità dell’acqua dei fiumi e dei laghi è qualcosa di nuovo e davvero fondamentale. Un’esperienza che l’IUCN ha definito un caso di studio. Infatti, anche se ricercatori e ambientalisti inizialmente hanno rilasciato “solo” 1.500 pesci, ora dicono che la popolazione di pesci tequila si sta espandendo nel sistema fluviale.

Gli scienziati britannici e messicani sperano che la reintroduzione del pesce tequila possa essere un modello per altre specie d’acqua dolce, tra cui l’achoque o o achojki (Ambystoma dumerilli) – un parente stretto del più noto axolotl (Ambystoma mexicanum) – che vive solo nel Lago la salamandra de Lago Patzcuaro e che sta affrontando minacce molto simili a quelle che avevano poretato all’estinzione del pesce tequila in natura. L’achoque è un anfibio unico, che secondo la cultura locale indigena ha proprietà curative, e che finora è stato salvato dall’estinzione anche grazie a un gruppo locale di suore, che gestiscono un allevamento in cattività di animali.

Tutto ha avuto inizio nel 1998, quando gli scienziati dell’unità di biologia acquatica dell’Universidad Michoacana ricevettero dall’acquariofilo inglese Ivan Dibble 5 coppie di pesci tequila allevati dallo zoo di Chester. Questi 10 pesci hanno fondato una nuova colonia nel laboratorio dell’università, che gli esperti hanno poi mantenuto e ampliato nei successivi 15 anni. Per preparare la reintroduzione in natura dei pesci tequila, 40 maschi e 40 femmine della colonia sono stati rilasciati in grandi stagni artificiali dell’università messicana per farli riabituare a un ambiente selvatico con risorse alimentari fluttuanti, potenziali concorrenti, parassiti e predatori. Dopo 4 anni, i pesci tequila erano diventati 10.000, tanti da poter essere utilizzati per la vera reintroduzione in natura, nel loro ambiente originario.