La biodiversità dell’America Latina e dei Caraibi e la speranza della nuova grande riserva marina dell’Ecuador (VIDEO)

Ma restano grandi sfide per la conservazione della natura dell’America Latina e Caraibi

[1 Febbraio 2022]

La prossima istituzione ufficiale della nuova riserva marina in Ecuador garantirà un corridoio biologico per le specie in via di estinzione, tra cui tartarughe marine, mante, balene e squali. La riserva di 60.000 chilometri quadrati fa parte del Corredor Marino del Pacífico Este Tropical, che si estende dall’Ecuador al Costa Rica, e proteggerà la vita marina dalle minacce della pesca industriale e dei cambiamenti climatici. L’United Nations environment programme (Unep) ricorda che «La reserva marina Hermandad  è di vitale importanza poiché fa parte della rotta di transito riproduttiva di specie marine in via di estinzione.  Un migliore collegamento delle aree protette è una delle cinque sfide per migliorare la qualità della conservazione in questa regione, che è la più protetta al mondo, con oltre 10 milioni di km2 di aree protette terrestri e marine. Il 24,6% della sua superficie terrestre e il 23,2% dei suoi spazi marini sono già oggetto di una qualche forma di conservazione».

Il 27 e 28 gennaio si è riunito il Foro de Ministras y Ministros de Medio Ambiente de América Latina y el Caribe per celebrare il suo 40esimo anniversario con una sessione speciale e per accelerare l’azione verso un  futuro di cooperazione e intervenendo al Forum, la direttrice regionale dell’Unep Jacqueline Álvarez, ha ricordato ai ministri dell’ambiente che «Ora che il mondo intraprende la strada per rendere concreta visione di proteggere efficacemente il 30% delle aree terrestri e marine del pianeta in questo decennio, l’America Latina e i Caraibi hanno l’opportunità di conservare di più e meglio il loro capitale naturale e promuovere congiuntamente la lotta contro la triplice crisi del cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento. Il Forum ha contribuito a colmare il divario tra le agende regionali e globali nell’area ambientale. La sua esistenza è stata la chiave per far sentire a voce delle nazioni dell’America Latina e dei Caraibi sulla scena mondiale e per tradurre i progressi scientifici in politiche concrete che hanno rafforzato la governance ambientale negli ultimi 40 anni. Oggi, quando le crisi ambientali minacciano la salute umana e la lotta alla povertà, rafforzare questa piattaforma di cooperazione è più importante che mai».

Ma dal vertice dei ministri dell’ambiente latinoamericani e caraibici è emerso che, «Nonostante il grande sforzo per raggiungere gli obiettivi internazionali per la copertura delle aree protette, questa protezione non è ancora rappresentativa. In America Latina e nei Caraibi sono presenti il ​​24% delle ecoregioni terrestri e il 19% delle ecoregioni marine del mondo, ma solo la metà dei biomi presenti nella regione raggiunge o supera il 17% di protezione». secondo il “Protected Planet Report 2020: Latin America and the Caribbean”, pubblicato da RedParques, Unep, World Conservation Monitoring Center (Unep-WCMC), International Union for Conservation of Nature (IUCN) e Wwf, alcuni ecosistemi, come la foresta e la macchia mediterranea o le praterie e le savane temperate, sono particolarmente sottorappresentate. L’Unep avverte che «Mentre i Paesi del mondo lavorano per raggiungere gli obiettivi del post-2020 global biodiversity framework della Convention on biological diversity (CBD) per estendere le loro aree protette fino a coprire il 30% della superficie terrestre e marina, sarà fondamentale dare la priorità alle specie e agli ecosistemi a rischio in una diversità di territori ed ecosistemi».

Una delle sfide più urgenti è quella di garantire la connettività ecologica: ci sono studi che confermano che, dopo aver trascorso due anni con sua madre, un giovane giaguaro può viaggiare fino a 70 chilometri per trovare il suo territorio, predare e riprodursi. I ricercatori hanno rilevato fino a 26 aree transfrontaliere in cui possono verificarsi questi spostamenti e l’Unep conferma che «Mantenere gli ecosistemi connessi e protetti è essenziale per i giaguari e altre specie che forniscono servizi essenziali per continuare a riprodursi. Ma secondo il Protect Planet Report 2020, circa il 33% delle aree protette della regione dell’America Latina e Caraibi non gode di una buona connettività, «Situazione che impedisce flussi e scambi ecologici che garantiscono la salute delle specie. La sua persistenza potrebbe comportare la perdita di popolazioni locali di specie, un ulteriore impatto del cambiamento climatico e un potenziale collasso dell’ecosistema».

