La biodiversità dei corsi d’acqua intermittenti è sempre più a rischio

E dopo le siccità e l’essiccazione dei fiumi arrivano le inondazioni

[22 Agosto 2022]

Anche se la siccità sta portando molti dei fiumi europei a minimi storici e danneggiando la biodiversità, la minaccia di inondazioni catastrofiche a seguito di un periodo di siccità resta sullo sfondo. Alcuni dei fiumi più famosi d’Europa, come il Reno, il Danubio e il Po sono stati colpiti da una gravissima siccità estiva, con il livello dell’acqua che ha raggiunto i minimi storici, mentre il prosciugamento dei fiumi a causato l’interruzione o la diminuizione di attività economiche, dalla navigazione all’agricoltura.  La biodiversità di fiumi e torrenti è tra le più minacciate del pianeta eppure, anche se rappresentano la metà dei fiumi del mondo, i corsi d’acqua intermittenti sono stati poco studiati.

Nel 2014, per sopperire alla mancanza di dati disponibili su questi corsi d’acqua, che smettono di scorrere per una parte dell’anno, Thibault Datry, dell’Institut national de recherche en sciences et technologies pour l’environnement et l’agriculture (Irstea) di Lione ha lanciato il  “1000 intermittent rivers project An international initiative to gain understanding of the ecology of intermittent rivers”, una ricerca partecipativa senza precedenti per creare una rete internazionale di ricercatori volontari per aiutare a raccogliere dati, e in particolare campioni di rifiuti secchi fluviali, in tutto il mondo.

All’Irstea ricordano che «Per decenni, i fiumi intermittenti sono stati considerati una sottoclasse di fiumi con scarsa biodiversità. Recenti studi a livello locale hanno però dimostrato che, nonostante una percezione negativa da parte delle varie comunità (cittadini, scienziati e dirigenti), questi ambienti beneficiano di una ricca biodiversità acquatica e terrestre».

Basandosi sul successo della prima esperienza collaborativa del 2015, nel 2019 l’Irstea ha avviato una seconda campagna di campionamento per quantificare la biodiversità dei fiumi intermittenti nel mondo. Il primo test ha coinvolto 115 ricercatori provenienti da 28 Paesi è più di 200 fiumi intermittenti in tutti i continenti: l’obiettivo è fare ancora meglio con la seconda fase e quantificare la biodiversità acquatica e terrestre dei fiumi intermittenti su scala globale utilizzando protocolli di campionamento semplici e standardizzati in base al tipo di biodiversità analizzata: Raccolta di sedimenti essiccati che verranno riumidificati per gli invertebrati acquatici; Analisi del DNA di suoli e sedimenti per microrganismi; Analisi del DNA dell’acqua per pesci; Fototrappole e analisi delle impronte per mammiferi e megafauna. Inoltre, ogni campionamento viene accompagnato da numerose misurazioni di fattori ambientali (clima, portata fluviale, fattori geomorfologici, utilizzo dell’area di campionamento, ecc.). I ricercatori francesi evidenziano che la campagna di campionamento «Ha lo scopo di ampliare le conoscenze oltre i 250 fiumi già individuati nella rete per questa nuova ondata, in particolare per recuperare dati in aree poco studiate, come l’Africa subsahariana, l’America, il sud-est asiatico o la Russia». I primi risultati di questo progetto collaborativo erano attesi entro la fine del 2021 e in Francia l’attenzione si è concentrata su un piccolo fiume, l’Albarine, che scorre nel sud-est  e ha la sua sorgente vicino a Brénod, ai piedi delle montagne del Giura. L’Albarine scorre per quasi 60 chilometri prima che le sue acque cristalline si uniscano alll’Ain a nord-est di Lione. Ma durante il corso l’Albarine va sempre più frequentemente in secca. Qualcosa che, con l’intensificarsi del riscaldamento globale, potrebbe accadere a sempre più corsi d’acqua.

Romain Sarremejane, dell’’institut national de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement (Inrae), ricorda su Horizon che «L’essiccazione è un evento e la siccità è un evento estremo. Dobbiamo capire l’essiccazione per capire la siccità. In futuro, il problema potrebbe essere che, in caso di grande siccità, perderemo tutti i rifugi dove le specie potrebbero sopravvivere durante un evento di essiccazione». Sarremejane fa parte del progetto di ricerca MetaDryNet, che sta valutando come l’essiccazione influisca sugli organismi nell’albarine e sulla loro capacità di consumare materia organica ricca di carbonio.

