Il PD: si dimetta l’assessore regionale. Sinistra Italiana: il presidente del Parco ne tragga le giuste conseguenze

La Corte costituzionale boccia il taglio del Parco regionale Sirente-Velino

Gli ambientalisti: gufi reali. Aquile, orsi, coturnici, falchi pellegrini e gracchi corallini ringraziano

[29 Novembre 2022]

In un comunicato, la Stazione ornitologica abruzzese «Plaude alla decisione della Corte Costituzionale che ha bocciato sonoramente la legge regionale con cui l’anno scorso aveva tagliato pesantemente il Parco Regionale Sirente-Velino». Massimo Pellegrini, presidente della Stazione ornitologica ricorda che «Avevamo lanciato l’allarme e poi chiesto al Governo di impugnare la norma; sconcertante l’impegno profuso dalla Regione per diminuire le tutele a un patrimonio collettivo di rilevanza europea. Siamo felici per aver contribuito a ristabilire l’ordine delle priorità: la tutela della biodiversità viene prima di piccoli interessi locali, a partire da quelli dei cacciatori. L’esistenza di un patrimonio di interesse europeo e la necessità di gestirlo in maniera adeguata dovrebbe essere considerata un onore da parte della Regione e non un peso. Ovviamente bisogna investire nella tutela in termini di risorse intellettuali e materiali invece che cercare scorciatoie come quella di un taglio all’area protetta».

Augusto De Sanctis, consigliere della Stazione ornitologica abruzzese, aggiunge: «Abbiamo lanciato il primo allarme circa le conseguenze sulla biodiversità del taglio che si stava prospettando producendo una cartina inequivocabile sulle aree che la regione voleva escludere. Poi avevamo avvisato più volte la Regione dell’inopportunità di procedere a questo sconsiderato taglio del parco spiegando dettagliatamente le ragioni dal punto di vista naturalistico. Nei territori che la regione ha poi escluso e che oggi tornano protetti nidificano o si alimentano specie rarissime protette a livello comunitario, dal Gufo reale all’Aquila reale, dall’Orso bruno alla Coturnice, dal Falco Pellegrino al Gracchio corallino. Questi territori sono stati riaperti alla caccia e ad altre attività impattanti che invece sono vietate dentro un’area protetta. Fortunatamente migliaia di ettari di natura sono di nuovo tutelati. Oggi è una buona giornata per la Natura abruzzese».

Infatti, la Corte Costituzionale, accogliendo l’opposizione delle associazioni ambientaliste fatte proprie dal precedente governo nazionale, ha bocciato la legge 14/2021 con la quale la regione Abruzzo aveva ridotto la superficie del Parco regionale Sirente-Velino di diverse migliaia di ettari.

La Corte evidenzia che «Non risulta – scrivono i giudici delle leggi – che siano state effettuate le prescritte “conferenze per la redazione di un documento di indirizzo relativo all’analisi territoriale dell’area da destinare a protezione”, né che tale documento d’indirizzo sia stato predisposto, né ancora che siano state operate l’”analisi territoriale”, l’ ‘individuazione degli obiettivi da perseguire” e la “valutazione degli effetti dell’istituzione dell’area protetta sul territorio”, sulla cui base espressamente “si realizza” la partecipazione, secondo quello che la legge quadro statale sulle aree protette qualifica espressamente come principio fondamentale per la disciplina delle aree naturali protette regionali». Inoltre, anche se la Corte costituzionale riconosce l’esistenza di delibere dei Consigli comunali e dei verbali delle riunioni della Comunità del parco sulla riduzione di superficie dell’Area protgetta, rileva che «Non risulta in alcun modo che siano state rispettate le specifiche condizioni procedimentali… a garanzia della prescritta “qualificata” partecipazione delle autonomie alla scelta di riperimetrazione dell’area. Si tratta di condizioni dirette, all’evidenza, a far sì che la partecipazione degli enti locali interessati all’istruttoria sia effettivamente idonea a incidere sulla scelta da assumere all’esito del procedimento di istituzione del parco (e di sua modifica). Ciò che a sua volta presuppone che la stessa istruttoria si fondi su una corretta rappresentazione fattuale delle aree su cui si interviene, operata tramite un’adeguata analisi territoriale, e che le finalità perseguite corrispondano a obiettivi preventivamente individuati e tengano conto degli effetti previsti».

