La cacca degli uccelli marini vale più di 1 miliardo di dollari all’anno

Gli scienziati danno un prezzo ai benefici globali del guano, che vanno dai fertilizzanti naturali all'arricchimento delle barriere coralline

[13 Agosto 2020]

Lo studio “Valuing ecosystem services can help to save seabirds”, pubblicato su Trends in Ecology and Evolution da  Daniel Plazas-Jiménez e Marcus Cianciaruso dell’Universidade Federal de Goiás, dimostra che la cacca degli uccelli marini è una grande risorsa: contiene sostanze nutritive che stimolano il suolo, ha dato il via all’agricoltura Inca è l’ha sostenuta per secoli e poi, quando i colonizzatori europei l’hanno scoperta, ha datovita all’epoca dell’imperialismo del guano che ancora oggi viene venduto come fertilizzante organico.

I due ricercatori brasiliani hanno cercato di dare un valore monetario al guano e hanno stabilito quanto vale oggi in un anno dal punto di vista dei servizi ecosistemici. Plazas-Jiménez e Cianciaruso sono convinti che contabilizzare in dollari il valore del guano potrebbe aiutare le persone ad apprezzare meglio le specie di uccelli marini, molte delle quali sono minacciate di estinzione.

Per eseguire i loro calcoli, incasellato i bened fici prodotti dagli uccelli marini u in due colonne. Nella prima c’è il guano commerciale, venduto come fertilizzante e prodotto in gran parte da tre specie: il cormorano Guanay (Leucocarbo bougainvillii), il pellicano del Perù (Pelecanus thagus) e la sula del Perù (Sula variegata), Il calcolo è stato facile: i ricercatori hanno semplicemente preso la quantità totale di guano prodotta all’anno e l’hanno moltiplicata per il suo valore di mercato che ammonta a 19,4 milioni di dollari.

Fare la somma dei fattori della seconda colonna è stato più complicato. Come spiega Plazas-Jiménez, «Gli uccelli marini hanno un ruolo speciale nel ciclo dei nutrienti». Il guano che non finisce nel mercato come fertilizzante, prima o poi  finisce  nell’oceano, dove fornisce azoto e fosforo agli ecosistemi marini e fa crescere i produttori primari come le alghe e il fitoplancton, un effetto che rafforza la produttività lungo tutta la catena alimentare, portando alla fine ad avere più pesci e altre specie economicamente e biologicamente importanti.

Per determinare il valore di questo servizio ecosistemico, i ricercatori hanno deciso di stimare il “costo di sostituzione” dei nutrienti del guano. Fondamentalmente, hanno immaginato che gli uccelli marini scomparissero per un anno e che fossero gli esseri umani a dover  sversare in mare il fosforo e l’azoto necessari e hanno scoperto che «Questo ci costerebbe 454,4 milioni di dollari all’anno».

Se si sommano i risultati delle due colonne «La cacca degli uccelli marini vale 473,8 milioni di dolariall’anno», dicono i due scienziati brasiliani, ma avvertono che si tratta di una stima molto al ribasso perché non  include tutte le altre cose che gli uccelli marini e il loro guano fanno per noi, come sostenere la pesca e il turismo subacqueo.

Gli scienziati hanno quindi stimato che il 10% degli stock alieutici delle barriere coralline dipendono dai nutrienti degli uccelli marini, una cifra molto al ribasso che richiederebbe ulteriori studi. Poiché il ritorno economico annuale della pesca commerciale sulle barriere coralline caraibiche, del sud-est asiatico e della Grande barriera corallina è di 6,5 miliardi di dollari, gli scienziati hanno stimato che i benefici economici secondari del guano degli uccelli marini siano di almeno 650 milioni di dollari. Questo ha portato il beneficio totale stimato del guano fino a 1,1 miliardi di dollari.

Commentando lo studio, sullo Smithsonian Magazine, Don Lyons, direttore del Seabird Restoration Program  dell’Audubon Society, ha detto che ««Quella cifra è probabilmente sottostimata piuttosto significativamente, dato che ci sono vantaggi secondari nel non produrre fertilizzanti chimici. Un altro aspetto di tutto questo è che il prodotto sostitutivo, i fertilizzanti, sono generalmente derivati ​​da prodotti petroliferi. E quindi, in questo va visto da un’angolazione climatica: quando possiamo usare un ciclo di nutrienti più naturale e non attingere alle riserve terrestri, questo è un vantaggio decisivo».

A chi dice che così si dà un prezzo alla biodiversità e si trasforma la necessità di salvaguardare la natura in un fatto meramente economico, Plazas-Jiménez risponde che comunque l’argomento economico svolge un ruolo fondamentale nel dibattito in corso: «Devi pensare a come tradurre l’importanza … a seconda del pubblico. Alcune persone pensano che gli uccelli marini valgano la pena di essere protetti per quel che sono, ma vedo che [molte] persone pensano che qualcosa abbia importanza solo quando porta benefici, quando possono vederne i benefici. Calcolarne il valore in contanti ci aiuta a tradurre, in un modo molto semplice quanto le persone hanno bisogno dei gabbiani».

