La crisi nascosta della biodiversità: la perdita della variazione all’interno delle specie

Molti dei benefici che le persone ricevono dalla natura dipendono dalla diversità all'interno delle specie, ma la variazione intraspecifica è scarsamente compresa e diminuisce rapidamente

[3 Marzo 2021]

Secondo il nuovo studio “Conserving intraspecific variation for nature’s contributions to people”, pubblicato su Nature Ecology and Evolution dai biologi Simone Des Roches, Eric Palkovacs e Beth Shapiro dell’università della California Santa Cruz, dall’economista ambientale Linwood Pendleton, vice presidente senior del Centre for the 4th Industrial Revolution, e Howard Hughes del Medical Institute, «La rapida perdita di variazione all’interno delle specie è una crisi nascosta della biodiversità»,

Lo studio, finanziato dall’università della California – Santa Cruz e dalla  National Oceanic and Atmospheric Administration Usa, esamina il modo in cui questa variazione supporta le funzioni ecologiche essenziali e i benefici che la natura fornisce agli esseri umani ed evidenzia la necessità di «Comprendere e conservare meglio la variazione all’interno delle specie, al fine di salvaguardare i contributi della natura alle persone».

Palkovacs, spiega che «La biodiversità significa più del numero di specie. E, quando ci concentriamo sulle estinzioni a livello di specie, ci manca una parte della storia. La variazione intraspecifica è un aspetto trascurato della biodiversità, ma ha valore per le persone e dobbiamo iniziare a riconoscerlo e proteggere questa forma di biodiversità».

Un precedente studio, “The ecological importance of intraspecific variation”, pubblicato sempre su Nature Ecology and Evolution nel dicembre 2017 da un altro team di ricerca guidato da Des Roches (che ora lavora all’università di Washington – Seattle), ha dimostrato che la perdita di variazione all’interno delle specie può avere gravi conseguenze ecologiche. Questo ha indotto Des Roches e Palkovacs a riflettere sulle più ampie implicazioni delle loro scoperte per i valori e i servizi che la natura fornisce agli esseri umani, dai materiali forestali e l’acqua pulita alla pesca commerciale e ai medicinali derivati ​​da prodotti naturali. Per realizzare il nuovo studio, hanno esaminato la letteratura scientifica e in particolare gli studi che mostrano come la variazione intraspecifica sostiene i servizi ecosistemici e altri aspetti del contributi che la natura  fornosce alle persone e dicono di aver trovato «Connessioni ben documentate tra un’ampia varietà di specie, tra cui pesci e pesca commerciale, insetti e impollinazione delle colture, piante legnose e prodotti forestali, molte colture diverse e i loro antenati selvatici e altro ancora».

Palkovacs sottolinea che «C’è un’intera suite di casi documentati, inclusi diversi esempi di ciò che accade quando perdiamo la variazione intraspecifica. Uno dei migliori esempi è la pesca commerciale, nella quale gli stock ittici diversi aiutano a stabilizzare la popolazione generale».

All’Università della California – Santa Cruz fanno l’esempio delle sottopopolazioni di salmone che <Sono adattate localmente alle condizioni dei diversi bacini idrografici, consentendo alla popolazione complessiva di rimanere stabile anche se le fluttuazioni ambientali causano il declino in alcune sottopopolazioni e l’aumento in altre».  Ma nei salmoni questi  “effetti portafoglio” sono compromessi dalle dighe, che bloccano le sottopopolazioni dall’habitat critico per la deposizione delle uova, e dalla produzione di incubatoi, che può ridurre la variazione genetica. E i ricercatori fanno notare che «La perdita della variazione intraspecifica nel salmone può portare a cicli demografici di boom e contrazione che a lungo termine sono dannosi per il valore della pesca».

Des Roches ricorda che «Le persone dipendono da tempo dalla variazione all’interno di specie domestiche e importanti dal punto di vista agricolo. La nostra storia coevolutiva con centinaia di specie domestiche è caratterizzata dalla nostra continua selezione di varianti insolite e benefiche all’interno delle specie. Spesso ci siamo spinti troppo oltre e così abbiamo perso la diversità genetica essenziale nelle specie addomesticate. Per ripristinare questa diversità, dipendiamo dall’incrocio con popolazioni selvatiche o ancestrali più geneticamente variabili (quando esistono)».

Palkovacs aggiunge che altri esempi ben documentati del valore della variazione intraspecifica sono forniti dalle piante medicinali: «Diverse varietà della stessa specie vegetale possono avere composti diversi con proprietà medicinali diverse, come diversi farmaci antimalarici che dipendono dalla diversità genetica delle piante da cui derivano».

Gli autori dello studio hanno sottolineato l’importanza di collaborare con gruppi locali e indigeni che hanno una profonda conoscenza delle relazioni tra variazione intraspecifica e prodotti e servizi naturali che utilizzano. «Dobbiamo sfruttare i sistemi di conoscenza locali per informare la nostra comprensione di queste connessioni – ha detto Palkovacs – La scienza occidentale si è concentrata in modo schiacciante sulle estinzioni a livello di specie e solo i gruppi di organismi più ben studiati sono stati caratterizzati dal punto di vista della variazione intraspecifica. Ad esempio, di tutte le specie valutate dall’International union for conservation of nature (Iucn), solo l’1% circa è stato valutato al di sotto del livello di specie e molte di queste mostrano un brusco calo della diversità. Ci sono prove evidenti che la perdita della variazione intraspecifica possa essere un problema molto diffuso, ma non sappiamo nemmeno cosa stiamo perdendo. Ci sono passi concreti che possono essere intrapresi ora per documentare meglio questa variazione, preservare la biodiversità e proteggere i suoi contributi al benessere delle persone. Nuovi strumenti genomici, ad esempio, sono disponibili per caratterizzare rapidamente e sistematicamente la variazione all’interno delle specie. Questa variazione intraspecifica può essere incorporata direttamente nelle valutazioni della biodiversità, come quelle effettuate dalla Iucn e dalla Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES)».

Secondo i ricercatori, «Affrontare questo aspetto della biodiversità dovrebbe essere uno degli obiettivi principali degli sforzi di conservazione globale».

Palkovacs conclude: «Le prove disponibili suggeriscono fortemente che i vantaggi dello studio e della conservazione della variazione intraspecifica supereranno di gran lunga i costi. In un mondo in rapida evoluzione, questa variazione è di fondamentale importanza per consentire alle specie di adattarsi alle condizioni di un futuro imprevedibile».