Secondo il senatore Michele Fina e segretario del Partito Democratico cdell’Abruzzo, «Era più che prevedibile la bocciatura da parte della Corte costituzionale della riperimetrazione, ovvero della riduzione, del Parco Sirente – Velino che era stata disposta dalla Regione Abruzzo. Tutto questo mostra che la decisione era figlia di un’improvvisazione incompetente. Certamente i Sindaci hanno raccolto un comprensibile disagio di fronte ad inefficienze nella valorizzazione e nel sostegno al parco regionale; vincoli certi ed opportunità incerte o assenti. Ma la risposta non era e non è la riperimetrazione. Per questo ci siamo battuti contro quella scelta. Ora sia un nuovo inizio, a cui intendiamo partecipare: chi oggi gestisce e guida il Parco lamenta la disparità di strumenti e risorse tra aree protette regionali e nazionali. Vero ma allora perché si è archiviata sbrigativamente la discussione sulla possibilità di trasformare il Sirente – Velino nel quarto parco nazionale abruzzese (o quinto se si considera anche l’istituendo parco della Costa Teatina)? Bisognerebbe risolvere i problemi e superare le frustrazioni trovando una soluzione guardando più avanti e non tornando indietro. Chiederemo a tutti gli attori in campo di confrontarsi senza spirito di appartenenza».

Canta vittoria il consigliere regionale Pd Pierpaolo Pietrucci  che chiede che l’assessore regionale all’agricoltura, caccia e pesca, Parchi e riserve naturali, sistema idrico e ambiente e vicepresidente della Regione Abruzzo, il leghista  Emanuele Imprudente, restituisca la delega: «Quando le cose si fanno coi piedi e, direi, con ostinata ignoranza e cattiveria, fanno la fine che meritano: vengono stracciate con le armi della ragione e del rispetto della legge. Dopo la bocciatura del Governo arriva dalla Consulta la sentenza che mette una pietra tombale sull’assurda “riperimetrazione” del Parco Sirente-Velino. Per motivi ancora oscuri o forse puramente ideologici – come se si dovesse dimostrare a chissà chi una indomita e muscolare ostilità anti-ambientalista – l’assessore Imprudente ha dedicato quasi esclusivamente la sua attività in questi anni a ridurre l’area protetta del Parco regionale, incurante delle critiche, dei suggerimenti, delle proposte alternative, degli emendamenti, delle firme raccolte da migliaia di cittadini. Per questo Imprudente deve chiedere scusa e restituire la delega all’ambiente. Lo ripeto: 1) un Parco aiuta l’economia. La qualità ambientale è un fattore premiante, richiesto da turisti, consumatori e cittadini: il brand del Parco aumenta il valore degli immobili, delle produzioni agro-alimentari, dell’intero marketing territoriale; 2) i danni della fauna selvatica sono un problema serissimo che peggiorerà, riducendo il Parco, perché solo i cinghiali potranno essere cacciati (soprattutto i maschi) disperdendo i branchi e aumentando la proliferazione dei cuccioli. I risultati si ottengono con il monitoraggio, la caccia selettiva, l’uso dei “corral” di cattura, la semplificazione delle procedure e l’aumento dei rimborsi per i danni in area parco; 3) l’uso del legnatico è un diritto dei naturali e aiuta la manutenzione del bosco e la prevenzione da frane e incendi. Bisogna aggiornare i dati catastali sulle proprietà pubbliche e private dei boschi, fare nuovi Piani di assestamento forestale, promuovere le amministrazioni dei Beni Separati; 4) le pratiche urbanistiche sono e resteranno di competenza comunale, non c’entra niente il Parco. Dipendono dalla Soprintendenza per il rispetto del Piano Paesaggistico che resta in vigore: si deve sveltire l’esame delle pratiche; 5) i progetti di sviluppo sostenibile (allevamento, agricoltura, accoglienza turistica, prodotti tipici, ristorazione, turismo in bici o a cavallo, trekking o scialpinismo, attività culturali e visite nei Borghi si attivano solo stando nella Rete europea Natura 2000. La Zona di Conservazione Speciale, quando comporta vincoli agli imprenditori, va compensata e indennizzata: il Parco deve funzionare approvando finalmente il suo Piano Territoriale, dopo 30 anni! con una governance qualificata, chiedendo risorse adeguate, ora che smart working e digitalizzazione possono accrescere i servizi e l’attrattività dei nostri paesi, molto più belli e vivibili delle metropoli. Questa è la strada da seguire. La strada che ci ha insegnato Giovanni Cialone che forse, da lassù, sapendo della sentenza avrà sorriso pensando al suo Parco».