Come spiega Sarah Wild su Horizon, «Nelle sue sorgenti lussureggianti vicino a Brénod, molte foglie cadono nell’Albarine – e questa lettiera fornisce cibo e sostanze nutritive lungo la lunghezza del fiume». Sarremejane aggiunge: «Insetti e altre creature li sgranocchiano e, a poco a poco si decompongono, mentre scendono a valle e poi sono particelle molto piccole che finiscono in mare. Ma quando c’è essiccazione ovunque nella rete, queste foglie che si accumulano nel letto asciutto del fiume e non vengono lavorate». Un accumulo di foglie che uò significare la fame per le creature che vivono a valle, mentreil fiume elabora meno carbonio.

Sarremejane e il suo team studiano cosa succede nelle zone aride dell’Albarine. Hanno campionato 20 siti, ciascuno lungo circa 100 metri, per vedere quanta materia organica passava, quanto velocemente si è decomposta, quanto carbonio e metano è stato emesso da ciascun sito e quale sia la diversità di invertebrati, batteri e funghi presenti. La metà dei siti studiati si trovava in aree dove il fiume a volte scorre in secca e il resto era in luoghi in cui il fiume scorre tutto l’anno.

Dato che sempre più aree rimangono asciutte più a lungo, questo potrebbe anche compromettere la capacità delle creature che vivono nel letto dell’Albarine di spostarsi lungo il fiume, il che, alla fine, potrebbe portare a una diminuzione della biodiversità e all’estinzione di molte specie.

Sarremejane evidenzia che «Circa il 60% dei fiumi nel mondo sono intermittenti e tale percentuale  è destinata a salire. Molti di questi corsi d’acqua di solito scorrono da 6 a 8 mesi all’anno e poi si prosciugano durante l’estate. Questa intermittenza sta diventando sempre più comune e si estende nel tempo e nello spazio. Se le zone aride di un fiume aumentano e si espandono per periodi di tempo più lunghi, anche queste oasi fluviali, dove l’essiccazione altera la vita, possono scomparire. C’è un grosso punto di svolta in cui potremmo perdere molta diversità».

In futuro, la ricerca dell’Inrae si concentrerà su come gli eventi meteorologici estremi influenzano le comunità di questi organismi e la loro diversità nei fiumi europei e se è possibile quantificare questi punti critici.

La Wild  evidenzia un altro problema dovuto al cambiamento climatico: «Nonostante tutte le difficoltà provocate dalla siccità, la pioggia stessa pone delle sfide. Quando nelle aree colpite dalla siccità alla fine piove, la pioggia tende a essere più pesante e più difficile da assorbire, causando inondazioni, uno degli effetti più catastrofici del cambiamento climatico nelle città europee».

Benjamin Renard, ricercatore principale del progetto Hydrologic Extremes at the Global Scale (HEGS), sta cercando di capire cosa significhino le grandi precipitazion i estreme  per i sistemi fluviali e se questo porti a più inondazioni. Secondo l’European Environment Agency (EEA), le inondazioni fluviali sono tra gli eventi climatici estremi più dannosi in Europa e, se le emissioni di CO2 continuano ad aumentare, il cambiamento climatico potrebbe triplicare i danni diretti causati dalle inondazioni fluviali.

Nelle città, più pioggia porta ad allagamenti nelle strade, ma con i fiumi non è così semplice. Renard conclude: «Abbiamo  bacini fluviali, che agiscono come un forte filtro e potrebbero succedere moltissime cose. Le inondazioni non sono una traduzione diretta di ciò che sta accadendo in termini di precipitazioni». Il suo team ha creato un quadro statistico per valutare la probabilità di inondazioni fluviali in un’area che, utilizzando i dati degli ultimi 100 anni di circa 2 000 pluviometri e stazioni idrometriche, che misurano la portata del fiume, può determinare la probabilità di un’inondazione in una determinata regione. Renard conferma: «Il set di dati che utilizziamo sia per le precipitazioni che per le inondazioni provengono da ogni singolo continente tranne l’Antartide e collega le variabili climatiche – come la temperatura, la pressione atmosferica e la velocità del vento – alla probabilità di eventi meteorologici estremi, tra i quali forti precipitazioni o inondazioni. Infatti, abbiamo confermatoche le precipitazioni stavano diventando più intense in tutto il mondo, ma per le inondazioni il segnale è molto più complicato. Ci sono alcune aree geografiche in cui non si vedono molti cambiamenti, alcune aree in cui si vedono inondazioni in aumento e altre in cui si osserva una diminuzione delle inondazioni. Prevediamo di utilizzare il framework per le previsioni stagionali o anche per diversi eventi meteorologici estremi Non c’è nulla nel quadro che sia specifico per le inondazioni. I ricercatori potrebbero configurare il quadro per altri eventi come ondate di calore, siccità e incendi. In ogni caso, il suo utilizzo per le previsioni stagionali farebbe parte di un utile sistema di allerta precoce. Ciò consentirebbe alle persone di prepararsi, ad esempio, alle inondazioni dei fiumi vicini e contribuirebbe a prevenire la perdita di vite umane e la distruzione di proprietà».