Per affrontare questa sfida nelle isole dei Caraibi, l’Ufficio Regionale dell’Unep in America Latina e Caraibi ospita il segretariato del  Corredor Biológico en el Caribe (CBC), un’iniziativa di Cuba, Haití, Repubblica Dominicana alla quale si è recentemente unito Puerto Rico. Nell’ambito di questa iniziativa, che ha preso il via nel 2007, i paesi membri proteggono più di 200.000 km2 di ecosistemi marini e costieri, il 91% dei quali sono importanti per la connettività. José Gerhartz, specialista tecnico del Segretariato della CBC, sottolinea che «Gli ecosistemi marini e costieri della CBC sono fondamentali per le rotte migratorie e la riproduzione di specie marine minacciate come tartarughe marine, squali balena, capodogli e squali oceanici».

Ma il Protected Planet Report 2020 dimostra che «Meno della metà degli oltre 50 Paesi e Territori valutati misura e documenta sistematicamente l’efficacia delle proprie aree protette. Il miglioramento della trasparenza e della responsabilità rimane una delle maggiori sfide per la regione». Il rapporto conclude  che «L’analisi deve essere svolta sistematicamente e periodicamente e che altri attori non governativi, come il mondo accademico, devono essere coinvolti per realizzare questo lavoro con trasparenza».

Un esempio positivo è l’iniziativa transnazionale Amazon Vision, iniziata nel 2015 per rafforzare e integrare i sistemi di aree protette nei 9 Paesi e territori dell’Amazzonia, per garantire una migliore conservazione della foresta tropicale più grande del mondo. L’Unep spiega che «Il progetto ha sviluppato un protocollo e una guida metodologica per l’analisi dell’efficacia gestionale delle aree protette, uno strumento che guida le autorità a produrre dati standardizzati verso un processo decisionale basato sulla scienza».

Per Protected Planet 2020, «Condividere il potere sulle aree protette ci rende più efficaci, efficienti ed equi».

Secondo il database UNEP-WCMC Protected Planet, il 60% delle aree protette della regione America Latina Caraibi è gestito dai governi e i modelli di governance non governativi sono sottorappresentati. Il 14,4% è di proprietà privata, il 7% è gestito da indigeni e una quota minore (1%) è gestita su base comunitaria. Kristine Tompkins, presidente di Tompkins Conservation e ambasciatrice Unep per le aree protette, commenta: «Dato che affrontiamo l’urgenza di combattere la crisi dell’estinzione globale, la crisi climatica e la disintegrazione delle comunità umane, dobbiamo riconoscere che, se vogliamo avere successo, la leadership dello Stato sovrano è insufficiente sia finanziariamente che strategicamente. La filantropia privata e istituzionale è essenziale». Tompkins Conservation è stata determinante nella creazione di 13 parchi nazionali in Cile e Argentina, dove protegge 14,8 milioni di ettari. L’organizzazione vede la creazione di parchi come un punto di partenza e si adopera per il ripristino dei loro ecosistemi. Il che include il recupero di specie scomparse come i giaguari, nelle zone umide di Iberá in Argentina, e l’huemul, e di specie in pericolo di estinzione in Cile. Questo reinserimento di specie sta aiutando le comunità locali a prosperare attraverso economie basate sulla natura.

Circa il 35% delle foreste dell’America Latina si trova in aree occupate da popolazioni indigene e, secondo la FAo, i territori indigeni e tribali hanno una deforestazione media inferiore rispetto al resto delle foreste in tutti i Paesi dell’America Latina. Anche per l’Unep, «Il riconoscimento ufficiale delle misure di conservazione non statali, inclusa la protezione delle popolazioni indigene, delle comunità e dei governi locali, è fondamentale per aumentare la portata della protezione della natura».

Un esempio di successo è il caso dei Quilombo Kalunga, il cui territorio è in parte all’interno dell’Área de Proteção Ambiental de Pouso Alto – APA Pouso Alto, nello Stato brasiliano di Goiás, che era minacciata dalla deforestazione illegale. La comunità di Kalunga, insieme ad organizzazioni internazionali, ha georeferenziato il territorio e identificato case, colture, sorgenti e risorse naturali vitali.  Nel febbraio 2020, l’Unep-WCMC ha riconosciuto il sito del patrimonio storico e culturale di Kalunga come la prima Indigenous and Community Conserved Areas  (ICCA) in Brasile, una categoria che viene assegnata quando una comunità indigena è il principale decisore e gestore nel suo territorio.

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  • Corredor Biológico en el Caribe: una alianza de cooperación regional.