Anche secondo Lyons, «E’ davvero convincente pensare in termini di miliardi di dollari, ma questo è anche un fenomeno che si verifica a livello locale. E ci sono molti esempi di luoghi unici in cui non sarebbero così senza questo ciclo di nutrienti che  portano gli uccelli marini».

Sebbene il valore di oltre un miliardo di dollari per della cacca di uccelli sia impressionante, è probabilmente molto inferiore al valore che il guano aveva prima che il numero di uccelli marini diminuisse drasticamente negli ultimi circa 150 anni. In Sud America la ricchezza da guano, in particolare sulle Islas Chincha, in Perù, è stata documentata per secoli. Gli uccelli nidificano lungo le scogliere granitiche delle isole dove i loro escrementi si accumulano e il clima caldo e secco ne favorisce l’accumulo.  In queste isole vivevano circa 60 milioni di uccelli  che hanno costruito strati di guano alti cumuli di cacca alti più di 15 metri. Gli Inca, che per primi avevano capito l’importanza di questa risorsa, sembra condannassero a morte chi danneggiava gli uccelli marini.

All’inizio degli anni 1840, il guano diventò un’industria estrattiva e veniva venduto in Germania, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Il Guano Islands Act del 1856 autorizzò uno dei primi accaparramenti imperialistici statunitensi di terre al di fuori del Nord America, stabilendo che gli Usa potevano rivendicare qualsiasi isola dove erano presenti depositi di guano di uccelli marini, purché non ci fossero altre rivendicazioni o centri abitati. Questo aprì la strada al grande sfruttamento con l’utilizzo di schiavi caraibici, polinesiani e cinesi per lavorare nelle miniere di “oro bianco”.

Un’industria che crollò intorno al 1880 e si riprese all’inizio del XX secolo. Oggi, l’interesse per il guano è in ripresa con l’aumento della domanda dei consumatori per l’agricoltura biologica. Ma delle enormi coloni dei 60 milioni di uccelli marini che vivevano sulle Islas Chincha ne sopravvivono solo 4 milioni e la quantità di guano si è ridotta drasticamente. Un calo che fa parte di un trend globale. Secondo lo studio “Population Trend of the World’s Monitored Seabirds, 1950-2010”, pubblicato nel 2015 su PLOS ONE da un team di ricercatori dell’università della British Columbia, dagli anni ’50, le popolazioni di uccelli marini monitorate nel mondo sono diminuite del 70%.

Plazas-Jiménez  sottolinea che «Il declino delle popolazioni di uccelli marini è devastante per le culture locali che hanno utilizzato i fertilizzanti organici da generazioni, per le economie locali che dipendono dalla pesca e per la biodiversità del mondo. Uno studio ha scoperto che i nutrienti del guano defluiscono nelle acque dell’Oceano Indiano aumentando del 48% gli stock dei pesci della barriera corallina».

Lo studio “Evidence of seabird guano enrichment on a coral reef in Oahu, Hawaii”, pubblicato nel 2016 su Marine Biology da Susanna Honig e Brenna Mahoney dell’università della California . Santa Cruz. Ha scoperto che i valori del  fosfato disciolto nelle barriere coralline a Oahu, nelle Hawaii, erano più alti dove le colonie di uccelli marini erano più grandi e che hanno contribuito a compensare l’esaurimento dei nutrienti nell’acqua causato dalle attività umane.

Migliorare la salute delle barriere coralline è importante. Circa un quarto dei pesci oceanici dipende da barriere coralline ricche di nutrienti per sopravvivere. E i contributi degli uccelli marini alla salute della barriera corallina forniscono servizi ecosistemici oltre all’aumento degli stock ittici; generano anche entrate attraverso il turismo e la resilienza delle coste. Le barriere coralline funzionano come importanti barriere naturali che proteggono isole remote e comunità costiere dall’erosione delle tempeste e dall’innalzamento del mare.

Dato che il 30% per cento delle specie di uccelli marini incluse nello studio è minacciato, gli autori sostengono che «I benefici che forniscono gli uccelli – dalla fertilizzante per i raccolti al miglioramento della salute delle barriere coralline – dovrebbero stimolare gli sforzi di conservazione globale. I governi e le parti interessate possono aiutare gli uccelli marini riducendo gli uccelli catturati accidentalmente durante la pesca commerciale, riducendo la sovra-pesca che impoverisce la fonte primaria di cibo degli uccelli e lavorando per affrontare il cambiamento climatico poiché l’innalzamento dei mari erode gli habitat costieri degli uccelli e il riscaldamento delle acque portano le loro prede a spostarsi in altre arre in modo imprevedibile».