La berta striata che ha cavalcato il tifone

Un uccello marino ha girato per 11 ore nel tifone Faxai percorrendo oltre 1.600 miglia

[27 Ottobre 2023]

Il nuovo studio “Swirling flight of a seabird caught in a huge typhoon high over mainland Japan”, pubblicato su Ecology della Ecological Society of America da Kozue Shiomi, un ornitologa dell’università di Tohoku esperta di avifauna marina, suggerisce che «Condizioni meteorologiche sempre più severe, causate dai cambiamenti climatici, potrebbero spingere gli uccelli marini oceanici ai loro limiti».

Infatti, come parte di uno studio sul comportamento delle specie che si spostano, nell’agosto 2019 la Shiomi ha applicato bio-logger GPS a 14 berte striate (Calonectris leucomelas) adulte di una colonia nidificante a Mikurajima, una piccola isola vicino a Tokyo. Nel settembre dello stesso anno, il tifone Faxai, una tempesta eccezionalmente potente, si è abbattuto sul Giappone sudorientale causando notevoli danni sulla terraferma. Ma il tifone, con una velocità del vento vicina ai 200 km orari, ha anche fornito agli scienziati una rara visione della capacità degli uccelli marini di resistere a condizioni di tempesta estreme che potrebbero dover affrontare sempre di più nei climi futuri.

L’analisi dei dati di tracciamento successivi al passaggio del tifone Faxai ha rivelato che, «Mentre la maggior parte delle berte taggate sembravano non essere state colpite dalla tempesta o erano riuscite a aggirarla, un maschio non era stato così fortunato. Nel corso delle 11 ore durante le quali questa berta maggiore è stata monitorata, ha completato 5 giri circolari completi di 50 – 80 km di diametro ciascuno ed è stata trasportata per una distanza totale di 1.146 km».

In condizioni normali, le berte striate volano solitamente a velocità di 10 – 60 km/ora e ad altitudini inferiori a 100 metri, e rimangono in mare; invece, i dati di tracciamento indicavano che «L’uccello catturato dalla tempesta aveva raggiunto una velocità di 90 – 170 km/h, si era innalzato fino a un’altitudine di 4.700 metri ed era stato trasportato sul Giappone continentale prima che il tifone ritornasse nell’Oceano Pacifico».

Anche se non si sa con certezza, è possibile che la berta non sia riuscita a scappare dal tifone ma abbia invece scelto di cavalcarlo finché la tempesta non si è spostata sull’oceano.

La Ecological Society of America ricorda che «Come la maggior parte degli uccelli adattati alla vita in mare, le berte striate volano tipicamente ad altitudini molto basse, una strategia di volo efficiente sull’oceano aperto che le espone anche a un rischio maggiore di collisioni con edifici, linee elettriche e veicoli quando sono sulla terra. Inoltre, sulla terraferma sono goffe e, se costrette ad atterrare, hanno difficoltà a decollare, rendendole altamente vulnerabili alla predazione».

Gli uccelli pelagici ricorrono ad una vasta gamma di tattiche per evitare di essere catturati dalle grandi tempeste. Le sule dai piedi rossi e le grandi fregate, ad esempio, spesso prendono il volo e salgono ad alta quota, dove aspettano che le tempeste di passino sotto di loro, mentre i pellicani bruni orientali restano semplicemente a terra finché le condizioni meteorologiche non migliorano. Altre specie scelgono di restare nell’occhio del ciclone, dove i venti sono più calmi.

Ma poiché le temperature più calde dell’aria e delle acque superficiali intensificano le tempeste nei bacini oceanici del mondo, crescono gli interrogativi sulla capacità degli uccelli oceanici di sopportare le potenti tempeste che si prevede diventeranno un evento sempre più comune. La Shiomi conclude: «Una migliore comprensione di come gli uccelli oceanici affrontano condizioni meteorologiche estreme fornirà informazioni essenziali sulla risposta – e sulla resilienza – degli uccelli marini alle condizioni ambientali sempre più avverse previste nei climi futuri».