In una nota congiunta, Pierluigi Iannarelli e Enrico Perilli del circolo Sinistra Italiana L’Aquila parlano di una vittoria annunciata: «Proprio nella partecipazione degli Enti, la cui audizione avrebbe dovuto essere qualificata e seguire un approccio scientifico, oltre che economicamente e socialmente motivato, la Consulta ha riconosciuto un punto di debolezza. Sinistra Italiana aveva immediatamente sollevato la questione alla Regione sulle criticità del provvedimento rispetto alle misure di conservazione della fauna protetta a livello comunitario, ritenendolo a ragion veduta semplicemente un obolo elettoralistico. Tutto inutile. Neanche una petizione con 125.000 firme e un appello sottoscritto da 50 personalità del mondo dei parchi, della ricerca e della cultura erano bastati a fermare le decisioni della Giunta che ha scelto la strada della modifica normativa. Ora ci aspettiamo che il Presidente del Parco chieda scusa a tutti, in primis ai cittadini e alle associazioni che in questi anni hanno dato battaglia per far prevalere un principio di buon senso e ragionevolezza. Chieda scusa e visto che ha contribuito alla formulazione stessa della legge, ne tragga le dovute conseguenze».

Una volta approvata la Legge regionale con i confini ridotti del Parco, Il Wwf aveva presentato una richiesta al Governo di impugnativa sollevando successivamente attraverso una memoria alla Corte Costituzionale, tra le altre questioni, proprio il fatto che la riperimetrazione attuata andasse a compromettere «il nucleo minimo di salvaguardia del patrimonio naturale» richiesto dalla normativa nazionale.
Ora il Wwf conclude: «La sentenza della Corte Costituzionale dà una sonora batosta all’amministrazione regionale che pensa di ridurre i confini di un’area protetta, mentre gli obiettivi comunitari chiedono esattamente il contrario. E’ indubbiamente una grande sconfitta far passare la decisione dei confini dell’unica area protetta regionale attraverso una diatriba giuridica, meglio avrebbe fatto la Giunta regionale ad accogliere l’invito che le Associazioni ambientaliste non hai mai cessato di lanciare, quello della ricerca di un dialogo e di un confronto con la creazione di un tavolo di ascolto e di nuova programmazione del territorio, basato però sulla tutela del grande patrimonio naturalistico che il territorio del Parco regionale Sirente Velino custodisce. Ora si lavori insieme per il bene dell’area protetta, il Parco ha bisogno di altro: di essere dotato di strumenti per esercitare la propria funzione, dell’approvazione del Piano di gestione, della possibilità di indennizzare velocemente i danni da fauna all’agricoltura e agli allevamenti, di un piano di rilancio che punti alla promozione turistica…»